Il comandante dei carabinieri ipotizza l’espulsione per i colpevoli nel caso di Stefano Cucchi
In una lettera a Repubblica, Giovanni Nistri ribadisce che la colpa del 31enne romano è da attribuire a «pochi», ma che quei pochi saranno puniti
Il comandante generale dell’Arma dei carabinieri Giovanni Nistri ha pubblicato una lettera aperta su Repubblica per rispondere all’editoriale di ieri del direttore Mario Calabresi sugli ultimi sviluppi del caso Stefano Cucchi, il 31enne romano morto nel 2009 pochi giorni dopo essere stato arrestato per spaccio di droga.
Nell’editoriale di ieri, Calabresi invitava Nistri a scegliere «una risposta chiara e decisa» dopo che erano emerse alcune imbarazzanti intercettazioni dei carabinieri che si occuparono di Cucchi nelle prime ore dopo il suo arresto. Nistri ha risposto ribadendo la posizione che ha tenuto negli ultimi giorni – «non possiamo essere accomunati – in 110 mila! – alle cattive azioni di pochi» – ma anche promettendo sanzioni rilevanti ai carabinieri che eventualmente verranno condannati per la morte di Cucchi, fino ad arrivare all’espulsione dall’Arma. Scrive Nistri:
«Appena saranno chiare le precise responsabilità, che sono sempre personali, attraverso ogni provvedimento consentito dalla legge: a seconda dell’entità, le punizioni, i trasferimenti, finanche le rimozioni. Perché chi risulti colpevole di reati infamanti non potrà indossare la divisa, quella degli innumerevoli carabinieri che per essa hanno dato la vita, che ogni giorno la rischiano e che in futuro dovranno continuare a farlo, senza nessun tentennamento, per la tutela dell’ordinamento democratico e per il bene comune.
Nel nuovo filone dell’inchiesta sulla morte di Cucchi sono indagati fra gli altri il maggiore Luciano Soligo, che nel 2009 era comandante della compagnia Talenti Montesacro, oltre a Massimiliano Colombo, comandante della stazione di Tor Sapienza, una delle caserme dove Cucchi venne detenuto dopo l’arresto, e Francesco Di Sano, un altro dei militari in servizio nella stazione.
Qualche giorno fa, sempre su Repubblica, Carlo Bonini aveva ricostruito tutta la storia dell’insabbiamento e pubblicato i nomi di chi – secondo gli elementi raccolti – diede l’ordine di falsificare le carte per far sparire ogni riferimento alle reali condizioni di Cucchi la notte in cui venne picchiato da alcuni carabinieri che lo avevano in custodia.