Cosa succede in Francia con i “gilet gialli”
Perché vengono chiamati così, quali sono i motivi della loro protesta e qual è stata la risposta del governo francese
Sono stati definiti gilet jaunes, ovvero “gilet gialli”, i manifestanti che sabato 17 e domenica 18 novembre hanno protestato, in migliaia, contro i rincari della benzina voluti dal governo del presidente Emmanuel Macron: hanno ostacolato e bloccato la circolazione su strade, superstrade e autostrade. La definizione “gilet gialli” è dovuta al fatto che le persone durante la protesta hanno indossato i giubbotti retro-riflettenti che per la legge francese, così come per quella italiana, vanno messi da chi scende dal proprio veicolo lungo le strade.
Che cosa è successo
Sabato circa 290 mila persone hanno manifestato in 2.034 luoghi di tutta la Francia, soprattutto lungo strade e autostrade. A Parigi il corteo si è avvicinato anche all’Eliseo, la residenza del presidente, dove la polizia ha usato i gas lacrimogeni. Domenica i gilet gialli si sono riuniti di nuovo e – anche se erano meno numerosi rispetto al giorno precedente – sono riusciti comunque a rallentare o a bloccare le strade di diverse regioni del paese.
Nella maggior parte dei casi non ci sono stati incidenti, ma il bilancio finale dei due giorni di proteste è di un morto e di 400 feriti circa: 14 feriti si trovano in condizioni serie e tra loro ci sono anche dei poliziotti. In Savoia una manifestante di 63 anni, Chantal Mazet, è morta dopo essere stata investita da una donna che stava portando sua figlia da un medico e ha forzato un posto di blocco. La donna è stata arrestata e incriminata. Le centinaia di feriti sono soprattutto manifestanti colpiti dagli automobilisti spazientiti che hanno cercato di forzare i blocchi di protesta, spesso non autorizzati. La polizia ha finora arrestato 282 persone: 157 si trovano ancora sotto custodia.
La polizia ha spiegato che è molto difficile rispondere alle mobilitazioni: perché sono diffuse, perché spesso sono improvvise e non autorizzate e perché sono composte da persone che non sono abituate a protestare. Sulla pagina Facebook dei “gilet gialli” è stato convocato un «secondo atto» della mobilitazione, con l’invito a ritrovarsi sabato 24 novembre in Place de la Concorde, a Parigi.
Chi sono e cosa chiedono
Il movimento dei gilet gialli non ha un’organizzazione formale o un leader riconosciuto: i comunicati parlano genericamente di una protesta «del popolo francese». Le principali informazioni sono state diffuse attraverso Facebook. È un movimento che non fa riferimento ad alcun partito e che è indipendente dai sindacati. Sulla pagina Facebook si dice che i “gilet gialli” sono persone «come me e te (…) un pensionato, un artigiano, uno studente, un disoccupato, un uomo d’affari (…) soprattutto una persona che è preoccupata di non arrivare alla fine del mese».
Il movimento dei gilet gialli protesta contro la diminuzione del potere di acquisto e quelle che vengono definite le «politiche anti-auto» volute dal governo Macron. Oltre all’aumento della benzina e del gasolio, il governo si è infatti mosso per abbassare i limiti di velocità, aumentare i dispositivi per controllarne il rispetto e introdurre incentivi per le auto elettriche o ibride. Dopo un anno in cui il prezzo del gasolio è salito del 23 per cento e quello della benzina del 15 per cento, il governo francese ha deciso di mettere dal gennaio 2019 ulteriori tasse che faranno aumentare il prezzo del gasolio di 6,5 centesimi al litro e quello della benzina di 2,9, come primo passo verso una conversione ecologica. I manifestanti denunciano però i rincari che andrebbero a pesare su chi già ha una situazione economica difficile e il fatto che in pochi potrebbero comprare una auto nuova, elettrica o ibrida, perché costa troppo.
Le reazioni
Sabato tra i manifestanti erano presenti anche alcuni politici, a volte anche loro vestiti con i gilet gialli. Tra gli altri ha partecipato alla mobilitazione anche il presidente del partito conservatore Les Répubblicains, Laurent Wauquiez, che ha invitato il presidente Macron a «correggere i suoi errori».
J'espère que le président de la République va corriger son erreur, écouter les Français et annuler les hausses de taxes. Trop, c'est trop. Il est de notre devoir d'être aux côtés des #GiletsJaunes et de soutenir ce mouvement. #StopRacketAuto pic.twitter.com/VJVE0t9IVm
— Laurent Wauquiez (@laurentwauquiez) November 17, 2018
Il leader del partito di sinistra La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ha partecipato alla manifestazione di Parigi e ha parlato di «un grande momento di autorganizzazione popolare». Il primo segretario del Partito Socialista, Olivier Faure, ha avvertito il governo che «senza dialogo» c’è il rischio di non andare avanti.
Negli ultimi giorni il governo ha mantenuto una posizione ambivalente, dicendo di comprendere le ragioni della mobilitazione, ma restando fermo sulle misure da adottare. Emmanuel Macron, il cui indice di popolarità è oggi molto basso, non ha parlato delle proteste, mentre il primo ministro Edouard Philippe ha riconosciuto la nascita di un movimento «senza precedenti» perché organizzato in modo indipendente dai sindacati. Ha detto «di sentire» la rabbia dei francesi, «la sofferenza, la mancanza di prospettive, l’idea che le autorità per molto tempo non hanno risposto alle preoccupazioni», ma ha confermato gli impegni presi da Macron: «Siamo all’ascolto dei francesi, abbiamo sentito la loro esasperazione. Ma la rotta non cambia se si alza il vento».
I “gilet gialli” hanno ricevuto anche il sostegno del partito di estrema destra Rassemblement National (l’ex Front National): «La mobilitazione è stata un grande successo», ha detto Marine Le Pen, spiegando che il governo deve prendere delle decisioni politiche velocemente per far tornare la pace: «Per ora, però, non ho sentito niente». Il segretario della CFDT, Lawrence Berger, uno dei più importanti sindacati del paese, ha invitato Emmanuel Macron a «riunire molto rapidamente» le varie organizzazioni «per costruire un patto sociale», ma il primo ministro ha per ora respinto questa ipotesi.