Il Bayern Monaco è a un bivio
L'inossidabile squadra di calcio bavarese sta avendo una stagione deludente e va incontro a una delicata rifondazione
Mentre nel calcio italiano il dominio della Juventus in campionato prosegue da otto anni – e l’impressione è che possa arrivare fino al decennio – in Europa un altro storico dominio calcistico potrebbe invece finire a breve. Arrivati a metà stagione, il Bayern Monaco – vincitore degli ultimi sei campionati tedeschi – ha nove punti in meno del Borussia Dortmund, capolista ancora imbattuta della Bundesliga. La stagione è ancora lunga, ma per quello che si è visto finora sembra che il Borussia – tornato fra le migliori squadre europee dopo anni di ricostruzione – possa tornare a vincere un titolo nazionale che le manca dal 2012.
Il calo del Bayern Monaco, la squadra più ricca e vincente del campionato tedesco, è rilevante perché non riguarda solo la sua parte sportiva, ma anche la parte gestionale, quella che negli ultimi decenni ha ulteriormente rafforzato una società ricca e redditizia come poche altre al mondo. Il Bayern del presidente Uli Hoeness e di Arjen Robben e Franck Ribery sta per finire.
Da Ancelotti a Niko Kovac
All’inizio di dicembre Carlo Ancelotti, attuale allenatore del Napoli, è stato intervistato per la Gazzetta dello Sport da Walter Veltroni, con il quale ha parlato anche del Bayern Monaco, avendolo allenato dal 2016 al 2017. Ancelotti ha raccontato brevemente le cause del suo esonero, mai del tutto chiarite: «L’unica esperienza amara nella mia carriera è stata il Bayern. Lì è stato uno scontro di filosofie. La società non aveva intenzione di modificare la sua struttura e la sua filosofia di lavoro. Si rifiutava di promuovere un cambio generazionale dei giocatori, cosa che ora sta facendo». In poco più di una stagione Ancelotti vinse il campionato tedesco e arrivò ai quarti di finale di Champions League, dove fu eliminato dal Real Madrid. Venne esonerato nelle prime settimane della stagione 2017/18 dopo risultati negativi causati a quanto pare dai cattivi rapporti fra giocatori, dirigenza e staff tecnico.
Per sostituire Ancelotti, nella scorsa stagione il Bayern ha richiamato il settantaduenne Jupp Heynckes, l’ultimo a vincere una Champions League con la squadra, nella stagione 2012/13. Nonostante fossero passate ben cinque stagioni, Heynckes si era ritrovato in rosa ben sette titolari della finale vinta nel 2013, un segnale del mancato rinnovamento della rosa. Insieme sono riusciti comunque a vincere nuovamente il campionato: dopodiché, come previsto, Heynckes ha lasciato l’incarico, che aveva assunto per necessità nonostante avesse smesso da tempo di allenare.
A fine campionato la dirigenza ha ingaggiato il croato Niko Kovac dall’Eintracht Francoforte, un allenatore promettente e con una certa esperienza ma non fra quelli considerati di prima fascia in Europa. La scelta che ha lasciato più perplessi, però, è stata quella di non fare mercato. Gli unici movimenti in squadra sono stati l’ingaggio a parametro zero del centrocampista Leon Goretzka e il ritorno dal prestito del giovane esterno offensivo Serge Gnabry.
Alcuni giocatori avevano espresso poi la loro intenzione di lasciare Monaco, tra i quali Robert Lewandowski, uno dei più forti centravanti in attività, e il difensore Jerome Boateng, interessato a un’offerta proveniente dal Paris Saint-Germain. La dirigenza è riuscita a trattenerli, ma l’inizio di stagione con Kovac è stato comunque complicato. Nelle prime partite di campionato la squadra è sembrata poco brillante e l’impressione è stata confermata successivamente dalle nette sconfitte subite in campionato contro Hertha Berlino (0-2) e Borussia Monchengladbach (o-3). A ottobre la squadra si è ristabilita e ha recuperato dei punti, ma a novembre ha avuto una ricaduta e per tre turni di campionato non è più riuscita a vincere: in uno di questi ha perso il “classico” contro il Dortmund, che in questo modo ha aumentato il suo vantaggio in classifica.
Le risposte della dirigenza
Nell’ultimo mese l’olandese Arjen Robben e il francese Franck Ribery, due dei giocatori più rappresentativi e anziani del Bayern Monaco, hanno annunciato la fine della loro esperienza nel club. Robben ha 34 anni e ha detto che ha intenzione di ritirarsi a fine stagione, anche se ultimamente ne ha riparlato con toni più indecisi. Ribery di anni ne ha 35 e ha confermato che non rinnoverà il contratto in scadenza a giugno. Oltre a loro, anche il trequartista colombiano James Rodriguez, la cui esperienza al Bayern non è stata positiva, per infortuni e scarso utilizzo, lascerà presto la Baviera. Fra gli altri giocatori titolari, inoltre, si contano attualmente nove trentenni, alcuni dei quali Ancelotti aveva provato a suo tempo a rimpiazzare, trovando però una diffusa opposizione.
Il Bayern si trova quindi in procinto di un delicato quanto repentino ricambio generazionale, che potrà durare anche alcune stagioni e comporterà inevitabilmente dei cali nel rendimento. L’inizio della rifondazione è stato rinviato troppo a lungo e ora non può più essere rimandato.
La dirigenza è stata inevitabilmente chiamata in causa più volte per rispondere alle incertezze dei soci. Va ricordato infatti che la quota di maggioranza all’interno di ogni club tedesco è riservata ai soci – quindi sostenitori che pagano una quota annuale – e questo proibisce di intestare la maggioranza societaria a un unico soggetto. Questa formula vale per tutte le squadre di prima e seconda divisione, Bayern compreso, ed è considerata uno dei motivi della nota solidità economica del campionato tedesco, l’unico fra i maggiori d’Europa ad avere ancora pochissime squadre di proprietà straniera.
Il presidente Uli Hoeness – condannato nel 2014 a tre anni e mezzo di carcere per evasione fiscale – e il direttore amministrativo Karl-Heinz Rummenigge, ex giocatore dell’Inter, hanno ammesso che è stato un errore non operare nel mercato estivo, e hanno garantito che la società è pronta a investire molto per la rifondazione. A conferma di questo ci sono i conti del club, che continua a essere uno dei più redditizi d’Europa. L’ultimo bilancio, chiuso a novembre, ha registrato 657 milioni di euro di ricavi e un utile di quasi 30 milioni. La salute economica del club, tuttavia, è talmente consolidata che nemmeno il suo miglioramento servirà a tenere in piedi la presidenza di Hoeness.
#FCBayern have been boosted by strategic partnerships with 3 major German companies (Adidas, Allianz & Audi), who all have an 8.33% stake in the club with the other 75% owned by the fans. Dividends to these shareholders have steadily risen, though down from €16m to €12m in 2018 pic.twitter.com/hOTPlE0N8c
— Swiss Ramble (@SwissRamble) 5 dicembre 2018
Nell’ultima assemblea annuale dei soci, Hoeness si è reso conto di non avere più la forza di un tempo quando è stato contestato e insultato per un episodio non così significativo avvenuto di recente. Hoeness avrebbe revocato l’accesso a un’area privata dello stadio del Bayern, l’Allianz Arena, a Paul Breitner, storico ex giocatore della squadra, dopo la pubblicazione di un’intervista in cui quest’ultimo aveva criticato la conferenza stampa in cui Rummenigge, il direttore sportivo Hasan Salihamidzic e lo stesso Hoeness si erano lamentati del comportamento dei giornali nei confronti del club. Breitner aveva detto di essersi vergognato per loro e di aver temuto per la reputazione della società.
I soci non hanno gradito l’allontanamento di Breitner e, probabilmente mossi anche dal malcontento diffuso per la situazione della squadra, hanno contestato Hoeness durante l’assemblea ricordandogli che nessun membro della società, nemmeno il presidente, è più grande del club e della sua storia. Hoeness ha parlato della contestazione come di “un tentativo di offuscare la sua impeccabile reputazione di manager e presidente”, ma ha anche parlato di possibili stravolgimenti nell’organigramma societario. La sua carica è data ormai in scadenza e da tempo fra i soci si parla della possibilità di sostituirlo con l’ex portiere Oliver Kahn. Il contratto di Rummenigge come direttore amministrativo, invece, scade a giugno ma dovrebbe essere prolungato.
Per quanto riguarda la rifondazione della squadra, di recente il direttore sportivo Salihamidzic e lo stesso Rummenigge hanno confermato l’interesse per due giovani e molto promettenti giocatori olandesi dell’Ajax, il difensore Matthijs de Ligt e il centrocampista Frenkie de Jong, contesi anche da Barcellona e Manchester City. Il Bayern li ha affrontati nel suo girone di Champions League e sarebbe pronto a offrire complessivamente oltre 150 milioni di euro per averli entrambi dal prossimo anno. Il loro acquisto sarebbe il punto di partenza per la rifondazione.