La lettera della Commissione Europea all’Italia sul DEF
Dice che è «fonte di seria preoccupazione», ed è solo la prima delle molte valutazioni che la legge di bilancio riceverà dall'Europa
Venerdì la Commissione Europea ha inviato una lettera al ministero dell’Economia italiano per commentare la Nota di aggiornamento al DEF, il documento che contiene le intenzioni di spesa e le previsioni di crescita e di indebitamento del governo, esprimendo «seria preoccupazione». La lettera è firmata dal vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e dal commissario agli affari monetari Pierre Moscovici. Sottolinea come l’intenzione del governo di alzare il deficit al 2,4% nel 2019, per poi abbassarlo al 2,1% nel 2020 e all’1,8% nel 2021, sia «una deviazione rispetto al percorso di bilancio indicato dal Consiglio dell’Unione», e chiede che il governo «assicuri che la manovra sia in linea con le regole fiscali comuni» dell’eurozona.
Il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha detto: «Ai partner europei spiegherò perché abbiamo ritenuto necessario scostarci dal percorso che era stato precedentemente concordato. Ovviamente quando accade questo, la Commissione risponde, farà dei rilievi e apriremo un dialogo costruttivo su come andare avanti».
Il maggiore motivo di scontro tra Italia e Unione Europea è la previsione del deficit, cioè la differenza tra quanto lo Stato incassa e quanto intende spendere: già la scorsa settimana il governo aveva deciso di alzarlo fino al 2,4 per cento del PIL, dopo un duro scontro tra il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio e il ministro Tria. Inizialmente il governo prevedeva di mantenere il deficit al 2,4 per cento del PIL per tre anni, ma in seguito alle pressioni dei mercati finanziari e, secondo i giornali, del presidente della Repubblica, la stima è stata abbassata per il secondo e il terzo anno. In molti hanno espresso altre perplessità sul documento, in particolare per le previsioni molto ottimiste del governo sulla crescita del PIL: la spiegazione nel dettagli è qui.
È una lettera che non ha valore vincolante e che commenta solo in generale le intenzioni del governo, visto che la manovra finanziaria per il 2019 non è ancora stata approvata: il 15 ottobre il governo invierà alla Commissione il “Documento Programmatico di Bilancio” (DPB), nel quale sono indicate nel dettaglio le spese che il governo stima per l’anno successivo, le entrate che si aspetta, oltre che le risposte alle raccomandazioni ricevute dalla Commissione. IL DPB non conterrà o dettagli sulle misure che il governo intende intraprendere (come il provvedimento impropriamente chiamato “reddito di cittadinanza”), ma saranno precisati l’entità delle spese che il governo vuole affrontare e gli effetti che avranno sulla crescita economica e quindi sul bilancio. Entro la fine di ottobre, la Commissione invierà una lettera al governo, chiedendo con ogni probabilità di modificare il DPB. Alla probabile risposta negativa seguirà una valutazione formale della Commissione, che dovrebbe arrivare entro fine novembre.
Nel frattempo, entro il 20 ottobre, il governo deve presentare in Parlamento lil disegno di legge relativo alla legge di bilancio (cioè la manovra Finanziaria), la legge più importante dell’anno, quella che contiene l’autorizzazione al governo da parte del Parlamento a prelevare il denaro pubblico necessario a esercitare le funzioni fondamentali dello Stato. Entro il 31 dicembre le camere devono entrambe aver approvato la legge di bilancio, dopo i molti emendamenti che saranno presentati dai parlamentari per finanziare progetti che stanno loro a cuore.
Nei primi mesi del 2019 la posizione dell’Italia sarà esaminata al Consiglio dell’Unione Europea. Viste le sue decisioni sul bilancio, la Commissione con ogni probabilità chiederà che nei confronti del nostro paese venga rilevata l’esistenza di un deficit eccessivo, che a sua volta comporterà l’inizio di una procedura per la correzione di questo deficit. Significa che il governo italiano sarà osservato in maniera più stringente dalla Commissione e che gli sarà richiesto di fornire piani per correggere il suo deficit eccessivo. È possibile che il nostro paese venga sanzionato per il mancato rispetto dei parametri europei, ma in passato la Commissione non è mai arrivata a tanto, nonostante quasi tutti gli stati membri si siano trovati in passato in tale situazione (compresa l’Italia, che è uscita dall’ultima procedura per deficit eccessivo nel 2013, senza subire alcuna sanzione economica).