Quando si gioca River-Boca?
Non si sa: la finale di Copa Libertadores è stata rinviata a data da destinarsi perché il Boca Juniors si è rifiutato di giocare dopo i disordini di sabato
L’attesissima finale di ritorno di Copa Libertadores — la più importante coppa calcistica sudamericana — tra le due maggiori squadre di Buenos Aires, il River Plate e il Boca Juniors, è stata rinviata a data da destinarsi dopo che il Boca Juniors si è rifiutato di giocare. La finale, originariamente prevista per sabato pomeriggio, era stata inizialmente rimandata a domenica sera per i disordini avvenuti fuori dallo stadio Monumental di Buenos Aires, nei quali erano stati feriti giocatori e accompagnatori del Boca Juniors.
La decisione di rinviare la partita per una seconda volta è stata presa dalla CONMEBOL — la confederazione calcistica sudamericana — nonostante l’accordo raggiunto sabato sera dai presidenti delle due squadre, Rodolfo D’Onofrio e Daniel Angelici, i quali si erano detti entrambi disponibili a far giocare le rispettive squadre il giorno seguente. Dopo l’ultimo rinvio, la CONMEBOL ha comunicato che in settimana convocherà i due presidenti per stabilire un nuova data per la partita, anche se il Boca ha presentato una richiesta di vittoria a tavolino. Intanto però il River Plate ha informato i suoi tifosi di conservare il biglietto in vista di altre comunicazioni ufficiali.
La confusione creatasi per la finale tra River Plate e Boca Juniors era iniziata sabato pomeriggio, quando la partita era stata prima rinviata di due ore e poi definitivamente posticipata a domenica per l’aggressione al pullman del Boca Juniors avvenuta a circa cinquecento metri dall’ingresso del Monumental. Un centinaio di tifosi del River avevano lanciato oggetti — probabilmente anche gas lacrimogeni — contro il pullman della squadra ospite sfondando i finestrini. L’autista del mezzo e due giocatori, Pablo Perez e Gonzalo Lamardo, sono stati ricoverati in ospedale con lesioni al volto e agli occhi. I gas lacrimogeni hanno inoltre causato difficoltà respiratorie e vomito ad altri sei giocatori del Boca, tra cui l’ex attaccante della Juventus Carlos Tevez.
Oltre 60.000 persone avevano atteso all’interno del Monumental per più di tre ore una comunicazione definitiva da parte della CONMEBOL, la quale era propensa a far giocare la finale per motivi di ordine pubblico, nonostante le condizioni di alcuni giocatori del Boca. Gli stessi giocatori avevano poi confermato alla stampa, per voce dei capitani Fernando Gago e Carlos Tevez, la loro intenzione di non giocare, denunciando tra l’altro di non aver incontrato alcun dirigente della confederazione dopo gli incidenti.
Oltre all’aggressione al pullman del Boca, prima e dopo il rinvio della partita c’erano stati scontri tra i tifosi del River e la polizia dopo che i primi avevano provato a sfondare i cancelli dello stadio per entrare senza biglietto. Allo stadio era presente anche il presidente della FIFA, Gianni Infantino, che dopo il rinvio è stato scortato fuori da una ventina di guardie del corpo. All’esterno dell’impianto si sono verificati disordini per tutto il resto del pomeriggio, e sono stati segnalati anche diversi furti d’auto.
Secondo le ultime ricostruzioni, i disordini sarebbero stati provocati da almeno trecento persone, probabilmente tutte senza biglietto, una parte delle quali si sarebbe organizzata per tendere un agguato al pullman del Boca posizionandosi nei pressi dell’ingresso del Monumental. Gli incidenti potrebbero essere stati una sorta di vendetta da parte del tifo organizzato del River Plate dopo che in settimana la polizia di Buenos Aires aveva sequestrato loro circa 250 biglietti per assistere alla finale. All’interno dello stadio non si sono invece verificati incidenti.
Al Monumental non erano previsti tifosi del Boca Juniors, come all’andata alla Bombonera, lo stadio del Boca, non ce ne sono stati del River. Questo perché in Argentina le trasferte sono vietate per motivi di ordine pubblico. Il presidente argentino Mauricio Macri — che tra il 1995 e il 2007 fu anche presidente del Boca — aveva provato a sospendere il divieto, ma i due stadi non erano minimamente attrezzati per accogliere in sicurezza migliaia di tifosi ospiti.