Una campagna elettorale americana
Il solito affascinante repertorio di bandiere, cartelli, strette di mano e comizi, fotografati bene
A mezzogiorno di martedì, ora italiana, sono stati aperti i primi seggi negli stati dell’Est degli Stati Uniti, dove si vota per rinnovare tutti i membri della Camera, un terzo di quelli del Senato e 36 governatori. Le elezioni di metà mandato, che si tengono ogni quattro anni, sono comprensibilmente meno seguite e rilevanti di quelle presidenziali, ma sono comunque un appuntamento fisso della politica statunitense che mobilita un imponente interesse mediatico, da tutto il mondo. E funziona esattamente come le altre elezioni americane, preceduto quindi da settimane di comizi, strette di mano, quartieri battuti porta a porta dai volontari, cartelli esposti nei giardini, e così via. Tutti rituali puntualmente fotografati nelle scorse settimane, con risultati al solito notevoli.
Come per tutte le elezioni di rilievo nazionale, i siti e i giornali americani hanno dedicato molte risorse allo sviluppo di modelli statistici per prevedere i risultati, con grandi pressioni dopo quanto successo due anni fa con l’elezione di Donald Trump. Attualmente, gli esperti concordano che i Democratici abbiano più possibilità di riprendere il controllo della Camera (7 possibilità su 8) e i Repubblicani di mantenere il Senato (4 possibilità su 5). Gli stessi esperti, reduci dalle critiche del 2016, stanno però ricordando che queste previsioni contemplano la possibilità che i Democratici vincano in entrambe le Camere, o che i Repubblicani mantengano il controllo del Congresso.
Viste le centinaia di distretti alla Camera, i giornali si sono concentrati soprattutto nel racconto di alcuni dei 35 seggi del Senato in ballo: il più fotogenico di tutti è stato sicuramente quello del Texas, dove si sfidano due politici molto diversi nelle idee e nel modo di porsi, il Democratico Beto O’Rourke e il Repubblicano Ted Cruz. Tra i governatori, il caso di cui si è parlato di più è stato quello della Georgia, dove la Democratica Stacey Abrams proverà a diventare la prima governatrice afroamericana degli Stati Uniti, contro il Repubblicano Brian Kemp, accusato di aver limitato in molti modi l’accesso al voto delle minoranze; ma anche in Florida c’è una sfida importante, e il Democratico Andrew Gillum viene dato per leggermente favorito.