Romania e Bulgaria provano a entrare nell’area Schengen, di nuovo
Lo chiedono da più di dieci anni, e forse qualcosa si sta muovendo
Stamattina il Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza l’ennesima risoluzione per chiedere al Consiglio dell’UE di estendere l’area Schengen – lo spazio di libera circolazione europea – anche a Bulgaria e Romania. È da sette anni che Bulgaria e Romania aspettano di entrare nell’area, cioè da quando la Commissione trovò che entrambi i paesi rispettavano tutte le condizioni necessarie per l’accesso già nel 2011. Il problema è che alcuni singoli stati ne bloccano l’accesso in sede di Consiglio dell’Unione Europea, l’organo che co-detiene il potere legislativo nell’UE e dove per molte questioni serve l’unanimità, citando i problemi di sicurezza generati dall’estesa corruzione in questi stati. In sostanza, non si fidano del fatto che Bulgaria e Romania possano controllare efficacemente le frontiere esterne dell’Unione. Qualcosa però si sta muovendo.
Bulgaria e Romania entrarono a far parte dell’Unione Europea l’1 gennaio 2007, ma così come Cipro e Croazia, non fanno ancora parte della area di libera circolazione a cui possono accedere tutti i cittadini UE. L’ingresso dei due paesi nello spazio di libera circolazione europea – cosa che permetterebbe di eliminare i controlli alle frontiere con gli stati dell’Unione, con grandi risparmi economici – è stato rinviato ripetutamente. Fra i paesi che più si sono attivati per bloccare l’accesso di Romania e Bulgaria, secondo Balkan Insight, ci sono i Paesi Bassi, la Germania, la Francia e la Finlandia, che hanno invocato le scarse riforme in materia di giustizia, la corruzione e i problemi dei due paesi con il crimine organizzato (nessuno dei quali però è uno dei criteri richiesti dai trattati per l’ingresso nell’area Schengen).
La risoluzione del Parlamento si basava sul rapporto preparato dal parlamentare bulgaro Sergei Stanišev, deputato del principale gruppo di centrosinistra nonché presidente del Partito socialista europeo, ed è stata approvata con 514 voti a favore su 751. «Da sette anni il Consiglio [dell’UE] viola le regole europee poiché non ha mai preso una decisione definitiva sull’adesione della Romania e della Bulgaria allo spazio Schengen» ha detto Stanišev durante il dibattito in un’aula semivuota la sera di lunedì 10 dicembre. Durante il dibattito in aula non era presente nessun rappresentante della presidenza del Consiglio, al momento detenuta dall’Austria, cosa che fa pensare che non abbia intenzione di occuparsi della questione durante il suo mandato, che scade a fine dicembre.
Nei primi sei mesi del 2019, però, il Consiglio sarà presieduto proprio dalla Romania. La presidenza del Consiglio dell’Unione Europea viene assegnata a turno a uno stato membro ogni sei mesi. Durante ciascun semestre presiede le riunioni tra i ministri dei paesi membri, e in sostanza ha un peso notevole nella creazione dell’agenda politica del Consiglio. Si pensa insomma che durante la sua presidenza la Romania possa richiedere un voto sull’estensione dell’area Schengen anche al proprio territorio, e magari a quello della Bulgaria.
Lo ha lasciato intendere anche il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker. Qualche giorno fa, al termine di un incontro bilaterale con la prima ministra romena Viorica Dăncilă per discutere del semestre di presidenza, Juncker ha detto di essere convinto che la Romania accederà a Schengen entro la fine del mandato dell’attuale Commissione Europea, che scade nell’autunno 2019. Juncker ha ribadito che entrambi i paesi rispettano tutti i criteri tecnici, che comprendono un efficace controllo delle frontiere terrestri, marittime e aeree, la cooperazione con le forze di polizia, e la protezione dei dati delle persone ammesse nel proprio territorio.
Gli europarlamentari rumeni e bulgari chiedono da tempo e con insistenza l’entrata dei loro paesi nell’area Schengen: le prime richieste risalgono al 2007, quando entrarono per la prima volta nel Parlamento Europeo. Tra le proposte avanzate in questi anni, di cui si è discusso molto in Parlamento, ci sarebbe anche quella di permettere ai due paesi un accesso parziale all’area, che comprenderebbe lo spazio aereo e quello marittimo ma non quello terrestre e la libera circolazione dei cittadini. Per i parlamentari dei due paesi, però, negare ulteriormente l’accesso pieno allo spazio di libera circolazione europea sarebbe come ammettere che «nell’Unione Europea esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B».
Non è chiaro se la Romania riuscirà nel suo intento. La situazione della Bulgaria è ancora più incerta: il Partito Popolare Europeo, il principale gruppo politico al Parlamento Europeo, ha detto che dovrebbe potervi accedere già dai primi mesi del 2019, ma la decisione finale non spetta al Parlamento. Fonti europee del quotidiano bulgaro Telegraf sostengono che i tecnici del Consiglio stanno pensando alla possibilità di eliminare i controlli solamente negli aeroporti bulgari.