Se volete chiamare col vostro nome una nuova specie, vi basta vincere un’asta
Un'organizzazione ambientalista intende così raccogliere fondi per proteggerle, ma non tutti sono d'accordo
Sabato 8 dicembre Rainforest Trust, un’organizzazione senza scopo di lucro che si occupa della conservazione dell’ambiente, chiuderà l’asta che ha organizzato per vendere ai migliori offerenti il diritto di nominare 12 nuove specie animali e vegetali, da poco scoperte nel Sudamerica. I migliori offerenti potranno scegliere il nome scientifico di alcuni anfibi e orchidee, che sarà mantenuto per sempre nei registri per la catalogazione delle specie. L’iniziativa ha attirato molto interesse perché se da un lato consentirà a Rainforest Trust di avere fondi per tutelare le nuove specie, dall’altro potrebbe influenzare negativamente il sistema di nomenclatura degli esseri viventi alla base di molte ricerche scientifiche.
L’asta per nominare le nuove specie è iniziata lo scorso novembre, con una base di partenza di 10mila dollari per ogni nuovo animale e pianta. Le specie interessate sono: quattro rane, quattro orchidee, una formica, un topo, un anfibio che assomiglia a un verme e una salamandra. Sono state scoperte negli ultimi tempi da diversi ricercatori in Ecuador, Colombia e Panama e sono in attesa di ricevere un nome. Di solito il privilegio di sceglierne uno spetta agli autori della scoperta, ma nulla vieta che la possibilità sia estesa ad altri, anche commercialmente.
Quella che termina sabato non è la prima asta di questo genere: in passato ce ne sono state diverse, soprattutto a partire dai primi anni Novanta. Già all’epoca diversi ricercatori espressero il loro disappunto per una pratica che rendeva di fatto commerciale un’attività scientifica, preoccupati inoltre che potessero approfittarsene le grandi aziende per farsi pubblicità in modi creativi a scapito della ricerca.
Paul Salaman, il CEO di Rainforest Trust, è consapevole di questi rischi e delle polemiche che si portano dietro le aste per nominare le nuove specie, ma sostiene che non ci sia nulla di male. Al New York Times ha spiegato: “Il nome in sé non significa nulla. La cosa importante è avere fondi per salvare le specie”. L’asta servirà a raccogliere denaro per istituire aree protette per le specie da poco scoperte, in modo da garantirne la sopravvivenza.
La scelta di Rainforest Trust ha però raccolto critiche, e non solo perché c’è il rischio di avere nomi commerciali nei registri delle specie. In iniziative come queste le specie con maggiori attrattive ottengono più attenzioni e offerte, mentre altre meno interessanti non consentono di rimediare molti fondi. Con l’asta che termina sabato potrebbe accadere qualcosa di analogo, con le attenzioni che si concentreranno sulle rane variopinte rispetto a un anfibio che sembra un verme. Eppure tra i nuovi scoperti è proprio quest’ultimo a essere una specie più a rischio di altre.
Altre critiche sono rivolte a un approccio che viene definito “colonialista” da parte degli occidentali, che finiscono per imporre nomi molto distanti da quelli delle culture locali. Gli organizzatori dell’asta non sono d’accordo e ricordano che, storicamente, qualcosa di analogo avvenne già in passato e inevitabilmente, considerato che la maggior parte dei primi scienziati a utilizzare l’attuale sistema di catalogazione furono occidentali.
Per classificare gli esseri viventi in diversi livelli gerarchici, nel corso del tempo si è imposta la cosiddetta “tassonomia di Linneo”, che deve il suo nome al naturalista svedese Carl Nilsson Linnaeus. Introdusse un modo più ordinato di utilizzo di una nomenclatura binomiale che, come suggerisce il termine, prevede l’impiego di due nomi per indicare il nome scientifico di una specie: il nome del genere cui appartiene la specie seguito da un nome caratterizzante, che distingue quella specie dalle altre appartenenti a quel genere. Quindi il nome Escherichia coli indica con Escherichia il genere e con coli l’epiteto che consente di distinguerne la specie.
Pur utilizzando con rigore la tassonomia linneana, negli anni molti scienziati si sono presi qualche libertà nel nominare le nuove specie, ricorrendo a giochi di parole oppure a piccole vendette. Linneo non fu da meno: nominò un’erba dall’odore sgradevole e pungente in onore di Johann Siegesbeck, un botanico tedesco con cui era spesso in competizione. Un altro esempio, che si fa spesso sull’uso creativo dei nomi non invecchiato benissimo, è quello di un entomologo croato che negli anni Trenta nominò una nuova specie di coleottero Anophthalmus hitleri in onore dell’allora cancelliere della Germania, Adolf Hitler.
La Commissione Internazionale di nomenclatura zoologica (ICZN) si occupa di coordinare e vigilare sull’assegnazione dei nuovi nomi per le specie, che devono seguire il Codice internazionale di nomenclatura zoologica. Di solito quando un ricercatore scopre una nuova specie scrive una ricerca, che viene poi pubblicata su una rivista scientifica, previa la verifica delle sue affermazioni, da parte di altri scienziati. Riconosciuta l’effettiva esistenza di una nuova specie, il ricercatore ha poi la facoltà di assegnare un nuovo nome, seguendo le regole della tassonomia binomiale.
Si stima che sul nostro pianeta ci siano ancora milioni di specie da scoprire e che molte saranno probabilmente estinte prima ancora di essere state scoperte. La scoperta di nuove specie avviene costantemente, anche se in alcuni casi porta a errori e sovrapposizioni, con la periodica necessità di mettere ordine nei registri.