È iniziata la fine per i populisti in Polonia?
I risultati delle ultime elezioni amministrative e regionali sono stati molto buoni per tutti i partiti di opposizione: tra un anno si rinnova il Parlamento
Dalle elezioni locali che si sono tenute in Polonia lo scorso 21 ottobre e poi il 4 novembre, il partito di governo Diritto e Giustizia (PiS, di destra radicale, euroscettico e guidato da Jaroslaw Kaczynski) è uscito – secondo molti osservatori – indebolito: anche se ha ottenuto un discreto risultato nelle votazioni regionali per il rinnovo delle assemblee, non è riuscito a vincere in nessuna nelle città più grandi e importanti del paese. Queste elezioni sono state molto seguite a livello internazionale: erano le prime dopo le parlamentari del 2015, stravinte da Diritto e Giustizia, ed erano dunque considerate una specie di prima prova per il partito al governo. I risultati mostrano che PiS può contare su circa un terzo dei voti in Polonia, ma anche che se si tenessero oggi le elezioni generali, molto probabilmente non otterrebbe la maggioranza. Come andrà d’ora in poi, ha commentato Slawomir Sierakowski sul New York Times, dipende moltissimo da come e quanto l’opposizione riuscirà a sfruttare l’attuale vantaggio.
Durante il primo turno delle amministrative, Diritto e Giustizia aveva perso a Varsavia, Lodz, Poznań, Breslavia, Lublino e in circa due terzi delle altre città della Polonia. La tendenza è stata confermata ai ballottaggi vinti dall’opposizione centrista e liberale a Danzica, Cracovia, Stettino, Kielce e Radom. A Danzica il candidato del PiS Kasper Plazynski è stato sconfitto dall’indipendente Pawel Adamowic, che ha ottenuto il 64 per cento delle preferenze. A Cracovia la candidata del PiS Iwona Mularczyk è stata sconfitta da Mateusz Klinowski, che ha ottenuto il 58 per cento dei voti. Nella capitale Varsavia, il vice ministro della Giustizia Patryk Jaki ha perso al primo turno con circa il 28 per cento dei voti, contro Rafal Trzaskowski. E ha perso anche la sorella del primo ministro Mateusz Morawiecki, Anna Morawiecka, a Oborniki Śląskie, nella Bassa Slesia, contro un candidato dell’opposizione che ha ottenuto circa il 70 per cento dei voti. Delle 107 città in cui si è votato, Diritto e Giustizia ha vinto solo in sei, piccole città.
Il partito di maggioranza ha però ottenuto risultati molto buoni nelle votazioni per il rinnovo delle 16 assemblee regionali del paese: ha raccolto il 34 per cento delle preferenze a livello nazionale, guadagnando sei punti rispetto alle regionali del 2014. Coalizione civica – nata dall’alleanza tra Piattaforma civica, il partito di centro-destra di Donald Tusk, attuale presidente del Consiglio europeo, i liberali di Nowoczesna e il movimento progressista “Iniziativa polacca” – a livello nazionale ha ottenuto quasi il 27 per cento. Il Partito popolare polacco è arrivato al terzo posto, sempre a livello nazionale, con il 13 per cento, e Alleanza per la sinistra democratica, formazione di centro sinistra, ha ottenuto il 6,6. Di conseguenza, la maggioranza delle assemblee regionali (nove o dieci su 16) sarà controllata dall’opposizione. Queste assemblee sono molto importanti perché, tra le altre cose, controllano i fondi dati dall’Unione Europea (si parla di circa 14 miliardi di euro l’anno).
Da tempo l’Unione Europea, i gruppi per i diritti umani e le opposizioni accusano il governo guidato da Diritto e Giustizia di voler portare avanti un progetto autoritario. Il PiS ha approvato diverse leggi contro le libertà fondamentali dei cittadini, per controllare l’informazione e ha abbassato l’età pensionabile dei giudici della Corte Suprema per costringere 27 giudici su 74 a ritirarsi prima della scadenza del loro mandato e permettere al governo di assumere il controllo della Corte stessa. Lo scorso ottobre, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea aveva ordinato al governo di sospendere l’applicazione della legge sull’abbassamento dell’età pensionabile dei giudici.
Per rafforzare il proprio progetto, Diritto e Giustizia contava molto su una netta vittoria delle ultime elezioni locali e ha condotto la campagna elettorale in modo pervasivo e aggressivo, anche attraverso un rigido controllo dei mezzi di informazione pubblici: ha attaccato pesantemente l’opposizione e, in particolare, il Partito popolare polacco degli agricoltori, chiedendo la sua «eliminazione dalla scena politica». Questo attacco diretto si è rivelato però un grave errore politico: ha privato di fatto il PiS del suo unico potenziale partner in una futura coalizione e ha contribuito a unire l’opposizione.
La campagna del PiS si è basata anche su grandi promesse (platealmente irrealizzabili) e sulle minacce: è stato addirittura suggerito che Varsavia, la capitale, sarebbe stata esclusa dalle sovvenzioni del governo nazionale se la città non avesse eletto il candidato sindaco del partito al governo. E si è molto insistito sulla questione dei migranti che stuprano, attaccano e saccheggiano la Polonia. Ma anche questo non ha funzionato: Diritto e Giustizia, dice Slawomir Sierakowski sul New York Times, «ha commesso numerosi errori fondamentali. Si scopre così che anche il populismo può essere esagerato». Non solo: Zbigniew Ziobro, il ministro della giustizia, durante la campagna elettorale ha ordinato al tribunale costituzionale del paese di esaminare la costituzionalità degli accordi con l’Unione Europea, cosa che molti elettori ed elettrici hanno interpretato come il primo passo verso una potenziale “Polexit”, l’uscita del paese dall’Ue. In Polonia l’80 per cento dei cittadini è favorevole all’integrazione europea.
Molti esperti hanno attribuito il successo delle opposizioni anche alla grande mobilitazione degli elettori e delle elettrici: l’affluenza ha raggiunto il 55 per cento, percentuale ben superiore alla media delle precedenti votazioni. Se poi, fino ad ora, il più grande problema delle opposizioni era la mancanza di leader popolari, con queste elezioni si sono fatte notare diverse personalità: tra loro i nuovi sindaci di Varsavia e Lodz, Rafal Trzaskowski e Hanna Zdanowska. Ma anche il leader di Piattaforma Civica, Grzegorz Schetyna, che era stato accusato di non avere carisma, e che ha invece dimostrato il contrario durante la campagna elettorale.
Va anche detto che i prossimi appuntamenti elettorali sono molto favorevoli all’opposizione. Le elezioni per il Parlamento europeo del maggio 2019 saranno di fatto un referendum sull’Unione Europea e visto come la pensa la maggioranza della popolazione polacca sull’UE, Diritto e Giustizia ne uscirà probabilmente sconfitto. Una vittoria alle europee potrebbe poi rafforzare l’opposizione in vista delle elezioni parlamentari previste per ottobre 2019 e delle presidenziali del 2020.