Cosa pensava Di Maio del deficit al 2,4%
«Scendere sotto il 2,4 per cento oggi significa non fare quota 100 per superare la Fornero e non fare il reddito di cittadinanza»
Dopo settimane di accuse e tensioni nella trattativa sulla legge di bilancio, ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha proposto al presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker di ridurre il rapporto tra deficit e PIL dal 2,4 deciso e annunciato dal governo – tra grandi festeggiamenti – al 2,04 per cento, avvicinandosi moltissimo all’1,9 per cento che aveva chiesto la stessa Commissione all’inizio del negoziato.
Questo cambierà molto i piani del governo, ma Conte ha detto invece che “Reddito di cittadinanza e quota 100 partiranno nei tempi previsti” e che “le misure entreranno in vigore come preannunciato”. Eppure lo scorso 20 ottobre Luigi Di Maio – capo del M5S, vicepresidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo economico – aveva risposto così a chi chiedeva se il governo avrebbe cambiato idea sul non scendere sotto il 2,4 per cento:
«Credo di parlare a nome di tutto il governo dicendo che smentisco qualsiasi tipo di ripensamento sul 2,4 per cento, perché scendere sotto il 2,4 per cento oggi significa non fare quota 100 per superare la Fornero e non fare il reddito di cittadinanza, non rimborsare i truffati delle banche»
Per mesi sia Movimento 5 Stelle che Lega hanno assicurato infatti che non ci sarebbe stato alcun cedimento alle richieste della Commissione Europea, e che il deficit al 2,4 per cento del PIL sarebbe stato essenziale per finanziare le due grandi promesse di Lega e M5S, il “reddito di cittadinanza” e la “quota 100” (che, ricordiamo, comunque non faranno parte della legge di bilancio e non sono ancora state messe per iscritto). Passare dal 2,4 per cento di deficit al 2,04 significa che il governo spenderà nel corso del 2019 6,4 miliardi di euro in meno rispetto a quanto precedentemente stabilito.
• Cosa significa la riduzione del deficit, e perché il governo ha ceduto?