È l’ultima occasione per appassionarsi ai sorprendenti Mondiali di scacchi
Dopo una finale equilibratissima fatta di 12 pareggi, oggi Carlsen e Caruana si sfidano in una serie di partite rapide che decideranno il campione
Alle 16 di mercoledì, a Londra, ci sarà la finale dei Mondiali di scacchi: una finale che, se siete stati attenti, va avanti da diversi giorni senza che si riesca a decidere un vincitore. Questa volta però sarà diverso: dopo 12 partite finite in parità, durate in tutto 48 ore e fatte di 630 mosse, i due scacchisti Magnus Carlsen e Fabiano Caruana si affronteranno in una serie di mini-partite che, in teoria, dovrebbero rendere più semplice arrivare a un risultato definitivo.
È la prima volta nei 132 anni di storia dei Mondiali di scacchi che non si arriva a un vincitore in nessuna delle partite tradizionali. Ed è anche la prima volta dal 1990 che si sfidano il numero 1 del ranking (Carlsen) e il numero 2 (Caruana): allora furono i russi Garry Kasparov e Anatoly Karpov, le cui partite segnarono un decennio nella disciplina. Per queste caratteristiche, i Mondiali di scacchi del 2018 hanno ricevuto attenzioni mediatiche molto superiori alla media. Carlsen, 27 anni e norvegese, arriva da tre vittorie consecutive ai Mondiali, mentre Caruana, 26enne e italo-americano, è alla sua prima finale. I due si spartiranno un milione di euro: il 55 per cento al vincitore, il 45 per cento allo sconfitto.
L’ultima fase della finale si svolgerà così: ci saranno quattro partite da 25 minuti, con 10 secondi in più dopo ogni mossa. Se anche queste partite, dette di “gioco rapido”, finiranno in parità, o se Carlsen e Caruana ne vinceranno un numero uguale, si passerà alle cosiddette partite lampo, o “blitz” in inglese. Ce ne saranno due, e poi altre due, e poi altre due (fino a dieci totali), se di nuovo il punteggio sarà pari: le regole sono uguali, ma il tempo per ogni giocatore è di soli cinque minuti, con tre secondi aggiuntivi per ogni mossa. Se anche dopo questa fase la finale sarà pari, si arriverà alla partita che nel gergo viene definita “Armageddon”: il bianco ha cinque minuti, il nero quattro, e dopo la 60esima mossa ciascuno ha un incremento del tempo di tre secondi. Se anche questa partita finisce pari, vince il nero.
La finale è arrivata a questa fase dopo una dodicesima partita che i commentatori degli scacchi, che hanno il difficile compito di trasmettere le emozioni di una disciplina estremamente statica e noiosa ai più, hanno definito “pazza”. Nel giro di poco tempo, infatti, la partita si è messa in una situazione molto svantaggiosa per Caruana, che a un certo punto si è ritrovato con 25 minuti in meno sul cronometro e l’equivalente di due pedoni in meno, secondo i calcoli dei computer (in realtà avevano ancora sette pedoni ciascuno, ma è un calcolo basato sui vantaggi offerti dalle posizioni delle proprie pedine).
Volete vedere tutte e tre le ore della dodicesima finale, commentate?
Per qualche motivo che i commentatori hanno fatto fatica a spiegarsi, però, Carlsen ha offerto un pareggio a Caruana, che l’ha accettato volentieri. «Non ero nell’umore di assestare un pugno», ha detto poi Carlsen, che ha la fama di giocatore che punisce gli avversari dopo aver prolungato allo sfinimento le partite. «Devo essere molto felice del pareggio, non avevo possibilità di vincere», ha detto Caruana. In molti hanno concluso che Carlsen, checché ne dicessero i computer, non fosse poi così sicuro di vincere, e soprattutto che gli andasse bene un pareggio per portare la finale ai cosiddetti tie-break.
In light of this shocking draw offer from Magnus in a superior position with more time, I reconsider my evaluation of him being the favorite in rapids. Tiebreaks require tremendous nerves and he seems to be losing his.
— Garry Kasparov (@Kasparov63) November 26, 2018
Carlsen, infatti, è considerato il miglior scacchista del mondo nel gioco rapido e nelle partite lampo, mentre Caruana è all’ottavo e al sedicesimo posto nel ranking. In carriera Carlsen ha sempre un grande controllo nelle situazioni concitate e stressanti, e quindi parte da favorito. Ma c’è anche chi sostiene che abbia perso lo smalto di un tempo: Kasparov per esempio ha ipotizzato che stia perdendo il controllo, e di non considerarlo più favorito. Lo stesso Carlsen, rispondendo alla domanda su chi sia il suo giocatore preferito nella storia, ha risposto: «Probabilmente io, tre o quattro anni fa».
Il sito di analisi statistiche e probabilistiche Five Thirty Eight prevede che si giocheranno sicuramente tre delle prime quattro partite rapide, e che la finale si risolva tra la quarta e la prima partita lampo. Secondo il modello statistico, c’è meno del 5 per cento di possibilità che si arrivi alla seconda partita lampo, e meno dello 0,1 per cento che si arrivi all’Armageddon. A partire dalla prima partita lampo, secondo Five Thirty Eight Carlsen ha oltre il 75 per cento di possibilità di vincere. La finale di quest’anno in ogni caso ha riaperto il dibattito sulla struttura della finale dei Mondiali, che in molti chiedono sia cambiata entro la prossima, nel 2020, per evitare una serie così eclatante di pareggi.