La Lega vuole fare un grosso favore a chi commercia sigarette elettroniche
La Stampa ha scoperto che nel testo del decreto fiscale è stato inserito un condono da 180 milioni di euro per il settore, da cui la Lega ha ricevuto grossi finanziamenti
Sono anni che il segretario della Lega Matteo Salvini conduce una battaglia politica a favore delle sigarette elettroniche, partecipando a manifestazioni e portando avanti proposte per ridurre le imposte e facilitarne l’utilizzo in luoghi pubblici. Proprio negli ultimi giorni il suo partito è arrivato vicino a realizzare le sue promesse. Una settimana fa è stato presentato in Senato un emendamento al decreto fiscale che, contro il parere del ministero della Salute, porterà a un taglio delle imposte e a un condono da 180 milioni di euro per il settore.
Ma oggi, i giornalisti della Stampa Gianluca Paolucci e Michele Sasso scrivono che nell’ultima campagna elettorale, un importante azienda del settore, la Vaporart, ha versato al partito 75 mila euro. «I soldi sono tanti, ma la Vaporart ha 12 milioni di fatturato e i bilanci in utile. Ha anche oltre due milioni di debiti tributari che, con il condono, diventerebbero magicamente quasi tutti utile netto», scrivono Paolucci e Sasso.
I titolari della società, i fratelli Gianluca e Stefano Giorgetti, hanno spiegato di aver incontrato più volte il segretario della Lega, sia nel corso di manifestazioni pubbliche che nel corso di incontri privati nella sede della Lega a Milano. «Ha preso a cuore la nostra battaglia contro una tassa che nel resto d’Europa non c’è», ha spiegato Gianluca Giorgetti riferendosi all’equiparazione fiscale tra sigarette e sigarette elettroniche introdotta in Italia nel 2014, ma sospesa per anni a causa di una serie di ricorsi in tribunale.
È almeno dal 2014, quando partecipò allo “Svapo Day” (una raccolta di firme contro l’equiparazione) che Salvini difende gli interessi del settore. È un tema così importante per la Lega che la riduzione delle imposte sul settore è stata inserita nel contratto di governo con il Movimento 5 Stelle, dove si parla dell’intenzione di «provvedere alla correzione dell’extra tassazione sulle sigarette elettroniche». L’emendamento presentato in Senato mette in pratica e amplia queste promesse.
Oggi le sigarette elettroniche sono tassate come le sigarette, mentre la proposta della Lega prevede di ridurla moltissimo: i liquidi per sigarette elettroniche senza nicotina saranno completamente detassati, mentre gli altri saranno tassati a 0,037 euro per ogni millilitro di nicotina (il ministero della Salute propone invece 1,2 euro di imposte per ogni flacone, con o senza nicotina, e l’estensione dei divieti fino ora previsti solo per le sigarette di tabacco).
L’emendamento però contiene anche un condono per il settore che non è esplicitamente previsto dal contratto di governo. L’origine di questa misura viene raccontata da Paolucci in un altro articolo:
La questione della tassazione sulle sigarette elettroniche si trascina da un po’. Esattamente da quando, nel 2014, il governo decise di riorganizzare la fiscalità del settore, ordinando la giungla precedente ed equiparandola di fatto a quella dei tabacchi. Alla mossa del governo fece seguito un ricorso al Tar di una serie di produttori. Il Tar, il 16 dicembre 2015, ha ritenuto «non manifestamente infondato» il ricorso e rimandato alla Corte costituzionale. La Consulta ha deciso a fine 2017, ritenendo conforme alla Carta la normativa del 2014 e confermando quindi il regime fiscale che questa stabiliva. Tutto bene? Non proprio. Perché nel frattempo i produttori avevano fatto finta di niente, continuando ad auto-applicarsi la normativa fiscale precedente, per loro più favorevole. E pagandone la metà. Sì, perché guardando la relazione che accompagna l’arrivo in Aula del decreto fiscale, si arriva alla tabella che riassume gli effetti economici del condono. Per gli anni dal 2014 al 2018, il settore avrebbe dovuto pagare 205 milioni di euro di imposte.
Il condono della Lega, in sostanza, permetterà di risolvere queste pendenze con il fisco pagando il 5 per cento di quanto dovuto in rate che potranno essere distribuite nel corso di dieci anni.