La Camera ha approvato una manovra che non è *la* manovra

Il testo della legge di Bilancio sul quale il governo ha chiesto la fiducia non vale niente, perché sarà completamente riscritto

(ANSA/GIUSEPPE LAMI)
(ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Tra venerdì e sabato la Camera dei deputati ha votato la fiducia sulla legge di Bilancio: solo che non era la legge di Bilancio di cui si parla da mesi, con dentro i provvedimenti sul cosiddetto “reddito di cittadinanza” e sulle pensioni, ma una sua versione provvisoria e praticamente senza valore, perché sarà quasi interamente riscritta prima del suo passaggio al Senato. Le ragioni di questa ulteriore proroga alla versione definitiva sono legate a un tentativo di andare incontro alle richieste dell’Unione Europea.

Più precisamente, venerdì il governo ha chiesto e ottenuto la fiducia sul primo articolo di un testo che contiene provvedimenti come il blocco dell’aumento dell’IVA (che è presente in ogni manovra), una forma di flat tax per liberi professionisti, vari rinnovi di bonus presenti nella manovra precedente (tra cui il bonus cultura per i 18enni) e altre misure secondarie rispetto a quelle che hanno occupato il dibattito politico nelle ultime settimane. Sabato la Camera ha approvato anche gli altri articoli del testo, dal 2 al 19.

Ma la manovra che è uscita dalla Camera sarà completamente cambiata dal governo con un maxi-emendamento prima che il testo arrivi al Senato, dove dovrà essere approvata prima di tornare per una seconda lettura alla Camera. Soprattutto, mancano le parti che riguardano il provvedimento impropriamente chiamato “reddito di cittadinanza” e quelle sulla cosiddetta “quota 100” per le pensioni, cioè le due cose su cui si è concentrata negli ultimi mesi la campagna elettorale dei partiti di governo, Movimento 5 Stelle e Lega.

I motivi di quest’assenza sono principalmente due. Il primo è che questi provvedimenti non esistono ancora: soprattutto per il reddito di cittadinanza, c’è grande confusione sulle modalità concrete con le quali sarà applicato, e gli annunci e le anticipazioni del governo al riguardo sono stati vaghi e talvolta contraddittori. Il secondo è che i più recenti sviluppi economici hanno fatto nascere l’ipotesi che una parte dei fondi riservati per i due provvedimenti, di circa 16 miliardi di euro complessivi, vada altrove. Più precisamente, potrebbero essere destinati alla riduzione del deficit, che il governo voleva inizialmente fissare al 2,4 per cento del PIL, ma che l’UE vorrebbe fosse abbassato sotto al 2 per cento.

Per farlo, secondo Repubblica, sarebbe necessario trovare 7 o 8 miliardi di euro, e l’ipotesi è di ricavarne 4-5 riducendo la portata delle misure della manovra, e 2-3 con nuove coperture. Lega e M5S sembrano disposti a posticipare o ridurre in parte i loro due provvedimenti principali, ma non c’è ancora accordo sull’entità dei tagli e questo è stato un motivo di scontro nelle ultime settimane, che secondo i giornali ha portato molto vicino alle dimissioni il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Il governo vorrebbe comunque evitare l’avviamento della procedura di infrazione preannunciata dall’UE, e per farlo dovrebbe probabilmente presentare il maxi-emendamento al Senato prima del 19 dicembre, giorno in cui si riunirà la Commissione Europea per decidere, tra le altre cose, cosa fare con l’Italia.