Standard & Poor’s non ha declassato l’Italia
L'agenzia di rating ha deciso di non ridurre il rating dei titoli di stato italiani, ma ha aggiornato le sue previsioni sul paese da "stabili" a "negative"
L’agenzia di rating Standard & Poor’s (S&P) ha confermato la valutazione assegnata ai titoli di Stato italiani di BBB, ma ha rivisto da “stabile” a “negativo” il cosiddetto outlook: le previsioni sull’andamento del paese. I titoli di stato italiani si trovano al penultimo gradino della classifica degli investimenti consigliati: in molti temevano che Standard & Poor’s avrebbe abbassato la loro valutazione a BBB-, a un solo gradino dal livello “junk”, spazzatura. La conferma della valutazione BBB è molto importante perché molti fondi di investimento impongono di vendere i titoli quando escono dalla categoria degli “investimenti consigliati” e un abbassamento a BBB- avrebbe portato l’Italia più vicina a quel punto.
(Che cosa sono le agenzie di rating)
La revisione da “stabile” a “negativo” dell’outlook decisa oggi da Standard & Poor’s significa però che potrebbe esserci in futuro un declassamento della valutazione dei titoli di stato. S&P aveva alzato il rating italiano esattamente un anno fa, nell’ottobre 2017, portandolo da BBB- a BBB. All’epoca aveva spiegato la sua decisione con il miglioramento della situazione del paese, il consolidamento delle sue banche e la crescita economica europea in aumento.
Una settimana fa l’agenzia Moody’s aveva declassato il debito italiano, portandolo all’ultimo gradino degli investimenti consigliati, ma cambiando la prospettiva da “negativa” a “stabile”. Il giudizio della terza principale agenzia di rating, Fitch, è atteso per l’inizio del 2019.