Che succede ora con la manovra?
Quali sono le scadenze e gli scenari ora che il governo ha deciso di sforare tutti i parametri europei e portare il deficit al 2,4 per cento del PIL
La scorsa settimana i leader del Movimento 5 Stelle hanno festeggiato sul balcone di Palazzo Chigi l’approvazione della Nota di aggiornamento al DEF che contiene la decisione di mantenere il deficit al 2,4 per cento del PIL per i prossimi tre anni, un obiettivo su cui i leader del Movimento si erano duramente scontrati con il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Con questo livello di deficit – cioè di spesa di soldi presi in prestito – secondo i leader del Movimento sarà possibile finanziare gran parte delle misure contenute nel programma di governo, in particolare il cosiddetto “reddito di cittadinanza“.
– Leggi anche: Guida alla legge di bilancio
Nonostante i festeggiamenti, però, il percorso che da oggi ci porterà (forse) alla realizzazione delle promesse della coalizione di governo è ancora lunga. La Nota di aggiornamento al DEF approvata la scorsa settimana è solo un documento indicativo, con cui governo e Parlamento si impegnano su un certo livello di spesa per gli anni successivi. Non contiene alcuna norma e non prevede alcuna spesa. A stabilire questi dettagli sarà infatti legge di bilancio, che sarà approvata dal governo nei prossimi giorni, valutata dalla Commissione Europea nelle prossime settimane e quindi approvata dal Parlamento entro la fine dell’anno. Abbiamo messo insieme scadenze e possibili conseguenze delle decisioni prese dal governo.
15 ottobre, consegna del DPB
Entro la metà del mese di ottobre il governo deve informare la Commissione Europea sulle sue intenzioni di spesa per l’anno successivo, in questo caso il 2019. Lo fa inviando alla Commissione il “Documento Programmatico di Bilancio” (DPB), nel quale sono indicate nel dettaglio le spese che il governo stima per l’anno successivo, le entrate che si aspetta, oltre che le risposte alle raccomandazioni ricevute dalla Commissione Europea nel corso dell’anno precedente.
– Leggi anche: La regola del 3 per cento spiegata bene
IL DPB non contiene dettagli sulle misure che il governo intende intraprendere (non ci saranno quindi i particolari di un’eventuale riforma delle pensioni o del “reddito di cittadinanza”), ma saranno precisati l’entità delle spese che il governo vuole affrontare e gli effetti che avranno sulla crescita economica e quindi sul bilancio (qui trovate il DPB per il 2018 se volete farvi un’idea di com’è fatto).
20 ottobre, presentazione della legge di bilancio
Per sapere con esattezza i contenuti della manovra dovremo aspettare al massimo fino al 20 ottobre, il termine entro il quale il governo deve presentare in Parlamento il disegno di legge relativo alla legge di bilancio, la legge più importante dell’anno, quella che contiene l’autorizzazione al governo da parte del Parlamento a prelevare il denaro pubblico necessario a esercitare le funzioni fondamentali dello Stato.
In questa forma la legge di bilancio esiste dal 2016, e per questo spesso si sentono ancora utilizzare i vecchi nomi di questa legge: legge finanziaria, legge di stabilità oppure il più generico “manovra economica”. È dentro questa “manovra” che sono contenute tutte le nuove misure che il governo intende intraprendere, comprensive dei principali dettagli che riguardano la loro applicazione (per esempio chi esattamente potrà andare in pensione anticipata e chi riceverà quanti e quali sussidi).
Ottobre-novembre, la risposta della Commissione
Mentre il governo presenta la legge di bilancio e il Parlamento inizia a discuterla, la Commissione analizzerà il DPB su cui la legge si basa (come abbiamo visto, nel DPB sono indicate in linea di massima le spese e i principali interventi che saranno poi dettagliati nella legge di bilancio). Visto che l’Italia non rispetterà gli accordi sulla riduzione del deficit e del debito, entro la fine di ottobre la Commissione farà ufficialmente richiesta di modificare il documento tramite una lettera firmata dai commissari competenti.
Il governo ha già fatto sapere che non intende modificare le sue intenzioni di spesa, e quindi è quasi sicuro che la Commissione darà un “parere negativo” sul DPB. Questo parere sarà probabilmente pubblicato intorno al 21 novembre, e in ogni caso non dopo la fine del mese. Per il momento, questa decisione non avrà ancora conseguenze concrete. Qualsiasi azione suggerita dalla Commissione, infatti, dovrà essere confermata dal Consiglio dell’Unione Europea a cui partecipano i capi di governo e i ministri dei paesi membri.
31 dicembre, approvazione della legge di bilancio
Entro il 31 dicembre le camere devono entrambe aver approvato la legge di bilancio. La legge arriva in Parlamento sotto forma di disegno di legge e le camere possono modificarla, sia cambiando le norme introdotte dal governo, sia introducendone di nuove. In questa fase si verifica spesso quello che in gergo viene definito “assalto alla diligenza”, cioè il tentativo dei parlamentari di inserire nella legge degli emendamenti per finanziare progetti che stanno loro a cuore. Anche per questa ragione, il deficit stimato dal governo in genere è sempre un po’ più alto quando la manovra esce dal Parlamento.
Inizio 2019
Nei primi mesi del 2019 la posizione dell’Italia sarà esaminata al Consiglio dell’Unione Europea. Viste le sue decisioni sul bilancio, la Commissione con ogni probabilità chiederà che nei confronti del nostro paese venga rilevata l’esistenza di un deficit eccessivo, che a sua volta comporterà l’inizio di una procedura per la correzione di questo deficit. Significa che il governo italiano sarà osservato in maniera più stringente dalla Commissione e che gli sarà richiesto di fornire piani per correggere il suo deficit eccessivo. È possibile che il nostro paese venga sanzionato per il mancato rispetto dei parametri europei, ma in passato la Commissione non è mai arrivata a tanto, nonostante quasi tutti gli stati membri si siano trovati in passato in tale situazione (compresa l’Italia, che è uscita dall’ultima procedura per deficit eccessivo nel 2013, senza subire alcuna sanzione economica).