Il declino della Williams
La storica scuderia inglese di Formula 1 – la terza più vincente di sempre – è finita in un vicolo cieco e non si sa come ne uscirà
Il campionato mondiale di Formula 1 terminerà il prossimo fine settimana con il Gran Premio di Abu Dhabi, ma ormai non c’è più nulla da decidere: Lewis Hamilton ha già vinto la classifica piloti e la Mercedes quella dei costruttori, proseguendo così un dominio iniziato quattro anni fa e che potrebbe anche continuare. Fra tutte le altre cose rilevanti emerse dall’ultimo campionato mondiale, una delle più sorprendenti è la pessima situazione in cui si è ritrovata la Williams. La squadra inglese ha terminato la stagione all’ultimo posto della classifica costruttori con quasi una trentina di punti in meno di quelli ottenuti dalla penultima, la Toro Rosso. Le sue difficoltà sono state causate da un errore di fondo commesso in fase di progettazione delle auto, che non sarebbe potuto arrivare in un momento meno opportuno per il futuro della squadra.
Nella Formula 1 si usa la parola “scuderia” per intendere una squadra nel suo complesso, quindi non solo le persone – piloti, tecnici, ingegneri – ma anche le sue varie automobili e attrezzature. In questi anni la Formula 1 sta assistendo alle difficoltà di alcune sue storiche scuderie, come nel caso della McLaren, che però bilancia i risultati negativi con le garanzie economiche date dalla sua proprietà, il fondo sovrano del Bahrein. La situazione della Williams – la terza scuderia più vincente nella storia della Formula 1 – è invece talmente complicata da mettere a repentaglio la sua lunga e rispettabile storia nell’automobilismo.
La scuderia inglese è passata dal quinto posto nei costruttori all’ultimo nel giro di una stagione. Un’annata così negativa non si vedeva dal 2013, quando concluse terzultima con soli cinque punti ottenuti in diciannove gare. Da quella stagione, tuttavia, le cose erano migliorate fino a riportare la squadra al quarto posto fra i costruttori, una posizione adeguata alle sue potenzialità, che ormai da decenni non le permettono più di competere con Mercedes, Ferrari e Red Bull per il titolo mondiale. L’ultima vittoria della Williams risale non a caso al 1997, quando vinse classifica piloti e costruttori grazie al successo del pilota canadese Jacques Villeneuve, aiutato dal suo compagno Heinz-Harald Frentzen.
Da allora la Formula 1 è profondamente cambiata, e solamente le vecchie scuderie sostenute da proprietà o case costruttrici estremamente solide sono riuscite a mantenere la propria competitività. La Williams non è fra queste: è l’ultima scuderia di un cosiddetto garagista inglese a resistere in Formula 1. Frank Williams la fondò nel 1977 senza l’aiuto di fondi o proprietà esterne, ma solo con passione e dedizione e la provvidenziale sponsorizzazione di un birrificio belga. La scuderia è sempre stata sostenuta di anno in anno dalle sponsorizzazioni, strettamente collegate ai risultati ottenuti in pista e quindi alla qualità del lavoro di meccanici e dirigenti.
Una vita dedicata alla Formula 1
Frank Williams è considerato una leggenda dell’automobilismo. Entrò nel mondo delle corse automobilistiche negli anni Sessanta come pilota, ma capì presto di non essere portato per via dei suoi frequenti incidenti in gara. Era comunque ossessionato dalle corse e quando smise di essere un pilota rimase nell’ambiente fondando una piccola scuderia di Formula 1, la Frank Williams Racing Cars.
Iniziò a dedicarci la propria vita, nel vero senso della parola. Passava intere settimane dentro la sua officina senza che amici e collaboratori riuscissero a farlo uscire. In officina viveva e dormiva e a distanza di cinquant’anni – anziano, paralizzato dalle spalle in giù e per questo non in buona salute – continua ancora oggi a dormire nella sede della scuderia a Grove, nell’Oxfordshire, invece che tornare a casa. Senza poter contare su sostegni economici familiari o di altro tipo, la vita di Williams è dipesa a lungo esclusivamente dal suo lavoro in officina. Nel primo decennio di attività rischiò spesso la chiusura, perché i risultati non arrivavano e le sponsorizzazioni andavano e venivano senza alcuna certezza.
Nel 1976 si sposò con Virginia Berry, una ragazza proveniente da una famiglia benestante (si racconta che nel mezzo del banchetto delle loro nozze, Williams lasciò tutti per andare a lavorare in officina). A detta di figli, amici e collaboratori, la moglie Virginia fu fondamentale nei successi che Williams ottenne poi negli anni successivi. Oltre a sostenere inizialmente le spese della famiglia, la sua presenza gli permetteva di dedicarsi con ancora più impegno alla scuderia. Tuttora, a cinque anni dalla morte della moglie, Williams non ha idea di quanto possa costare un giornale o un litro di latte, perché negli ultimi quarant’anni non lo ha mai comprato, come non ha mai fatto un sacco di altre cose.
Per la moglie non fu facile convivere con una personalità così ossessiva e strampalata, a maggior ragione dopo l’incidente in auto nel 1986 che lo paralizzò dalle spalle in giù. Nel 1991 scrisse una autobiografia, Una vita diversa, in cui raccontò la complicata storia della famiglia, divenuta per lei insopportabile dopo l’incidente. Williams non ha mai letto il libro della moglie e dice che probabilmente non lo farà mai, nonostante gli inviti a farlo da parte dei suoi tre figli, per paura di non sopportarlo. Dal libro e dalla storia della scuderia di famiglia è stato tratto un documentario, uscito nel 2017 e disponibile su Netflix.
Perseveranza e successi inaspettati
L’attuale scuderia venne fondata nel 1977 dopo che quella vecchia venne venduta al petroliere canadese Walter Wolf. Nei suoi primi otto anni di Formula 1, Williams non era mai riuscito a vincere una gara, e non ci era nemmeno arrivato vicino, perché spesso le sue macchine non finivano le corse. Ma nel 1977 riuscì a convincere un suo vecchio socio, Patrick Head, a diventare co-fondatore e ingegnere capo e della nuova scuderia. Da lì le cose cambiarono per sempre. Sotto la supervisione di Head le monoposto Williams divennero affidabili e iniziarono a terminare regolarmente le gare. Poi, nel 1979, l’ingegnere Frank Dernie ebbe l’intuizione che cambiò tutto da un giorno all’altro.
Dernie progettò una carenatura applicata lungo i fianchi delle monoposto, tra le due ruote, che fece guadagnare alle auto allo stesso tempo velocità e aderenza in pista. La carenatura venne testata poco prima del Gran Premio di Silverstone: fu il maggior incremento di prestazioni mai visto fino ad allora su una monoposto di Formula 1. Nelle prove libere i piloti Alan Jones e Clay Regazzoni girarono con tempi inferiori di circa due secondi agli altri e partirono dalla prima fila. A Jones però si bruciò il motore in gara mentre era primo con grande distacco, ma la Williams riuscì ugualmente a vincere con lo svizzero Regazzoni.
Fu la prima vittoria in Formula 1 della scuderia, che da lì iniziò a dominare il campionato e nei decenni successivi si impose come una delle squadre più vincenti, sorprendendo tutte le altre scuderie che non si aspettavano che lo strambo Frank Williams, ritornato in Formula 1 solo grazie ai soldi di un birrificio belga, potesse batterle con quella facilità.
Dalle vittorie al recente ridimensionamento
Dal 1980 al 1997 la Williams vinse nove campionati costruttori e sette piloti. Per lei corsero personaggi storici dell’automobilismo come Ayrton Senna, Alain Prost, Nigel Mansell e Nelson Piquet. A oggi conta 114 gare vinte in Formula 1, l’ultima delle quali, però, è del pilota venezuelano Pastor Maldonado e risale al Gran Premio di Spagna del 2012 (che peraltro mise fine a otto anni passati senza nemmeno una vittoria).
Negli ultimi vent’anni la Williams ha avuto motori BMW, Toyota, Cosworth, Renault e Mercedes, e si è progressivamente ridimensionata passando notevoli difficoltà tra il 2008 e il 2013. Da allora la figlia di Frank Williams, Claire, ha preso il posto del padre – che quando può continua a seguire le gare dal paddock – nel consiglio di amministrazione, diventando poi vicepresidente e team principal. Gli incarichi di Claire, tuttavia, hanno allontanato dalla gestione operativa della scuderia il figlio maggiore, Jonathan, il quale contesta tuttora il ruolo acquisito dalla sorella, ritenuta non adatta ai compiti a cui è stata assegnata.
Le pessime prestazioni di quest’anno sono state causate da un grave errore in fase di progettazione da cui ne sono nati poi altri, irrimediabili. Nello sviluppo della nuova monoposto il capo ingegnere Paddy Lowe avrebbe preso ispirazione dal progetto della Mercedes, la scuderia che vince il Mondiale da quattro anni consecutivi e di cui Lowe è stato il direttore esecutivo dal 2013 fino all’anno scorso. Ma ispirandosi alla Mercedes – alcuni sostengono che di fatto abbia “copiato” – Lowe avrebbe commesso un errore nel progettare il sistema di raffreddamento, rivelatosi non adeguato ai bisogni della monoposto.
I conseguenti problemi di surriscaldamento non sono stati notati subito nei test invernali di preparazione a Barcellona, probabilmente per le temperature eccezionalmente basse, ma sono venuti fuori poi ad inizio Mondiale. Per risolvere il problema evitando danni maggiori, la scuderia ha deciso di “tagliare” una porzione del posteriore per far circolare più aria e abbassare quindi le temperature all’interno. Questo ha comportato però una grossa perdita di aderenza del retrotreno in pista. A quel punto la Williams non ha più saputo correggere i propri errori, che si è quindi trascinata per tutto il Mondiale, rovinando un’intera stagione.
Come se non bastasse, lo sponsor principale della scuderia, Martini, non ha rinnovato la sua partnership per l’anno prossimo. I dirigenti si sono ritrovati a dover cercare uno nuovo sponsor principale al termine di una stagione disastrosa, che di certo non aiuterà. Un altro problema economico per la scuderia inglese è rappresentato dal passaggio di uno dei suoi piloti, il giovane canadese Lance Stroll, alla Force India. Nonostante le prestazioni di Stroll nel corso della stagione siano state a lungo criticate e ci sia un parere diffuso e condiviso da molti sul fatto che non sia ancora bravo a sufficienza per guidare in Formula 1, portava con sé alcuni sponsor e un peso economico non indifferente in quanto figlio di Lawrence Stroll, miliardario canadese che lo scorso agosto ha comprato la Force India, la scuderia dovrà ora andrà a correre il figlio.
La società di Claire Williams dovrà quindi risollevarsi da un’annata disastrosa con meno soldi a disposizione — che già prima non erano molti — anche perché l’ultimo posto di quest’anno comporterà una diminuzione dei fondi distribuiti annualmente in base ai risultati dalla Formula 1.