I procuratori dell’inchiesta su Trump e la Russia hanno formalizzato delle nuove accuse
Venerdì la squadra del procuratore speciale Robert Mueller, che sta indagando sui presunti rapporti tra il comitato elettorale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la Russia, ha formalizzato delle nuove accuse. Nella prima, hanno sostenuto che, durante la campagna elettorale, un non meglio identificato “stretto collaboratore” di Trump parlò con un funzionario russo che offriva aiuto per conto del Cremlino e un incontro con il presidente russo Vladimir Putin. Nella seconda, i procuratori hanno sostenuto che Trump ordinò al suo ex avvocato Michael Cohen, che sta collaborando con le indagini, di pagare due donne – la modella Karen McDougal e l’attrice di film per adulti Stormy Daniels – che sostenevano di aver avuto una relazione con Trump, per metterle a tacere.
Cohen aveva già parlato dei pagamenti alle due donne, ma ora le sue accuse sono sostenute dalle indagini della squadra di Mueller, cioè dal dipartimento di Giustizia, che ha parlato di un diretto coinvolgimento del presidente. In un altro procedimento, separato, la squadra di Mueller ha accusato l’ex capo della campagna elettorale di Trump, Paul Manafort, di aver mentito sui suoi rapporti con un uomo che si sospetta facesse parte dell’intelligence russa.
Trump ha commentato le accuse dei procuratori sostenendo che lo «discolpano completamente»: è falso, e anzi sono rivelazioni che lasciano supporre che la squadra di Mueller abbia trovato delle prove che confermano le precedenti accuse di Cohen, aggravando la posizione di Trump, che potrebbe per questo essere accusato di aver violato le leggi sul finanziamento della campagna elettorale.