Com’è fatta la mostra curata da Wes Anderson a Vienna

Ha selezionato insieme alla compagna Juman Malouf 450 oggetti dagli archivi del museo più grande di Vienna; nell'ottobre 2019 arriverà a Milano

Wes Anderson & Juman Malouf
© KHM-Museumsverband
Photo: Rafaela Proell
Wes Anderson & Juman Malouf © KHM-Museumsverband Photo: Rafaela Proell

Dopo aver diretto film che l’hanno reso un regista di culto e un modello di stile e aver arredato il Bar Luce della Fondazione Prada, Wes Anderson ha ora curato una mostra nel più grande museo d’Austria, il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Dal 2012 il museo ha avviato collaborazioni con personaggi importanti del mondo artistico, invitandoli a scegliere una selezione di oggetti dai suoi archivi. Dopo il pittore statunitense Ed Ruscha e il ceramista e scrittore britannico Edmund de Waal, è stata la volta di Anderson e della sua compagna, la scrittrice e illustratrice Juman Malouf, che hanno selezionato più di 400 oggetti tra 4,5 milioni di pezzi provenienti da 14 collezioni storiche degli archivi. Ci sono antichità dal mondo Greco, Egiziano e Romano, strumenti musicali, monete, gioielli del tesoro imperiale austriaco e carrozze, molti esposti al pubblico per la prima volta. La mostra si intitola La mummia di Spitzmaus in un sarcofago e altri tesori, è stata inaugurata il 6 novembre alla presenza di amici del regista, tra cui gli attori Tilda Swinton e Jason Schwartzman e il regista Jake Paltrow, e proseguirà fino al 28 aprile 2019; è realizzata in collaborazione con la Fondazione Prada, che la ospiterà a Milano a partire da ottobre 2019.

Secondo Cody Delistraty del New York Times, la selezione è stata realizzata tenendo conto soprattutto dell’effetto visuale e assecondando le fissazioni estetiche e l’umorismo un po’ straniante di Anderson. La mostra è una sorta di “Kunstkammer” di Anderson e Malouf, cioè una moderna “camera delle meraviglie e curiosità”, come venivano chiamate le collezioni di bizzarrie assemblate dai ricchi dal Quattrocento per intrattenere e stupire gli ospiti. Opere appartenenti a secoli lontani, realizzate senza un messaggio in comune o uno spirito affine, sono state svuotate di contesto e affiancate per creare un messaggio nuovo, per incuriosire o semplicemente far sorridere l’osservatore.

Jasper Sharp, che cura l’arte moderna e contemporanea del museo, ha assistito Anderson e Malouf nel lavoro di selezione e allestimento. Ha spiegato che è stato molto laborioso e che ha richiesto il superamento di molte difficoltà tecniche per rispondere alle richieste di Anderson e Malouf che, non essendo curatori di professione, proponevano di accostare opere che necessitavano diversi livelli di umidità o particolari cure nell’esposizione al pubblico. Alla fine anziché le due settimane di lavoro previste ci sono voluti due anni e mezzo.