Sono stati revocati gli arresti domiciliari a Mimmo Lucano, sindaco di Riace
Ma gli è stato imposto il divieto di dimora, dovrà quindi lasciare la sua città
Il Tribunale del Riesame ha revocato gli arresti domiciliari a Mimmo Lucano, il sindaco di Riace arrestato il 2 ottobre per le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Lucano ha comunque ricevuto il cosiddetto divieto di dimora, una misura più tenue degli arresti domiciliari che però gli impedirà di vivere a Riace. Il Tribunale del Riesame ha modificato anche la misura cautelare che era stata imposta alla compagna di Lucano, Lemlem Tesfahun: il divieto di dimora a Riace è stato sostituito con l’obbligo di firma (Tesfahun dovrà quindi presentarsi ogni giorno a una certa ora da un ufficiale di polizia giudiziaria, ma potrà tornare a vivere a Riace).
L’arresto di Lucano era stato molto discusso e commentato, perché il piccolo comune calabrese di cui è sindaco era stato raccontato negli ultimi anni come un modello per l’accoglienza dei migranti. A Riace, che era un paese ormai semideserto, nelle case abbandonate del centro oggi vivono stabilmente centinaia di rifugiati in una specie di sistema di accoglienza diffuso. Per avviare il progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), ricorda il Sole 24 Ore, «sono stati utilizzati immobili abbandonati, costruiti tra agli anni ‘30 e ’60, recuperati con fondi dell’Unione europea e progetti della Regione Calabria». Attorno ai richiedenti sono nati anche posti di lavoro che hanno riqualificato il paese: botteghe artigiane e ristoranti hanno riaperto, sono stati avviati asili, scuole multilingue, orti biologici; le case sono state ristrutturate ed è stato rifatto, tra le altre cose, tutto l’impianto di illuminazione del paese. Ora, per decisione del ministero dell’Interno, i migranti di Riace saranno trasferiti altrove.