Il turismo attorno a Pablo Escobar, a Medellín
Da qualche anno si organizzano tour per visitare i luoghi del più noto e potente narcotrafficante di sempre, ma le cose ora potrebbero cambiare
Il 2 dicembre 1993 Pablo Escobar, uno dei trafficanti di droga più ricchi e violenti di sempre, fu ucciso in una sparatoria con la polizia a Medellin, la città della Colombia dove era nato e dove aveva costruito il suo impero criminale ed economico. Negli ultimi 25 anni la città è cambiata in maniera massiccia, ma il suo rapporto con Escobar è rimasto controverso. Il recente successo della serie tv Narcos, e di molte altre simili, ha moltiplicato l’interesse turistico verso i luoghi di Escobar a Medellin. Il sindaco della città ha annunciato di recente di voler provare a cambiare le cose, rifiutando la celebrazione di Escobar come una specie di “personaggio pop”, ma non sarà facile superare le resistenze di una parte della popolazione locale.
Per Medellin, infatti, Escobar non fu solo un potente trafficante. Con i soldi provenienti della vendita della cocaina, il suo cartello criminale costruì e modificò il paesaggio urbano della città. Nei suoi primi anni di attività nel traffico di droga, Escobar riciclò enormi quantità di denaro in grandi opere pubbliche e nella costruzione di case per famiglie povere. Ancora oggi c’è un quartiere della città che viene chiamato informalmente “quartiere Pablo Escobar”, dove ci sono murales che lo ritraggono, immagini e frasi che lo celebrano, e dove alcuni negozi locali fanno affari vendendo souvenir a tema. Il rapporto tra gli abitanti di Medellín e il ricordo di Escobar è complicato: i membri della troupe di Narcos, per esempio, hanno raccontato di avere incontrato molte resistenze da parte della popolazione locale durante le riprese, soprattutto all’inizio.
Una delle mete turistiche più popolari a Medellin per chi vuole scoprire i luoghi di Escobar è Mónaco, edificio di sei piani che fu bombardato nel 1988 dal cartello di Cali, gli allora rivali di Escobar. Mónaco non era solo la casa della famiglia di Escobar, ma anche il posto dove i nemici del cartello più potente di Medellin erano torturati e uccisi. Le altre tappe obbligate per chi è interessato a questo tipo di turismo sono la tomba di Escobar, la residenza Nápoles, dove la sua famiglia andava a stare fuori da Medellin, e la Catedral, la prigione che fu costruita per lui – e che fu in parte pensata da lui – a seguito di un accordo con il governo colombiano.
Uno dei primi a iniziare i tour nei luoghi di Escobar è stato Jhon Jairo Velásquez, detto “Popeye”, ex sicario del cartello di Medellín che negli anni Ottanta e Novanta uccise decine di persone per conto del gruppo criminale. Uscito dal carcere, nel 2016 Velásquez cominciò a vendere DVD e organizzare tour in giro per Medellín. Aprì inoltre un canale YouTube che si chiama “Popeye arrepentido” (“Popeye pentito”), dove per esempio posta dei video per raccontare come uccise alcune delle vittime delle violenze del cartello. Luis Hernando Mejía, che rappresenta l’associazione di vicini nella zona dove si trova l’edificio Mónaco, ha detto al New York Times: «È come se membri di al Qaida organizzassero tour a New York per spiegare come pianificarono l’11 settembre». A maggio Velásquez è stato arrestato di nuovo con l’accusa di estorsione.
Da tempo Medellín – o per lo meno una sua parte – sta cercando di lasciarsi alle spalle il passato, ha scritto il New York Times. Oggi è una città trasformata rispetto agli anni delle violenze dei cartelli della droga, e attrae architetti di fama internazionale, start-up tecnologiche e ristoranti alla moda. Lo scorso aprile il sindaco della città, Federico Gutiérrez, ha promesso di demolire il Mónaco per costruire un parco in onore delle vittime del cartello di Medellín. Il suo obiettivo è trasformare i luoghi che oggi sono sfruttati dal turismo attorno a Escobar in musei che ricordino le vittime delle violenze del cartello criminale.