Cosa ha detto Report sulla Juventus
Si è parlato dei rapporti non consentiti tra la dirigenza e la tifoseria, soffermandosi sul suicidio di un ex collaboratore della società
Nell’ultima puntata di Report – il programma di giornalismo investigativo di Rai 3 – è stato trasmesso un servizio di Federico Ruffo sull’inchiesta che ha riguardato i rapporti tra la dirigenza della Juventus e la tifoseria organizzata a seguito della squadra, per i quali un anno fa la corte sportiva federale squalificò per tre mesi il presidente Andrea Agnelli e multò la società per 300.000 euro. L’inchiesta sportiva aveva fatto molto discutere perché si era intrecciata – senza coinvolgere nessun dipendente della Juventus – con quella della procura di Torino sulle attività di una cellula della ‘ndrangheta particolarmente presente nella zona settentrionale del Piemonte.
21 aprile 2013. Allo Juventus Stadium si gioca Juve – Milan. In curva sud spunta fuori uno striscione nuovo. “I Gobbi”. Secondo la Procura di Torino è un segnale: significa che la ‘ndrangheta è ufficialmente entrata nella curva della Juventus. #Report #unasignoraalleanza pic.twitter.com/Fe4XQZnmcK
— Report (@reportrai3) October 22, 2018
In questi due ambiti Report ha cercato di ricostruire le vicende collegate alla morte di un tifoso ed ex collaboratore della Juventus, Raffaello Bucci, suicidatosi il 7 luglio del 2016, un giorno dopo essere stato interrogato in procura a Torino per le presunte infiltrazioni della ’ndrangheta nel tifo organizzato juventino. Sulla sua morte è stata aperta un’indagine che è tuttora in corso.
Il servizio andato in onda lunedì sera, della durata di circa un’ora, inizia raccontando la comparsa nella curva dell’Allianz Stadium di Torino nel 2013 di uno striscione — “I Gobbi” — che secondo la procura piemontese avrebbe rappresentato il primo segnale della presenza nel tifo organizzato juventino della cosca ndranghetista Pesce-Bellocco di Rosarno, capeggiata da Saverio e Rocco Dominiello (padre e figlio) dopo un accordo con gli altri cinque gruppi organizzati presenti in curva. Bucci fu per anni uno dei membri più importanti di uno di questi cinque gruppi: i “Drughi”. Fra le mansioni di Bucci all’interno del gruppo c’era il bagarinaggio, pratica considerato illecito amministrativo che frutta tuttora al gruppo decine di migliaia di euro di provenienza illecita in occasione delle partite della Juventus.
Sui telefoni di Bucci, con le foto, ci sono i conteggi del bagarinaggio, partita per partita. Migliaia di tagliandi divisi tra i capi ultras che li richiedevano, tra cui Salvatore Cava dei Drughi e la ‘ndrangheta: Rocco Dominello, il figlio del boss. #Report #unasignoraalleanza pic.twitter.com/YsacJlMVpQ
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Nel 2015 Bucci fu assunto dalla Juventus come “vice supporter liason officer”, una sorta di collegamento tra la tifoseria, di cui faceva parte da tempo, e il club. Nel corso delle indagini sulla sua morte è emerso inoltre che collaborava con i servizi segreti, i quali indagavano a loro volta su infiltrazioni estremiste nel tifo calcistico organizzato. Secondo le testimonianze della sua compagna, e stando anche alle intercettazioni telefoniche del capo della sicurezza del club, Alessandro d’Angelo, nelle ore precedenti al suicidio Bucci era “terrorizzato” dalle reazioni che il suo interrogatorio in procura avrebbe potuto causare in alcuni esponenti del tifo organizzato juventino. Una perizia fatta sul suo corpo dopo la morte indicherebbe inoltre la presenza di traumi e ferite sanguinanti estranee alle dinamiche del suicidio, avvenuto lungo un viadotto dell’autostrada A6 all’altezza di Fossano, ai piedi del quale venne ritrovato il corpo.
«Aveva paura di essere ammazzato, Beppe, continuava a dirci che era un uomo morto. Non capivamo cosa c… dicesse. Ieri continuava a dirci: “Sono un uomo morto!”. Per paura che gli ammazzassero il figlio si è ammazzato lui».#Report #unasignoraalleanza pic.twitter.com/K6L6KkmfGZ
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La puntata prosegue poi aggiungendo testimonianze sulle vicende collegate alla morte di Bucci e ricostruisce l’inchiesta sportiva già passata in giudicato, illustrando i metodi con cui il tifo organizzato juventino era solito introdurre striscioni e altri materiali non autorizzati all’interno dell’Allianz Stadium in accordo con il capo della sicurezza del club, le cui azioni, come testimonia l’inibizione di tre mesi, erano note anche al presidente Andrea Agnelli. Nonostante Report lo abbia sostenuto nel servizio, non è invece stato dimostrato che la società fosse al corrente dell’introduzione di due striscioni durante un derby di Torino con cui il tifo organizzato juventino fece ironie sulla tragedia di Superga, l’incidente aereo del 1949 nel quale morì l’intera squadra del Torino.
La Juventus non ha diffuso risposte ufficiali. Il servizio di Report trasmesso su Rai 3 nella puntata di lunedì 22 ottobre si può rivedere integralmente a questo link.