Come sono i giorni in un piccolo villaggio lappone

Dal 2005 la fotografa Celine Clanet ha visitato diverse volte Máze, un piccolo villaggio nella Lapponia norvegese di cui ha ritratto persone, case, animali e paesaggi dando l’immagine di un posto che per lei è “un simbolo ambivalente di resistenza e impotenza”. Spiega di aver incontrato persone “tranquille, a volte malinconiche, affascinanti, che sono molto orgogliose del loro villaggio e del loro territorio”. Spesso le ha ritratte con un binocolo, che i lapponi tengono a portata di mano per guardarsi in giro tra i paesaggi bianchi che li circondano.

Parlando di Máze, Clanet spiega che lì predominano “l’orgoglio e la diffidenza, la solitudine e la grande bellezza”. Nelle foto ci sono i momenti che ha condiviso con gli abitanti del villaggio negli anni, “quando le giornate si allungano e le temperature diventano più miti e si dedicano alle loro attività preferite”: pescare sul lago ghiacciato Suolojávri, andare in motoslitta nella tundra e i momenti passati tra le pelli di renna, in un hytte (casette di legno) o sotto un lávvu (una tenda lappone usata principalmente dai pastori di renne durante le migrazioni).

Nella realizzazione del progetto hanno avuto importanza due idee che spiegano l’immagine di resistenza e impotenza che Clanet attribuisce a Máze: l’idea che i soggetti fotografati avessero rischiato di non essere lì, se negli anni Settanta gli abitanti non si fossero opposti alla costruzione di una centrale idroelettrica che avrebbe inondato i loro territori; e quella che probabilmente non potranno opporsi ai cambiamenti causati dal riscaldamento globale.

Clanet vive e lavora a Parigi, ma è nata e cresciuta sulle Alpi francesi. Potete vedere questo e altri suoi lavori – compreso KOLA, un progetto fotografico di 5 anni sulla Murmansk, una regione della Lapponia russa che è l’oggetto di un nuovo libro in uscita a ottobre – sul suo sito e sul suo account Instagram.