Si vota il nuovo presidente del Brasile
Il candidato di estrema destra Jair Bolsonaro resta il favorito al ballottaggio: i risultati arriveranno nella tarda serata
Oggi in Brasile si terrà il secondo turno delle elezioni presidenziali. Al primo turno il candidato che aveva preso più voti, il 46 per cento, era stato Jair Bolsonaro, ex militare di estrema destra noto per le sue posizioni contro gay, donne e neri, e per la sua ammirazione per la dittatura che decenni fa governò il Brasile. Bolsonaro, che fa parte del Partito Social-liberale, andrà al ballottaggio con Fernando Haddad, esponente del Partito dei Lavoratori (PT: il partito degli ex presidenti Luiz Inácio Lula da Silva e Dilma Rousseff), che al primo turno aveva ottenuto solo il 29,3 per cento dei voti. I seggi chiuderanno alle 21 ore italiane, e i primi risultati dovrebbero arrivare qualche ora dopo.
Nelle ultime settimane si è parlato molto delle posizioni estremiste di Bolsonaro, che per molti versi è considerato simile a Donald Trump (ed è effettivamente stato soprannominato il “Trump dei tropici”). E si è parlato della violazione della legge brasiliana sulle campagne elettorali che vieta alle aziende di finanziarle: Bolsonaro è stato accusato di aver chiesto a un gruppo di imprenditori di finanziare un’azione di propaganda a suo favore attraverso WhatsApp. Il Partito dei lavoratori ha chiesto al tribunale che si occupa delle questioni elettorali di indagare, ma pare che non ci saranno sviluppi significativi prima del ballottaggio. A causa della diffusione di massa di molte notizie false alcuni giornali brasiliani, come O Globo, hanno aperto una nuova sezione per spiegare quali cose siano vere e quali invece no.
Nonostante queste accuse e le manifestazioni di protesta che ci sono state in molte città del paese negli ultimi giorni, Bolsonaro viene dato come ampiamente favorito nei sondaggi. Al primo turno non è andato molto lontano dal raggiungere la maggioranza assoluta e secondo alcuni esperti «le elezioni sono già finite». Il divario tra i due candidati si è comunque ridotto di alcuni punti, negli ultimi giorni, ma non abbastanza. Nei sondaggi condotti da vari istituti tra il 20 e il 25 ottobre, nelle intenzioni di voto Bolsonaro è tra il 48 e il 52 per cento, mentre Haddad è tra il 35 e il 38 per cento.
Bolsonaro è appoggiato, tra gli altri, dai cristiani evangelici, un quarto dell’elettorato brasiliano, che con lui condividono le proposte di eliminare l’educazione sessuale dalle scuole, di negare i diritti civili agli omosessuali e di ostacolare qualsiasi tentativo di allentare le severi leggi ancora in vigore sull’aborto. Molti giornali internazionali si sono anche concentrati sull’elettorato femminile. Bolsonaro è famoso per aver detto a una collega deputata che non si meritava nemmeno di essere stuprata da lui. Poi ha spiegato che il motivo per cui le donne guadagnano meno degli uomini è che sono costose da assumere perché continuano a percepire un salario durante il congedo di maternità, e ha dichiarato che la nascita di sua figlia lo aveva «reso più debole».
A fine settembre, milioni di donne si sono unite dietro l’hashtag #EleNao (lui no) e centinaia di migliaia sono scese in piazza per protesta: donne che fanno parte di un movimento femminista più ampio che lotta contro le molestie, il sessismo e la discriminazione di genere. Eppure, un recente sondaggio di opinione mostra che il 43 per cento delle donne voterebbe per Bolsonaro, mentre il 39 per cento voterebbe per Haddad. C’entra, secondo gli osservatori, l’influenza della Chiesa in Brasile, la propaganda sul cosiddetto “gender” che viene associato ai movimenti LGBTI e alle femministe e c’entra, soprattutto, il diffuso anti-femminismo dei movimenti populisti. C’entra infine, la mancanza di un’alternativa reale, dato che il rivale di Bolsonaro appartiene a un partito verso cui si è diffusa in generale una pesante sfiducia.
Oltre che dai cristiano-evangelici, Bolsonaro (il cui slogan è: “Brasile al di sopra di tutto, Dio sopra tutto”) è sostenuto infatti anche da chi è stanco del Partito dei Lavoratori, da chi è preoccupato dall’aumento dei crimini violenti nel paese e dalla corruzione, dagli imprenditori e dalla lobby degli agricoltori. Il programma di Bolsonaro si basa su tre temi principali: sicurezza e lotta alla corruzione, salute e istruzione, economia.
Bolsonaro sta insistendo molto sulla criminalità del paese e ha proposto varie misure per ridurre l’insicurezza: vuole aumentare gli investimenti nelle forze di polizia, che definisce degli «eroi nazionali» e ai quali vorrebbe concedere una protezione giuridica di stato; vorrebbe ridurre l’età dell’imputabilità penale facendola passare da 18 a 16 anni e ha detto di voler nominare, se eletto, diversi militari in posizioni ministeriali. Ha dichiarato infine di voler riformare l’Estatuto do desarmamento, la legge federale approvata nel 2003 che rende più selettivi e regolamentati l’acquisizione e il trasporto di armi.
Il secondo grande tema della campagna elettorale di Bolsonaro è la corruzione, che ha condizionato in misura diversa tutti gli ultimi governi del Brasile e che ha colpito soprattutto il Partito dei Lavoratori. Bolsonaro parla della necessità di una maggiore trasparenza nella spesa pubblica e della necessità di privatizzare alcune imprese statali proprio per ridurre il rischio di corruzione.
Nella campagna elettorale di Bolsonaro hanno contato molto anche i temi legati alla salute e all’istruzione, questione molto complessa da gestire in Brasile, dove il divario tra pubblico e privato è molto significativo. Le scuole pubbliche soffrono di una mancanza di risorse che incide pesantemente sulle disuguaglianze, e favorisce la dispersione scolastica e l’abbandono degli studi per i giovani provenienti da certi ambienti. Bolsonaro vuole modificare il contenuto e il metodo dell’insegnamento, rafforzare lo studio della matematica, della scienza e della lingua «senza indottrinamenti o sessualizzazioni precoci». Con questi riferimenti allude al suo diretto avversario al ballottaggio, Haddad, che nel 2011 come ministro della Pubblica Istruzione avviò un progetto contro l’omofobia: Bolsonaro ha parlato del progetto dicendo che nelle scuole è stato distribuito un “kit gay”.
In economia Bolsonaro fa riferimento alle teorie del liberale Paulo Guedes, uno dei suoi più stretti consiglieri, al quale ha promesso un ministero. Parla di riduzione del deficit pubblico che sarebbe secondo lui alla base della «crisi, della disoccupazione, dell’inflazione e della miseria» e propone di ridurre il debito del 20 per cento privatizzando o capitalizzando gran parte delle imprese pubbliche brasiliane. Vuole sviluppare il commercio internazionale, ridurre i tassi di importazione e creare nuovi accordi bilaterali. Intende sviluppare le imprese, fare una riforma fiscale, modificare il sistema pensionistico e aumentare il reddito minimo per le famiglie. Prevede, infine, di rivedere l’organizzazione dei ministeri e di integrare quello dell’Ambiente con quello dell’Agricoltura. Una delle sue priorità è lo sfruttamento dei territori riservati agli indigeni, eliminando i diritti che garantiscono loro la gestione.