In Lettonia i filorussi sono il primo partito
Alle elezioni hanno preso il 19 per cento dei voti: ora dovranno formare una coalizione con qualche altro partito per governare
Sabato in Lettonia ci sono state le elezioni politiche e il Partito Socialdemocratico “Armonia” (Saskaņa), di orientamento filorusso, è diventato la prima forza del paese ottenendo il 19 per cento dei consensi. Un nuovo partito populista, Chi Possiede lo Stato (KPV LV) – formato nel 2016 e di orientamento conservatore – ha ottenuto il 14 per cento dei voti, affermandosi come seconda forza politica. Il Nuovo Partito Conservatore (JKP), nato come partito anticorruzione, è il terzo partito con oltre il 13 per cento dei voti. I tre partiti della coalizione di centrodestra attualmente al governo hanno perso la maggioranza, fermandosi complessivamente al 27 per cento.
In passato Armonia era stato tenuto fuori dalle coalizioni di governo: adesso, però, potrebbe governare se si alleasse con i due nuovi partiti che si sono piazzati secondo e terzo, un’ipotesi considerata plausibile ma non la più probabile. Insieme, i tre partiti hanno ottenuto 55 dei 100 seggi del Saeima, il parlamento unicamerale della Lettonia: Armonia ne avrà 24, il JKP 16 e il KPV LV 15. In tutto i partiti ad aver superato la soglia del 5 per cento necessaria per entrare nel Saemia, sono sette, contro i sei della precedente legislatura.
Sembra comunque difficile che il presidente Raimonds Vējonis assegni l’incarico al candidato a primo ministro di Armonia, Vjačeslavs Dombrovskis, ed è più probabile che prima si provi a formare una coalizione tra i partiti di centro con la possibile partecipazione del Nuovo Partito Conservatore. È comunque probabile che passeranno settimane prima che si trovi un accordo, visto che tutte le possibilità di alleanza presentano dei problemi di divergenze politiche.
Il risultato deludente della coalizione di governo – composta dall’Unione dei Verdi e dei Contadini e dai partiti Unità e Alleanza Nazionale – è stato dovuto secondo gli osservatori alla sua incapacità di contrastare corruzione e riciclaggio di denaro, due dei temi di cui si è parlato di più in campagna elettorale.
La Lettonia è uno stato di 1,95 milioni di abitanti grande all’incirca quanto metà della Grecia: confina con gli altri paesi baltici, l’Estonia e la Lituania, oltre che con la Bielorussia e la Russia. Fino al 1991 faceva parte dell’Unione Sovietica, mentre dal 2004 è membro dell’Unione Europea e della NATO, che ha più di mille soldati nel paese. Il confine con la Russia è lungo 276 chilometri e circa un quarto della popolazione è russofono: è il segmento che ha principalmente contribuito al risultato di Armonia.
La linea ufficiale del partito, che recentemente si è ammorbidita, è di voler continuare a far parte dell’Unione Europea e della NATO, ma al contempo rafforzare i legami economici con la Russia. Armonia, però, ha messo fine al suo accordo di cooperazione con il partito del presidente russo Vladimir Putin soltanto l’anno scorso e per questo, secondo molti lettoni, la sua trasformazione è solo superficiale. Il politologo dell’Università della Lettonia Janis Ikstens ha detto all’agenzia di stampa Reuters che visto il risultato delle elezioni è improbabile che il nuovo governo si avvicini alla Russia in politica estera, perché Armonia non potrà governare da sola.