Anche in Canada si discute di armi
Il Canada è uno dei paesi con più armi da fuoco e una recente proposta per aumentare i controlli ha prodotto un dibattito che potrebbe condizionare la prossima campagna elettorale
Di solito non si pensa al Canada come a un posto particolarmente violento: si immagina una società pacifica, molto diversa per esempio da quella statunitense, nella quale si discute spesso della diffusione delle armi da fuoco a causa delle frequenti sparatorie e stragi. Il Canada, però, è uno dei paesi con la più alta percentuale al mondo di civili che possiedono armi da fuoco e negli ultimi anni i tassi di criminalità nelle grandi città sono aumentati molto. Il prossimo ottobre in Canada ci saranno le elezioni per rinnovare il parlamento federale: come ha scritto l’Economist in un editoriale, è molto probabile che il tema della vendita e del possesso delle armi da fuoco sarà uno dei più importanti e centrali della campagna elettorale.
I canadesi, a differenza degli statunitensi, non hanno un diritto sancito dalla Costituzione di possedere armi; la vendita e il possesso di armi da fuoco, pur permessi, sono strettamente regolati. Chi vuole comprare un’arma deve prima sottoporsi a una serie di controlli, frequentare corsi sulla sicurezza e ottenere un permesso separato per il porto d’armi. È un processo che può durare mesi. Giustificare il possesso di un’arma da fuoco per l’autodifesa è permesso solo nel caso in cui sia possibile dimostrare che la polizia non è in grado di difendere chi la compra e i permessi di questo tipo sono pochissimi.
Nonostante queste regole piuttosto severe, in Canada ci sono 34,7 armi ogni cento abitanti: poco più di un terzo della popolazione, 36 milioni di persone. Il numero è molto inferiore rispetto a quello degli Stati Uniti, dove il tasso è di 120,5 armi ogni cento persone, ma è comunque tra i più alti nel mondo. In Italia, per esempio, ogni cento persone ci sono solo 14,4 armi da fuoco. In tutto in Canada ci sono dunque più di 12,7 milioni di armi in mano a civili, e il Canada è al sesto posto tra i paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) per il numero di morti per arma da fuoco.
Quest’anno a Toronto ci sono stati 90 omicidi legati all’uso di armi da fuoco (per fare un confronto: nel 2017 a Milano – la cui popolazione è la metà di quella di Toronto – nel 2017 ci sono stati 8 omicidi) e in seguito all’attentato dello scorso luglio a Toronto, dove sono morte una donna di 18 anni e una bambina di 10 e 13 persone sono state ferite, il sindaco della città ha chiesto al governo federale di vietare la vendita di pistole nei centri urbani e di rendere fuorilegge la vendita di munizioni.
Il primo ministro progressista Justin Trudeau ha affidato al ministro per la Sicurezza dei confini e la riduzione del crimine organizzato Bill Blair di studiare una legge per vietarle e il Parlamento sta discutendo un progetto di legge, il C-71, che dovrebbe rendere più severi i controlli su chi compra armi da fuoco e migliorare i registri di chi le possiede. La legge, però, è molto contestata da chi pensa che abbia solo uno scopo propagandistico e che non farà molto per limitare il problema della violenza, in parte legato alle armi ottenute illegalmente che arrivano dagli Stati Uniti.
Inoltre, molti canadesi che vivono lontano dalle città, e per cui il possesso delle armi è un’esigenza con ragioni molto concrete (come scacciare animali pericolosi), sono contrari alla legge. Per loro, il dibattito degli ultimi mesi ha portato a una sorta di criminalizzazione di chiunque possegga un’arma, anche se di fatto le misure in discussione non riguarderebbero la vendita di fucili da caccia per chi vive fuori dalle città. È un problema che riguarda anche lo stesso partito liberale di Trudeau, che si è diviso al suo interno tra i deputati eletti nelle città e nelle zone rurali.
Il disegno di legge preparato dal ministro Blair per vietare pistole e fucili d’assalto sarà pronto probabilmente per l’inizio del prossimo anno quando dovrà essere discusso dal Parlamento. Per ora i liberali sono in vantaggio: un sondaggio dell’anno scorso aveva scoperto che la maggioranza dei canadesi è favorevole a un divieto delle pistole nelle grandi città. Anche Justin Trudeau, che spera di essere rieletto per un secondo mandato, lo è.