Cos’è il backstop
Il termine che in questi giorni sentite citare spessissimo quando si parla di Brexit arriva dal baseball (che a sua volta lo ha preso dal cricket)
La parola backstop è una delle più usate negli ultimi giorni quando si parla dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Possiamo tradurla con “rete di protezione”: nel gergo di chi si occupa di Brexit, indica una soluzione “di sicurezza” sul confine tra Irlanda e Irlanda del Nord nel caso i negoziatori europei e britannici non trovino un accordo complessivo su Brexit. Contrariamente al resto delle parole più usate nel lessico di Brexit, backstop ha un’origine più oscura, e per una ragione precisa: il termine non viene dal gergo politico ma dal baseball.
Nel baseball, sport di grande popolarità negli Stati Uniti ma assai ridotta in Europa, il backstop è il muro o la rete dietro il battitore che evita che la palla finisca fuori dal campo contro qualche spettatore: che si tratti del campetto in un parco o di uno stadio. Nel caso in cui la palla colpita dal battitore finisca nel backstop, allora è una foul ball, e la battuta non è valida (e nel caso abbiate bisogno di un ripassino sulle regole del baseball, potete trovarlo qui).
Il backstop in Brexit invece viene descritto più o meno come una assicurazione che permetterà di avere un confine non rigido tra l’Irlanda del Nord – che fa parte del Regno Unito – e la Repubblica dell’Irlanda una volta formalizzata la separazione del Regno Unito dal resto dell’Unione Europea. In pratica, la situazione rimarrebbe uguale a quella attuale malgrado l’entrata in vigore del nuovo “confine”: l’Irlanda del Nord rimarrebbe nel mercato comune europeo e nell’unione doganale senza quindi che vengano ripristinati i controlli alla frontiera con l’Irlanda.
Così facendo l’Irlanda del Nord continuerebbe di fatto a far parte dell’Unione Europea, almeno dal punto di vista economico, mentre il resto del Regno Unito si troverebbe fuori. Il governo britannico contesta ai negoziatori europei di minacciare quindi l’integrità del Regno Unito, e vorrebbe che in caso di mancato accordo tutto il territorio britannico rimanesse nel mercato unico (cosa che invece non piace all’Unione Europea). Per ora non è dunque ancora molto chiaro come funzionerà il backstop, nonostante alla fine del 2017 entrambe le parti si fossero accordate per crearne uno. La questione del confine irlandese, che metterebbe a rischio gli accordi del Venerdì Santo raggiunti con fatica vent’anni fa, è forse la più delicata e complessa da risolvere per arrivare a un compromesso su Brexit.
Come racconta Politico, il mondo della politica anglosassone non è nuovo ai termini presi in prestito dallo sport, e in particolare dal baseball. Negli Stati Uniti molti politici, tra cui i presidenti Franklin Delano Roosevelt e Dwight Eisenhower, li usavano per farsi capire dalla gente, stabilendo una serie di metafore che anche chi non seguiva il baseball poteva capire. «Essere sotto di tre inning» per indicare una situazione svantaggiosa o «strike» per dire «fuori» sono diventate espressioni comuni anche per il pubblico italiano, soprattutto grazie al cinema. Nel Regno Unito, invece, le cose sono un po’ sfuggite di mano e ora Theresa May, il primo ministro, ha parlato di «un backstop al backstop»: non è ancora chiarissimo cosa intendesse dire, forse un accordo di base sull’accordo di sicurezza in caso di mancato accordo.
La parola backstop riferita a Brexit è stata usata una delle prime volte ancora prima del referendum del giugno del 2016: in un articolo del marzo del 2016 il Times scriveva della possibilità di «un’illimitata rete finanziaria» – un financial backstop appunto – garantita dalla Banca d’Inghilterra per proteggere i mercati nel caso di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. In seguito backstop è stata usata sempre più spesso in riferimento alla questione del confine irlandese, ma non è chiaro chi sia stato il primo ad usarla con quell’accezione.
Secondo il linguista e lessicografo Ben Zimmer, comunque, il termine backstop non è nato negli Stati Uniti ma in Inghilterra, dove veniva usato per indicare una vecchia posizione dello sport più inglese in assoluto: il cricket. (Il cricket è un po’ simile al baseball, ma per quelli che non si ricordano come funziona, qui c’è un altro veloce ripasso). Come fa notare Politico, le somiglianze tra Brexit e il cricket sono considerevoli: possono durare per molto tempo senza che si capisca chi è il vincitore e “in entrambe un inglese si trova uno straniero un po’ ostile che gli lancia qualcosa addosso a grande velocità”.