Per l’Arabia Saudita inizia a mettersi male
La sparizione del giornalista Jamal Khashoggi sta causando le prime conseguenze nel mondo economico e degli investimenti, e per i sauditi è una pessima notizia
L’Arabia Saudita sta cominciando a subire le prime conseguenze concrete per il suo coinvolgimento nella sparizione del giornalista dissidente saudita Jamal Khashoggi, che con tutta probabilità è stato ucciso nel consolato saudita a Istanbul il 2 ottobre.
Richard Branson, imprenditore britannico fondatore di Virgin Group, ha annunciato venerdì di avere interrotto i colloqui con il fondo sovrano saudita per un investimento di un miliardo di dollari nelle società spaziali Virgin Galactic e Virgin Orbit. I colloqui erano iniziati nell’ottobre 2017 ed erano stati approvati dal potente principe ereditario Mohammed bin Salman, considerato oggi l’uomo più potente del regno: facevano parte del tentativo dell’Arabia Saudita di diversificare la sua economia, rendendola meno dipendente dallo sfruttamento del petrolio.
Branson ha detto: «Quello che si dice sia successo in Turchia attorno alla sparizione del giornalista Jamal Khashoggi, se confermato, cambierebbe chiaramente la possibilità di ognuno di noi in Occidente di fare affari con il governo saudita». Branson ha anche aggiunto di avere sospeso il suo lavoro di supervisione di due progetti sauditi legati al turismo nel Mar Rosso.
Branson non è l’unico ad avere preso le distanze dall’Arabia Saudita. Diversi imprenditori – tra cui il CEO di Uber Dara Khosrowshahi e il co-fondatore di AOL Steve Case – e diversi gruppi editoriali – tra cui New York Times, Economist e Financial Times – hanno annunciato nelle ultime ore la loro rinuncia a partecipare a un importante summit economico fissato alla fine di ottobre a Riyadh, la capitale saudita, nel quale si sarebbe dovuto parlare molto di investimenti.
Non è un problema trascurabile per la leadership saudita: stringere legami con società occidentali e “ripulire” la propria immagine all’estero erano due dei principali obiettivi che si era dato Mohammed bin Salman da quando è diventato il capo indiscusso del regno. Per il momento, invece, ha confermato la sua presenza al summit il segretario del Tesoro statunitense, Steve Mnuchin, cosa che dimostra la riluttanza dell’amministrazione americana a prendere le distanze dall’Arabia Saudita, storico alleato degli Stati Uniti su cui il presidente Trump ha investito molto.
Finora l’Arabia Saudita ha negato qualsiasi coinvolgimento nella sparizione di Khashoggi, ma non ha fornito alcuna prova a sostegno della sua posizione. Venerdì funzionari turchi coinvolti nelle indagini hanno informato i loro corrispettivi statunitensi di avere prove audio e video dell’omicidio di Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul. I video non sono ancora stati diffusi, ma le prove e le ricostruzioni raccolte finora sembrano confermare questa tesi.