Il Movimento 5 Stelle dice che alzerà i fondi dell’università dello 0,5%
È un aumento trascurabile e inferiore a quelli degli anni scorsi, eppure festeggiano molto
Diversi esponenti del Movimento 5 Stelle stanno celebrando sui social network una disposizione della legge di bilancio che aumenta i fondi destinati alle università. La norma, inserita nel testo nel corso degli ultimi giorni, prevede un aumento di 40 milioni di euro per il finanziamento ordinario dell’università, 10 milioni di euro per il finanziamento degli altri enti di ricerca e altri dieci milioni per finanziare le borse di studio. L’annuncio è stato fatto dal ministro dell’istruzione Marco Bussetti ma è stato rapidamente ripreso con grande soddisfazione da numerosi dirigenti del Movimento 5 Stelle, come il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio e la senatrice Paola Taverna.
Con 60 milioni le #Università tornano a respirare. Nella #manovra sono previsti 40 milioni per i fondi agli atenei, 10 per le borse di studio e 10 per gli istituti di ricerca. Finalmente il Governo agisce e pone l'istruzione fra gli obiettivi principali. #avantitutta #5dicembre
— Paola Taverna (@PaolaTavernaM5S) December 5, 2018
Il problema di questi annunci è che celebra un aumento estremamente poco significativo. Nel 2017, per esempio, al fondo per il finanziamento ordinario erano stati assegnati 7,3 miliardi di euro. I 40 milioni sono quindi un incremento della dotazione pari allo 0,5 per cento. Non solo sono cifre piccole, ma non è una novità che la spesa per l’università venga aumentata di queste grandezze. Nel 2016, per esempio, il governo Renzi stabilì un aumento del fondo di 50 milioni per il 2017 e di 100 per il 2018. L’attuale governo ha aumentato gli stanziamenti per le borse di studio di 10 milioni di euro, ma nel 2017 il governo Gentiloni li aveva aumentati di 20 milioni (qui trovate raccolte tutte le variazioni dei fondi universitari avvenute negli ultimi anni).
Insomma, investimenti come questi non sono una novità e non cambieranno il fatto che l’Italia è uno dei paesi sviluppati che spende meno per finanziare l’università, appena lo 0,16 per cento del PIL, e produce ogni anno il numero di laureati più basso tra i grandi paesi europei (qui trovate tutti i dati raccolti da Eurostat). Per questa ragione proprio oggi sono in corso proteste di studenti e ricercatori in numerose università italiane: Milano, Roma, Napoli, Bari, Lecce, Palermo e Foggia. La richiesta formulata da sindacati e associazioni come Adi, Flc Cgil e Link è aumentare la dotazione di fondi di 1,5 miliardi di euro: 40 volte quanto promesso dell’attuale governo.