Marsiglia cade a pezzi
Il 10 per cento di tutte le case pericolanti in Francia si trova a Marsiglia, dove sono crollati due palazzi poche settimane fa, e le abitano centomila persone
Lo scorso 5 novembre sono crollati due palazzi nel centro di Marsiglia, nel sud della Francia, causando la morte di otto persone. Da subito i giornali locali avevano raccontato che gli edifici erano in cattive condizioni e una decina di giorni prima era stato emesso un ordine di evacuazione, per via di alcuni problemi strutturali. Nei giorni successivi al crollo migliaia di persone in città hanno manifestato contro la presunta negligenza dell’amministrazione e contro una situazione critica molto diffusa. In un rapporto del 2015 inviato al governo francese – e citato dal New York Times in un recente articolo su Marsiglia – c’era scritto che 40 mila abitazioni in città non erano sicure: il 13 per cento del totale e il 10 per cento di tutti gli edifici non sicuri del paese.
Le persone che risiedono in queste abitazioni non sicure, soprattutto nel centro e nella parte nord della città, erano nel 2015 circa 100 mila. Nel rapporto si indicavano anche una serie di azioni concrete per intervenire e limitare i danni: avviare un piano di azione eccezionale per le ristrutturazioni, per esempio, e mettere a disposizione alloggi alternativi.
Come scrive il New York Times, nonostante i dati contenuti nel rapporto, non sono stati fatti particolari investimenti per mettere in sicurezza gli edifici non sicuri di Marsiglia, nei quali vivono soprattutto le persone più povere o comunque con un reddito basso: «Le ispezioni sono state sommarie e superficiali, i rapporti allarmanti sono stati ignorati e gli sforzi ufficiali sono stati insufficienti». Il 18 ottobre, due settimane e mezzo prima che gli edifici crollassero in Rue d’Aubagne, poco lontano dal porto vecchio e nel quartiere di Noailles, un esperto inviato dall’amministrazione della città dichiarò il primo piano del n. 65 come pericoloso, ma non il resto dell’edificio.
Dopo il crollo sono state evacuate 1.010 persone da 106 appartamenti fatiscenti del centro, come forma di precauzione, ha detto il sindaco: 800 sono state sistemate in quattordici alberghi e 210 hanno trovato una soluzione per conto loro. Sempre secondo il sindaco, sono stati fatti per ora 351 sopralluoghi. Ma il problema sembra essere molto più diffuso. Marsiglia è la seconda città più grande della Francia e una delle più povere d’Europa: più di un quarto della popolazione è sotto la soglia di povertà e da tempo sta affrontando una crisi abitativa molto grave.
«Tutto è marcio qui. Non è altro che una baraccopoli», ha raccontato un negoziante di Noailles al New York Times. Abita poco lontano dai palazzi crollati. Nei vecchi edifici fatiscenti del quartiere il sentimento prevalente è la paura: «I bambini dicono che hanno paura di tornare a casa da scuola, le madri che lavorano dicono di svegliarsi di notte alla minima vibrazione, gli studenti universitari dormono da qualche altra parte». I soffitti di molte abitazioni sono privi di intonaco, le vecchie travi di legno che li sostengono sono marce, molte scale sono pericolanti e i muri attraversati da crepe.
La scorsa settimana migliaia di persone hanno protestato contro la presunta negligenza delle autorità: «Gaudin, assassino!», hanno gridato, riferendosi al sindaco della città, Jean-Claude Gaudin, del partito di centrodestra Les Républicaines. «La giustizia della strada ti condannerà!». Erano in 10 mila, davanti al municipio.
Marsiglia è «una specie di Detroit francese», ha detto il sociologo francese Michel Peraldi. Lui pensa che la città non sia stata capace di risollevarsi dopo la deindustrializzazione e la decolonizzazione: le industrie che prima trasformavano le materie prime a basso costo non esistono più e nemmeno le colonie – un tempo strettamente collegate al porto della città – che le rifornivano. La disoccupazione è arrivata a livelli molto alti, ben al di sopra della media nazionale: il tasso di occupazione è pari al 54,5 per cento e il tasso di povertà è del 25,8 per cento: «Ci sono tre generazioni di disoccupati», ha spiegato Peraldi: «Non c’è mai stata una politica chiara per reintegrare queste classi nella società». Patrick Lacoste, che fa parte del gruppo di attivisti che ha organizzato le ultime manifestazioni in città, ha spiegato che il crollo dei due edifici «ha svelato la totale noncuranza da parte dei politici eletti». E ancora: «Questa è una catastrofe politica, perché per 23 anni il comune ha lasciato morire il quartiere».