Come cambieranno le città italiane
Chi perderà abitanti (Napoli, Torino, Roma, il sud in generale) e chi invece ne guadagnerà (Milano e poco altro), da qui al 2036
In questi giorni stanno circolando sui social network alcuni grafici presentati lo scorso luglio al congresso nazionale degli architetti da Lorenzo Bellicini, direttore del CRESME, il Centro ricerche economiche e sociali del mercato dell’edilizia. I dati riguardano gli scenari demografici da qui al 2036 nelle regioni e nelle principali città italiane: raccontano cioè, secondo le stime attuali, chi nei prossimi anni perderà abitanti e chi invece ne guadagnerà. La risposta veloce è: non le città del Sud.
I grafici sono stati realizzati – sulla base dei dati dell’ISTAT – da DemoSI del CRESME, un sistema informativo previsionale socio-demografico. Dal punto di vista demografico, le regioni che nei prossimi anni vedranno un aumento della popolazione saranno solo due: Lombardia (+2,6 per cento) e Trentino-Alto Adige (+6,6 per cento).
In Basilicata da qui al 2034 si perderà invece circa il 13 per cento della popolazione.
Tra il 2006 e il 2013 in Italia la popolazione è cresciuta soprattutto nelle grandi città. Nel 2014 la tendenza demografica è invece cambiata e da quell’anno è andata nella direzione opposta, dice la ricerca. Tra il 2013 e il 2016 le città in cui la popolazione è aumentata sono le più grandi: Milano, Roma, Firenze, Bologna e, in parte, Bari, Perugia, Trento e Cagliari. La città che ha invece il bilancio più negativo è Napoli.
Le previsioni al 2036 dicono che «a reggere», come ha spiegato Bellicini nel raccontare la sua ricerca, saranno solo Milano, Bologna e Firenze. Le altre città, soprattutto quelle del sud Italia, perderanno invece popolazione: ma anche i dati di Torino e Genova sono molto negativi.