La storia dei bambini stranieri esclusi dalle mense scolastiche a Lodi

Va avanti da diverse settimane ed è la conseguenza di una controversa delibera della nuova sindaca eletta con la Lega

(ANSA)
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Da diverse settimane a Lodi, in Lombardia, una delibera emessa dalla sindaca impedisce a decine di bambini stranieri di pranzare alle mense delle scuole materne ed elementari della città e di utilizzare i relativi servizi di scuolabus. Il numero dei bambini coinvolti oscilla fra i duecento e i trecento, e ad oggi non si intravede una soluzione a breve termine. Del caso di Lodi si sono occupati diversi giornali e tv: per esempio sta circolando un approfondito servizio di Piazzapulita andato in onda due giorni fa che mette in fila dati e storie sulle famiglie coinvolte.

Tutto è iniziato nell’estate del 2017, quando la sindaca Sara Casanova – appena eletta con la Lega – firmò una delibera che modificava le regole per beneficiare delle tariffe agevolate per la mensa scolastica e l’autobus. Fino a quel momento i benefici venivano garantiti in base all’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), un indice che tiene conto dei beni mobili e immobili e in estrema sintesi serve a stabilire la ricchezza di una famiglia. Per l’anno scolastico 2018-2019, quello iniziato poche settimane fa, la delibera prevedeva che i genitori nati fuori dall’Unione Europea dovessero presentare una ulteriore documentazione che attestava la loro nullatenenza nel paese di origine (i bambini coinvolti sono quasi tutti nati in Italia).

Nei mesi scorsi diversi genitori si sono attivati per ottenere certificati che provassero la loro situazione economica nei rispettivi paesi di origine, ma molti hanno scoperto che questo tipo di documenti è molto difficile o addirittura impossibile da ottenere. Il Comune, poi, sembra avere usato criteri molto stringenti per valutare i documenti presentati dai genitori stranieri. Hajat, una donna di origini marocchine, ha raccontato a Piazzapulita di essere andata in Marocco a sue spese per ottenere i documenti che certificano la nullatenenza del suo nucleo familiare: dopo averli trovati li ha presentati al Comune, che però li ha respinti per ragioni che Hajat dice di non aver capito. In un reportage pubblicato dal Fatto Quotidiano, il giornalista Davide Milosa scrive che «alla data del 7 settembre scorso, per il solo servizio mensa sono state presentate in Comune 132 domande: di queste 3, con documentazione ritenuta completa o ancora da valutare; 129 sono state invece rifiutate». Il Corriere della Sera scrive di almeno 318 famiglie coinvolte.

Senza le agevolazioni, queste famiglie vengono inserite nella fascia economica più alta e sono costrette a pagare 5 euro per ogni pasto, e 210 euro a trimestre per l’uso dello scuolabus: cifre che molti non si possono permettere, e che di fatto escludono i loro figli da servizi che invece vengono garantiti ai figli dei cittadini italiani. Il risultato è che in assenza dei servizi di autobus e di mensa scolastica i genitori stranieri sono costretti ad accompagnare e riprendere i figli a scuola sia al mattino sia durante i pasti, per dargli da mangiare a casa. Due scuole permettono eccezionalmente ai bambini di portarsi il cibo da casa e mangiare in aule separate dalla mensa: la possibilità di portare a scuola del cibo preparato a casa è teoricamente prevista da una recente sentenza del Consiglio di stato, che però non è ancora stata recepita dalla legge italiana.

La situazione di queste settimane ha generato diversi episodi spiacevoli, raccontate dai giornali: all’ingresso di una mensa scolastica, ad esempio, è comparsa una guardiana con il compito di controllare che solo i bambini in regola potessero accedere al pranzo. Il Corriere della Sera fa notare poi che durante la ricreazione di metà mattina lo yogurt che viene dato per merenda viene servito quasi solo ai bambini figli di genitori italiani.

In un primo momento, intervistata a settembre da Repubblica, la sindaca Casanova aveva difeso la sua delibera, spiegando: «[perché] devo agevolare io queste persone o questi stati che non producono, eventualmente, questa documentazione – che poi è tutto da verificare – a discapito invece dei cittadini che normalmente devono presentare una marea di carte e documenti e ne hanno diritto?».

La settimana scorsa il Comune ha poi approvato un ordine del giorno che prevede che ogni richiesta di agevolazioni sia riesaminata. Casanova ha spiegato al Corriere della Sera che l’impianto della delibera resta in piedi, e che chiederà ai genitori di fornire ulteriori documenti: «se non sarà possibile, verificheremo con le autorità dei Paesi d’origine il motivo per cui non si possono produrre gli atti. Non basta che siano le famiglie a dirci che i documenti non ci sono, ce lo dica il consolato o l’ambasciata. A quel punto, a istruttoria conclusa, daremo un indirizzo». Sembrano operazioni piuttosto lunghe e non è chiaro se la situazione cambierà già nelle prossime settimane.

Del caso di Lodi si stanno già occupando due associazioni molto esperte di protezione degli stranieri, come l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e il Naga: secondo il Fatto Quotidiano, le due associazioni hanno già presentato dei ricorsi civili al Tribunale di Milano per discriminazione su base etnica.