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  • Mercoledì 24 ottobre 2018

L’Europa vuole vietare la plastica usa e getta

Cotton fioc, posate di plastica, cannucce: sono tutte cose che inquinano moltissimo, soprattutto i mari

(Carmen Jaspersen/picture-alliance/dpa/AP Images)
(Carmen Jaspersen/picture-alliance/dpa/AP Images)

Il Parlamento Europeo riunito in sessione plenaria a Strasburgo ha chiesto di vietare la commercializzazione di numerosi prodotti di plastica usa e getta come i cotton fioc in plastica e i piatti da picnic, che sono tra le principali cause di inquinamento degli oceani e delle acque dolci di superficie. La proposta è stata approvata con 571 voti favorevoli e ora sarà negoziata col Consiglio dell’UE, l’altro organo che detiene il potere legislativo: se tutto filerà liscio dovrebbe essere approvata definitivamente entro marzo 2019. I negoziati col Consiglio inizieranno il 6 novembre e i parlamentari sono fiduciosi di riuscire ad avere il testo pronto per metà dicembre. I divieti veri e propri entreranno in vigore nel 2021.

Dagli anni Sessanta la produzione di plastica è aumentata di venti volte e adesso è diventata indispensabile per molti aspetti della vita di tutti i giorni: i vantaggi del suo basso costo e la sua multifunzionalità però devono misurarsi con l’impatto negativo che la plastica ha sull’ambiente e sulla salute umana.

Circa tre quarti dell’inquinamento degli oceani oggi è causato dai prodotti in plastica: ogni anno ne finiscono in mare tra i 5 e i 13 milioni di tonnellate che poi si depositano sulle spiagge, ma anche in fondo all’oceano, a migliaia di metri di profondità. Entro il 2050 si pensa che gli oceani potrebbero contenere più plastica che pesci.

L’Unione Europea produce circa 26 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica all’anno – di cui solo il 30% al momento è riciclabile – e di questi finiscono nel mare tra le 150 mila e le 500 mila tonnellate: sulle spiagge europee l’80-85 per cento dei rifiuti è plastica e per la maggior parte sono prodotti usa e getta. Per aver un’idea più chiara di cosa significhi è più o meno come se ogni anno 66 mila camion della spazzatura gettassero i loro carichi direttamente in mare. Uno studio recente del WWF ha scoperto che la plastica rappresenta il 95 per cento dei rifiuti nel Mediterraneo e che residui di plastica si trovano in oltre 130 specie marine.

Ma al di là dei rifiuti di grosse dimensioni, quello che preoccupa di più per la salute umana sono le microplastiche che si trovano in mare ed entrano nella catena alimentare degli esseri umani attraverso il pescato (ma anche attraverso il sale marino che normalmente viene usato in cucina). Le microplastiche sono particelle di diametro inferiore ai 5 millimetri normalmente usate nei prodotti cosmetici o per l’igiene personale – ma possono derivare anche dalla frammentazione di rifiuti più grandi – che assorbono più contaminanti tossici rispetto ai rifiuti di dimensioni maggiori e che possono essere ingerite più facilmente dagli organismi marini. Il divieto di commercializzare prodotti di plastica usa e getta contribuirebbe in parte a diminuire la diffusione delle microplastiche.

Con la proposta votata oggi, il Parlamento Europeo intende limitare l’uso dei dieci prodotti che inquinano di più le spiagge europee: tra questi ci sono posate, piatti e bicchieri di plastica, le cannucce, i contenitori usa e getta per gli hamburger e i cotton fioc in plastica – anche se quelli “originali” prodotti dalla Johnson & Johnson da qualche tempo in Europa vengono prodotti con la carta – e cerca di ridurre l’inquinamento delle attrezzature da pesca. Insieme, questi due gruppi rappresentano circa il 70 per cento dell’inquinamento marino globale.

La direttiva ha l’obiettivo di spingere le aziende europee a sostituire, dove possibile, i prodotti di plastica con altri ecologicamente più sostenibili. Per alcuni, come i bastoncini dei palloncini, non ci sono alternative valide e la prospettiva è quella di eliminarli completamente dal commercio. Il Parlamento Europeo vuole inoltre che entro il 2030 tutti gli imballaggi di plastica siano riutilizzabili o facilmente riciclabili, e per facilitare i produttori ha promesso degli incentivi per lo sviluppo di prodotti meno inquinanti.

La direttiva coinvolge direttamente le aziende che producono prodotti di plastica usa e getta la cui commercializzazione continuerà ad essere permessa: dovranno contribuire ai costi di gestione e bonifica dei rifiuti e sensibilizzazione sull’impatto ambientale di contenitori per alimenti, involucri di vario tipo (patatine, dolciumi, caramelle), contenitori per bevande, sigarette e altri prodotti del tabacco con filtro, salviette umidificate, palloncini e buste di plastica leggere. Chi produce gli attrezzi da pesca dovrà coprire i costi della raccolta quando vengono dismessi, facendosi anche carico dei costi di trasporto e smaltimento, con quote precise di prodotti da riciclare. Secondo la Commissione Europea, che aveva avanzato la proposta preliminare poi ripresa dal Parlamento, se la norma verrà approvata saranno risparmiati 22 miliardi di euro di danni ambientali entro il 2030, e ci sarà un risparmio complessivo per i consumatori nell’ordine dei 6 miliardi di euro.

Diversi parlamentari europei italiani avevano cercato fino all’ultimo di far approvare deroghe e restrizioni meno severe, sostenendo che la proposta del Parlamento Europeo danneggerà soprattutto le aziende italiane. «Nel nostro paese operano 25 imprese leader a livello internazionale che producono unicamente prodotti monouso in plastica. Nel momento stesso dell’approvazione della direttiva rischiano di cessare l’attività perché non esistono i tempi e le condizioni per la riconversione», aveva spiegato al Fatto Quotidiano l’eurodeputato della Lega Oscar Lancini. Non è chiara l’entità del potenziale danno economico per queste aziende.

Un emendamento proposto dal Partito Popolare Europeo, il principale partito di centrodestra, concedeva più tempo alle piccole e medie imprese per adeguarsi alla normativa: ma non è stato approvato, e secondo la proposta del Parlamento tutte le aziende dovranno adeguarsi alla normativa, quando entrerà in vigore. Le scuole e gli ospedali, invece, dovrebbero avere tempo fino al 2023 per eliminare completamente le stoviglie di plastica usa e getta.