Forse l’Arabia Saudita sta per cambiare versione su Jamal Khashoggi
Ammetterà l'omicidio dicendo che sia stato "un errore", dopo averlo negato in tutti i modi per due settimane, scrive la stampa internazionale
L’Arabia Saudita si starebbe preparando a dare una nuova versione dei fatti sulla sparizione del giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi, ammettendone l’omicidio. Secondo diverse fonti a conoscenza dei piani sauditi, citate per esempio dal New York Times e da CNN, il governo di Riyadh potrebbe presto ammettere di avere ucciso Khashoggi lo scorso 2 ottobre nel consolato saudita a Istanbul, come sostengono da giorni ricostruzioni giornalistiche e amici e familiari di Khashoggi, ma potrebbe aggiungere di averlo fatto “per errore”, cioè durante un interrogatorio finito male.
Secondo questa ricostruzione, sarebbe stato un agente dell’intelligence saudita amico del potente principe ereditario Mohammed bin Salman a interrogare e uccidere Khashoggi. L’interrogatorio sarebbe stato approvato dallo stesso principe, che avrebbe anche previsto la possibilità di riportare forzatamente il giornalista in Arabia Saudita. La nuova versione dei fatti arriverebbe dopo due settimane di smentite categoriche – la versione del regime e del principe, mai dimostrata da nessuna prova, fin qui è sempre stata che Khashoggi fosse uscito dal consolato sulle sue gambe – servirebbe all’Arabia Saudita per allentare la pressione internazionale e frenare la crisi politica in corso: sarebbe un modo per salvare la faccia, ma potrebbe non essere sufficiente per convincere chi sostiene che quello di Khashoggi sia stato un omicidio premeditato.
La ricostruzione saudita, se diffusa, potrebbe risultare utile anche per gli Stati Uniti e la Turchia, ha scritto il New York Times: potrebbe togliere da una posizione complicata il presidente statunitense Donald Trump, che nei giorni scorsi era stato molto criticato per non avere preteso maggiore chiarezza dalla leadership saudita ed era stato accusato di essere manovrato da Mohammed bin Salman; potrebbe inoltre evitare alla Turchia di dover prendere le distanze dall’Arabia Saudita, paese con cui ha da tempo profonde divergenze in politica estera ma da cui arrivano ingenti prestiti a interessi piuttosto bassi, utili per un’economia in difficoltà come quella turca. D’altra parte il governo turco potrebbe anche trovarsi in difficoltà a gestire la nuova situazione, visto che nelle ultime due settimane ha fatto trapelare moltissime informazioni che indicano la teoria dell’omicidio premeditato.
Per il momento è difficile stabilire con certezza cosa sia successo a Khashoggi, che è sparito lo scorso 2 ottobre dopo essere entrato nel consolato saudita a Istanbul. L’ipotesi più probabile, quella che ormai viene data per certa da quasi tutte le ricostruzioni, è che sia stato ucciso all’interno del consolato da agenti sauditi mandati appositamente dal regime di Riyadh, tra cui un esperto di autopsie, e che il suo corpo sia stato poi smembrato e trasferito in un altro luogo. Intanto nella notte tra lunedì e martedì la polizia turca ha ispezionato il consolato saudita; martedì invece è arrivato a Riyadh il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, per incontrare Salman.