C’è un compromesso sulla manovra

Il governo ha promesso all'Europa di abbassare il deficit dal 2,4 al 2,04: cosa significa? Sarà abbastanza? E da dove prenderanno i soldi?

(EPA/OLIVIER HOSLET)
(EPA/OLIVIER HOSLET)

Un passo importante nelle trattative sulla manovra economica tra Italia e Commissione Europea è stato fatto mercoledì pomeriggio a Bruxelles, quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha proposto di tagliare il deficit dal 2,4 per cento deciso alla fine dello scorso settembre al 2,04 per cento del PIL. Fonti della Commissione hanno detto che si tratta di un progresso importante, mentre lo stesso Conte, tornato in serata in Italia per consultarsi con Matteo Salvini e Luigi Di Maio, ha detto di essere molto soddisfatto dell’accordo.

Ora sta alle autorità europee decidere come accogliere l’apertura dell’Italia. Come ha scritto l’agenzia di stampa Bloomberg: «La palla ora è nella metà campo della Commissione». Nel frattempo lo spread tra titoli di stato italiani e tedeschi è sceso a 265 punti base, il livello più basso da sei mesi.

Cosa significa la riduzione del deficit?
Passare dal 2,4 al 2,04 per cento del PIL significa che il governo spenderà nel corso del 2019 6,4 miliardi di euro in meno rispetto a quanto precedentemente stabilito. Il governo non ha ancora comunicato ufficialmente come troverà queste risorse, ma i giornali di oggi sono pieni di ipotesi e indiscrezioni. Secondo Repubblica, il governo intende recuperare 2,2 miliardi dalla revisione della spesa e da nuove entrate (ad esempio le famose dismissioni di immobili pubblici), mentre il grosso del taglio, 4,2 miliardi, dovrebbe arrivare dalla riduzione dei 16 miliardi di euro stanziati per finanziare le due misure simbolo della manovra, il “reddito di cittadinanza” e la “quota 100” (che, ricordiamo, non sono ancora state messe per iscritto, ma sono solo progetti non dettagliati).

Questo taglio dovrebbe essere ottenuto spostando più avanti nel 2019 il momento in cui queste due misure entreranno in vigore e riducendo il numero di persone che avranno diritto ad accedervi. Ad esempio, si parla di far scattare quota 100 per i dipendenti pubblici soltanto a partire da ottobre 2019 (invece che dal primo gennaio), mentre pare che il reddito di cittadinanza avrà forti limitazioni per chi ha una casa di proprietà, e denaro sul conto in banca. Al momento, comunque, non ci sono informazioni certe ma solo indiscrezioni. I dettagli su come saranno recuperate queste risorse saranno probabilmente oggetto di trattative tra le forze di maggioranza nei prossimi giorni.

Perché il governo ha ceduto?
Dopo settimane trascorse ad assicurare che non ci sarebbe stato alcun cedimento alle richieste della Commissione Europea, il governo è sembrato cambiare di colpo idea. Né Salvini, né Di Maio, né Conte hanno fornito spiegazioni credibili per questa inversione di marcia. Le ragioni però sembrano abbastanza chiare e sono state confermate anche da altri esponenti del governo (il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti è stato tra i più espliciti su questi argomenti).

Il problema sembra essere che nel suo scontro con la Commissione Europea l’Italia si è trovata completamente isolata. Persino i capi di governo che l’attuale maggioranza considera alleati (come quelli di Austria ed Ungheria) hanno chiesto pubblicamente che l’Italia venisse punita se non si fosse arrivati a un compromesso con la Commissione. L’ipotesi dell’apertura di una procedura di infrazione in tempi relativamente brevi è quindi divenuta molto concreta.

Il fatto che l’Italia sia stata messa al centro dell’attenzione europea per via del suo scontro solitario con la Commissione ha inevitabilmente messo in agitazione i mercati, spingendo molti investitori internazionali a vendere i loro titoli di debito pubblico italiano contribuendo così a un forte rialzo dello spread, che nei momenti di maggiore tensione è arrivato a 320 punti base. L’aumento dello spread ha una serie di effetti negativi per l’economia italiana, tra cui uno di quelli con le conseguenze più immediate è l’erosione dei capitali delle banche. La preoccupazione di dover pagare cifre sempre più alte in interessi sul debito e il timore di essere costretti a spendere miliardi di euro per salvare banche in crisi hanno probabilmente convinto il governo e la maggioranza a proporre la riduzione del deficit di questi giorni.