Le nuove violenze a Papua occidentale
Rischiano di essere le peggiori degli ultimi 50 anni nella provincia più indipendentista e povera dell'Indonesia
Domenica un gruppo indipendentista di Papua occidentale, una delle province più povere dell’Indonesia, ha ucciso almeno 16 persone in un attacco su cui le autorità hanno diffuso per ora poche informazioni. L’esercito indonesiano ha detto giovedì di avere recuperato 16 corpi nell’area del distretto di Nduga, a est della città di Timika, ma media locali parlano di almeno 31 morti. L’attacco è stato rivendicato dall’Esercito di liberazione nazionale di Papua occidentale (TPNPB), che ha detto di avere ucciso solo membri dell’esercito indonesiano. Secondo una ricostruzione delle autorità indonesiane, però, tra i morti ci sarebbero anche alcuni civili: se fosse confermata la notizia, quelle di domenica sarebbero le peggiori violenze degli ultimi 50 anni di conflitto tra gruppi indipendentisti di Papua occidentale e governo indonesiano.
Le informazioni sull’attacco di domenica sono ancora piuttosto confuse. Benny Wenda, capo in esilio del Movimento unito per la liberazione di Papua occidentale (ULMWP), altro gruppo indipendentista, ha detto che è difficile sapere cosa sia successo esattamente a Nduga, anche per l’assenza di organi di stampa e personale di organizzazioni non governative e per la difesa dei diritti umani. Wenda ha detto al Guardian di diffidare della ricostruzione delle autorità indonesiane, che più volte in passato hanno «creato violenze» per giustificare un aumento della presenza militare nella provincia. Wenda ha aggiunto inoltre non essere in grado di controllare le decisioni del TPNPB, ma ha aggiunto di non volere altre violenze: l’obiettivo del suo gruppo, infatti, è quello di tenere un referendum sull’indipendenza di Papua occidentale.
Oltre a rivendicare l’attacco, il TPNPB ha detto che l’esercito indonesiano ha iniziato una ritorsione militare contro i miliziani indipendentisti di Papua occidentale, per esempio sganciando bombe sulle aree dove la presenza del gruppo è più forte. Per il momento non si hanno informazioni su eventuali morti e feriti per queste ritorsioni.
L’Indonesia ha da anni un problema con l’indipendentismo nella provincia di Papua occidentale, che non va confusa con la Papua Nuova Guinea, che è uno stato indipendente. Nella provincia negli ultimi anni decine di persone sono state arrestate con l’accusa di tradimento e di voler rovesciare il governo, perché sostenitrici di idee indipendentiste. Il governo centrale di Giacarta ha provato a reprimere le spinte indipendentiste usando sistemi molto criticati dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani – arresti arbitrari, uccisioni extragiudiziali, corruzione di funzionari pubblici, brogli elettorali e abusi di potere di poliziotti e soldati – senza però riuscire a eliminare quello che considera un enorme problema. Con il tempo la situazione si è normalizzata ma le tensioni non si sono risolte. Lo scorso anno, per esempio, circa il 70 per cento della popolazione della provincia ha firmato una petizione per chiedere all’ONU di appoggiare una votazione libera sull’indipendenza – proposta che però l’ONU ha rifiutato.