Amnesty International ha revocato l’importante onorificenza che aveva consegnato ad Aung San Suu Kyi
Amnesty International ha revocato l’onorificenza “Ambasciatore della coscienza” – la più importante assegnata dall’organizzazione – di Aung San Suu Kyi, attivista e premio Nobel per la Pace considerata di fatto la presidente del Myanmar. Suu Kyi aveva ricevuto l’onorificenza nel 2009, quando viveva agli arresti domiciliari imposti dalla giunta militare; nel frattempo però in Myanmar sono cambiate molte cose, oggi Suu Kyi è al potere ed è accusata di essere rimasta in silenzio davanti alla persecuzione sistematica contro la minoranza musulmana dei rohingya.
«Siamo profondamente costernati nel vedere che lei non rappresenta più un simbolo di speranza, coraggio e difesa dei diritti umani», ha scritto il segretario generale di Amnesty International, Kumi Naidoo. La missione indipendente istituita dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite nel marzo 2017 sostiene che il capo dell’esercito del Myanmar e altri alti funzionari militari dovrebbero essere processati per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra contro i rohingya, minoranza etnica di religione musulmana che abita le zone occidentali del paese.
La crisi in Myanmar era cominciata nell’agosto del 2017 con gli scontri tra esercito birmano e ribelli rohingya nello stato del Rakhine. Nel giro di poche settimane centinaia di migliaia di civili – si parla di 700 mila persone – erano state costrette a lasciare le loro case e a cercare rifugio nei campi profughi del vicino Bangladesh. Le violenze commesse dai soldati birmani sono state enormi: uccisioni indiscriminate, incendi di interi villaggi e stupri diffusi e sistematici.