Cosa cambia mezzo grado
Dobbiamo evitare che la temperatura media aumenti di più di 1,5 °C e arrivi a 2 °C, dice l'ONU: sembra poco ma può cambiare moltissimo per milioni di specie, compresa la nostra
Il nuovo rapporto sul clima diffuso lunedì 8 ottobre dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) delle Nazioni Unite, e basato su migliaia di ricerche scientifiche, dice che contro il riscaldamento globale non c’è più tempo da perdere e che i prossimi 12 anni saranno cruciali per evitare che l’aumento della temperatura media globale sia superiore a 1,5 °C. Quel limite è ritenuto una soglia di sicurezza accettabile per avere effetti contenuti e gestibili, riducendo i rischi che comporterebbe un aumento fino a 2 °C.
Mezzo grado centigrado di differenza può sembrare poca cosa, ma il rapporto mostra che è sufficiente davvero poco perché decine di milioni di persone in più soffrano le conseguenze della siccità, delle ondate di caldo e delle inondazioni lungo le aree costiere. In quel mezzo grado, ci potrebbe essere la differenza tra avere ancora barriere coralline vive e la presenza di ghiacci nelle estati Artiche o vivere in un pianeta senza coralli, con gravi danni per gli ecosistemi marini, e senza ghiaccio al Polo Nord per ampi periodi dell’anno.
Ondate di caldo
1,5 °C – 14 per cento della popolazione
2 °C – 37 per cento della popolazione
Le ondate di caldo sarebbero molto più frequenti e prolungate nel caso di un aumento di 2 °C della temperatura media globale, rispetto allo scenario di 1,5 °C. Le giornate di “caldo anomalo” ai tropici sarebbero molte di più.
Siccità
1,5 °C – Oltre 350 milioni di persone
2 °C – Oltre 411 milioni di persone
Tra le zone più interessate da fenomeni di prolungata siccità, dice l’IPCC, ci sarà l’area del Mediterraneo, che già oggi deve fare i conti con estati più torride e secche per lunghi periodi. Molti paesi del Mediterraneo potrebbero assistere a una riduzione del 9 per cento dell’acqua disponibile a 1,5 °C, mentre nel caso di un aumento di 2 °C si arriverebbe al 17 per cento di acqua in meno.
Coltivazioni
Prolungati periodi di siccità renderebbero ancora più complicata la coltivazione dei terreni in aree già interessate dalla mancanza d’acqua. Le difficoltà più grandi saranno nell’Africa subsahariana, nel Sudest asiatico, nell’America Centrale e in quella del Sud.
Artico
1,5 °C – Presenza della calotta di ghiaccio in estate
2 °C – Artico libero dai ghiacci in estate
Il rapporto stima che mantenendosi entro gli 1,5 °C di aumento della temperatura la calotta di ghiaccio al Polo Nord si preserverà, almeno in parte, anche in estate. A 2 °C di aumento diventa invece 10 volte più probabile che i ghiacci si sciolgano completamente durante il periodo estivo, mettendo in pericolo numerose specie come balene, foche, orsi polari e uccelli marini. La mancanza di ghiaccio potrebbe per contro favorire il passaggio delle navi commerciali nella zona, e dare nuove opportunità per la pesca.
Barriere coralline
1,5 °C – Morti di massa dei coralli molto frequenti
2 °C – Sostanziale scomparsa delle barriere
La scomparsa delle barriere coralline avrebbe effetti irreversibili non solo per i coralli, ma anche per le numerose altre specie che popolano i loro habitat. Le barriere coralline contribuiscono inoltre alla protezione di migliaia di chilometri di coste, lungo le quali vivono circa 500 milioni di persone.
Flora e fauna
Molte specie perderanno spazi e territori in cui oggi vivono normalmente, a causa delle condizioni più estreme dei loro habitat. Anche in questo caso 0,5 °C di aumento medio della temperatura potrebbero fare la differenza. Se si restasse entro gli 1,5 °C si stima che la riduzione delle dimensioni degli habitat riguarderebbe il 6 per cento degli insetti, l’8 per cento delle piante e il 4 per cento dei vertebrati. Nel caso di 2 °C, le percentuali raddoppierebbero.
Innalzamento dei mari
1,5 °C – Tra 31 e 69 milioni di persone interessate entro fine secolo
2 °C – Tra 32 e 80 milioni di persone interessate entro fine secolo
Mezzo grado centigrado potrebbe fare la differenza nei piccoli stati insulari, tra i più esposti all’aumento del livello del mare. Il rapporto dell’IPCC parla di 10 centimetri di innalzamento medio dei mari, un dato che può sembrare poca cosa “spalmato” sull’intero pianeta, ma che in realtà implica enormi cambiamenti per milioni di persone che dovranno spostarsi più nell’entroterra rispetto alle zone costiere finora abitate.
Tendiamo a pensare che l’innalzamento dei mari sia uniforme, ma gli oceani non si comportano come semplici vasi comunicanti. Numerosi fattori, come la conformazione delle coste e dei fondali, l’influsso della gravità e il fatto che la Terra non sia una sfera perfetta fanno sì che il livello del mare relativo alle coste non sia distribuito uniformemente. Nei 10 centimetri di dato medio sono quindi compresi luoghi dove il livello del mare potrà alzarsi molto di più, inondando e coprendo intere aree costiere.
Pericoli concreti
Gli scienziati dell’IPCC spiegano che i rischi elencati nel loro rapporto sono concreti, e che bisogna agire in fretta per limitarne il più possibile gli effetti. Nonostante si parli da decenni di limitare le emissioni nell’atmosfera di anidride carbonica, il principale gas serra, i governi hanno rinviato così a lungo da avere ormai reso inevitabile un aumento di 1,5 °C della temperatura media globale. Il processo è già in corso e raggiungeremo quella soglia probabilmente già nel 2030. Questa è l’ipotesi nel migliore dei casi, perché secondo l’IPCC agli attuali ritmi potremmo arrivare a un aumento di 2 °C nello stesso periodo, anche se smettessimo di immettere così tanta anidride carbonica in atmosfera e iniziassimo a rimuoverla, con sistemi ancora sperimentali e non molto affidabili per conservarla nel sottosuolo.
La soglia dei 2 °C
L’Accordo di Parigi, il più importante documento internazionale per contrastare il cambiamento climatico sottoscritto da quasi tutti i paesi del mondo nel 2015, contiene un impegno da parte dei governi a tenere l’aumento della temperatura media globale sotto i 2 °C, con un ulteriore impegno a sforzarsi per rimanere entro gli 1,5 °C. Sulla base del nuovo rapporto IPCC sembra alquanto improbabile che la promessa possa essere mantenuta, considerato che già entro 12 anni potremmo arrivare a 1,5 °C in più e probabilmente superarli. Per molti ricercatori lo stesso aumento di 2 °C è una semplice aspirazione, perché agli attuali ritmi sembra essere molto più probabile un aumento fino a 3 °C.