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  • Giovedì 15 novembre 2018

Potremo chiedere rimborsi più alti per i biglietti ferroviari?

Il Parlamento Europeo ha approvato una proposta che intende raddoppiarli: per un ritardo di un'ora, il rimborso coprirebbe il 50 per cento del biglietto

(JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images)
(JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images)

Il Parlamento Europeo riunito in seduta plenaria a Strasburgo ha approvato un pacchetto di misure per i passeggeri che viaggiano in treno sul territorio dell’Unione Europea. Il regolamento ora dovrà essere discusso nel trilogo, cioè la sede negoziale in cui le istituzioni europee cercano di trovare un compromesso fra le loro posizioni. Le misure più interessanti proposte dal Parlamento riguardano soprattutto i rimborsi per i passeggeri nel caso di ritardi: se dal trilogo uscirà la misura approvata dal Parlamento – o anche una che ci va vicina – i passeggeri dei treni potranno chiedere rimborsi più elevati rispetto a quelli previsti finora.

Il testo aggiorna e completa quello approvato nel 2007 dall’UE – entrato poi in vigore nel 2009 – che aveva stabilito una serie di diritti per i passeggeri del servizio ferroviario. Tra questi il diritto alla mobilità, all’accesso e all’assistenza senza costi aggiuntivi per i passeggeri con disabilità o mobilità ridotta, e il rimborso di una parte del prezzo del biglietto in caso di ritardo superiore a un’ora o cancellazione del treno. Attualmente la compensazione minima per i ritardi compresi tra una e due ore è del 25 per cento del prezzo del biglietto e del 50 per cento per un ritardo superiore alle due ore.

La proposta del Parlamento alza l’ammontare dei rimborsi: sarà pari al 50 per cento del prezzo del biglietto per i ritardi di un’ora, al 75 per cento per i ritardi compresi tra i 90 e 120 minuti e al 100 per cento per quelli superiori alle due ore. Inoltre la proposta prevede un sistema di compensazione nel caso in cui si perda la coincidenza di un treno a causa del ritardo di quello precedente e la possibilità di salire sul treno immediatamente successivo diretto nello stesso luogo.

I passeggeri potranno presentare un reclamo entro sei mesi da quando hanno subito un inconveniente ed entro un mese dalla ricezione del reclamo le compagnie ferroviarie dovranno dare una risposta chiara al passeggero (anche se questo periodo è prolungabile fino a un massimo di tre mesi). Inoltre, se il testo supererà le contrattazioni del trilogo senza subire modifiche, entro il 2024 è previsto che su ogni treno si potranno caricare almeno otto biciclette.

L’obiettivo del regolamento è quello di proteggere meglio i diritti dei passeggeri, ma anche di rendere più sostenibile il trasporto pubblico. Come ha ribadito più volte il relatore del testo, l’eurodeputato polacco Bogusław Liberadzki, «il treno è il mezzo di trasporto più amico dell’ambiente»: nelle intenzioni del Parlamento, garantire un servizio di qualità ai passeggeri dovrebbe portare a un aumento delle persone che sceglieranno quotidianamente questo mezzo rispetto ad altri più inquinanti (ad esempio le automobili o gli aerei).

L’aumento dei passeggeri, secondo Liberadzki, compenserà anche i costi che le compagnie ferroviarie dovranno sostenere per modificare le infrastrutture e rispettare la normativa: Liberadzki stima che i costi totali per il rinnovo del servizio ferroviario europeo saranno intorno a 200 milioni di euro all’anno (i gruppi di interesse che riuniscono le compagnie ferroviarie europee parlano invece di 600 milioni).

Secondo il vecchio regolamento, gli stati europei potevano decidere di non applicare alcuni articoli della normativa per specifiche tipologie di treni: nazionali, ma anche urbani, suburbani e regionali e quelli che effettuano un servizio oltre i confini esterni dell’Unione Europea. L’Italia è uno dei pochi paesi europei che applica interamente il regolamento, e quindi già oggi non ci sono esenzioni particolari per i suoi servizi ferroviari.

Le esenzioni previste dal vecchio regolamento scadono nel 2024, ma il nuovo regolamento vuole eliminare quelle per i treni nazionali e regionali già a partire dal 2020, così come quelle per i treni urbani, suburbani e regionali che attraversano un confine. Non è ancora chiaro, però, se l’iter legislativo riuscirà a concludersi entro la fine dell’attuale legislatura, prevista per maggio 2019.