Qual è il problema, sulla prescrizione
C'è chi dice che sia un modo per sfuggire alla giustizia, e chi dice che sia un modo per sfuggire ai ritardi della giustizia
Aggiornamento ore 17.20 – L’emendamento che blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio è stato ritirato. Il Movimento 5 Stelle ha annunciato che sarà presto presentato all’interno di un nuovo testo.
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Sabato scorso il Movimento 5 Stelle ha presentato un emendamento alla sua legge contro la corruzione (quella che sta chiamando “spazza corrotti”) che introduce il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, anche in caso di assoluzione. Significa che, se l’emendamento sarà approvato, una volta superato un primo processo i reati per cui la legge prevede una scadenza non potranno più andare in prescrizione, indipendentemente dalla lunghezza del processo.
La prescrizione è quel meccanismo giuridico che estingue i reati dopo un certo periodo di tempo dal fatto: il tema è affrontato – in forme diverse – in tantissimi sistemi giuridici, per la convinzione che dopo un certo numero di anni non sia più nell’interesse della comunità perseguire alcuni reati o che diventi più difficile un giudizio. Alcuni paesi affrontano la questione vincolando gli uffici dell’accusa a tempi definiti, in altri stabilendo dei limiti di legge. In Italia i tempi di prescrizione si calcolano in base alle pene massime previste per i diversi reati, mentre non c’è prescrizione per i reati che prevedono come pena massima l’ergastolo. Di fatto è una misura con una sua logica (ha senso spendere tempo e risorse per processare qualcuno per un furto d’auto avvenuto 30 anni fa?), ma negli ultimi anni si è parlato di prescrizione soprattutto come un problema: in Italia la regola entra in conflitto con la frequente lunghezza dei procedimenti, e capita che la sua applicazione derivi non solo da indagini cominciate tardi ma da indagini finite tardi. Il tema divenne oggetto di grandi polemiche politiche soprattutto quando portò a conclusione diversi processi in cui era imputato Silvio Berlusconi. Questo è anche il motivo per cui il Movimento 5 Stelle ne ha fatto una sua campagna.
Diversi esponenti della Lega – che dovrebbe condividerne l’approvazione – hanno protestato contro la proposta del Movimento 5 Stelle e contro il metodo con cui è stata introdotta. L’avvocato Giulia Bongiorno, ministro della Pubblica amministrazione e avvocato protagonista di impegni garantisti, l’ha definita una “bomba atomica” pronta a scoppiare sul processo penale. Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e stretto consigliere del leader della Lega Matteo Salvini, ha detto che nella forma in cui è stata introdotta nella legge, la riforma della prescrizione si discosta dal contratto di governo e dovrà quindi essere ridiscussa. Giorgetti ha anche accusato il Movimento di aver deciso di introdurre l’emendamento guardando ai “sondaggi” e facendosi influenzare dai “giornalisti”.
Chi è contrario alla riforma, come le associazioni di avvocati e molti giuristi, sostiene che il particolare funzionamento della prescrizione in Italia è uno strumento necessario proprio per difendere gli imputati dall’eccessiva lunghezza dei processi e delle indagini. L’Italia infatti è uno dei paesi europei dove già oggi i giudici impiegano più tempo a concludere un processo penale: non solo i processi sono più lunghi che nel resto d’Europa, ma anche la fase delle indagini. Secondo i critici, bloccare la prescrizione porterebbe ad ulteriori allungamenti dei tempi della giustizia (i fautori dell’emendamento invece sostengono che i tempi si ridurranno, poiché gli avvocati non avranno più convenienza a usare tattiche dilatorie: sarebbe però allora l’accusa a non avere fretta di concludere, dopo il primo grado). L’obiezione più forte è che la prescrizione verrebbe annullata anche per gli imputati che venissero assolti in primo grado, mettendoli a rischio poi di attendere anni prima di un giudizio definitivo senza poter neanche contare sulla prescrizione.
Altri leghisti hanno attaccato il Movimento per le modalità scelte per introdurre l’emendamento, che è stato aggiunto all’ultimo minuto in una sorta di manovra per mettere la Lega davanti al fatto compiuto. Anche se la riduzione dei tempi della prescrizione è da tempo uno dei temi principali del Movimento 5 Stelle, l’emendamento è stato aggiunto al disegno di legge mentre il provvedimento stava per essere licenziato dalla commissione Affari costituzionali della Camera, a poche ore dalla scadenza per presentare le modifiche.
Il ministro della giustizia Alfonso Bonafede, del Movimento 5 Stelle, ha detto di condividere l’iniziativa dei parlamentari che hanno presentato l’emendamento e in un’intervista al Corriere della Sera ha giustificato la presentazione all’ultimo minuto con il fatto che il Movimento stava attendendo nuovi investimenti nella giustizia per accelerare lo svolgimento dei processi. «Ho aspettato perché mancavano gli investimenti che sono arrivati, nella misura di 500 milioni, con la manovra. Con più risorse, in termini di magistrati e personale amministrativo, i processi saranno più veloci», ha spiegato Bonafede.
Il ministro ha poi difeso la norma sostenendo che il Movimento non intende «arretrare di un millimetro» anche se «è evidente che quell’emendamento apre un confronto all’interno della maggioranza. Ragioniamo pure su un miglioramento del testo ma non ci sono dubbi sul fatto che il Paese non può più aspettare. La prescrizione esiste in mezzo mondo ma quando vado all’estero a spiegare che in Italia c’è un’isola di impunità tutti rimangono increduli». Numerosi esponenti di Forza Italia, nel frattempo, hanno chiesto alla Lega di bloccare il provvedimento.
La scelta del M5S arriva in un periodo di forti tensioni nella maggioranza. Dopo lo scontro sul condono fiscale (la famosa vicenda della “manina”), Lega e Movimento 5 Stelle si sono divisi anche sul decreto sicurezza che al momento si trova al Senato per la conversione in legge. Un gruppo di dissidenti rispetto alla linea ufficiale del Movimento, tra cui l’ex comandante della capitaneria di Livorno Gregorio De Falco, ha annunciato che non avrebbe votato il decreto e, vista la ridotta maggioranza che il governo ha al Senato, il loro voto contrario avrebbe potuto compromettere l’approvazione della legge.
Per disinnescare questa tensione, lunedì mattina il governo ha annunciato che metterà la questione di fiducia sul decreto sicurezza, mentre i dirigenti del partito hanno minacciato di espellere De Falco e gli altri se dovessero votare contro il provvedimento. In questo modo la Lega otterrà il via libera al decreto sicurezza e, probabilmente, il Movimento 5 Stelle chiederà in cambio di accettare una allungamento dei tempi della prescrizione.
Al di là degli effetti politici e simbolici che avrà l’eventuale approvazione dell’emendamento, da quasi un decennio il numero dei processi prescritti è in calo: dal 14 per cento del 2004 al 9 per cento del 2014 (ultimo anno per cui sono disponibili i dati). Un altro dato spesso trascurato è che la maggioranza dei processi va in prescrizione durante la fase delle indagini. Tra il 60 e il 70 per cento del totale dei processi prescritti, infatti, non riesce nemmeno ad arrivare in tribunale, poiché le indagini durano anni o perché le pratiche rimangono a lungo chiuse negli armadi delle procure senza che i magistrati, perché impegnati in altri casi oppure perché organizzati in maniera poco efficiente, abbiano modo di occuparsene.