Cosa dice il ministro Tria sul DEF e sul deficit al 2,4%
Che è il risultato di una mediazione «non da poco», e che non ha mai minacciato di dimettersi
Il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha dato un’intervista al Sole 24 Ore in cui ha spiegato la sua versione sull’approvazione del DEF da parte del Consiglio dei Ministri, e soprattutto sull’accordo raggiunto per portare il deficit al 2,4 per cento dei prossimi tre anni, una manovra commentata con preoccupazione da molti esperti e analisti. Tria è considerato uno dei ministri più moderati del governo, e da tempo i giornali raccontano di una sua opposizione a un aumento così significativo del deficit, tanto che si era parlato delle sue possibili dimissioni. Tria ha smentito, al Sole:
Sono ministro di un governo, e come tale sono un politico. Non ho mai minacciato le dimissioni. Il deficit al 2,4% è frutto di una negoziazione politica, e assicuro che c’è stata una mediazione e non da poco.
Tria ha poi cercato di rassicurare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ieri aveva ricordato l’importanza costituzionale «dell’equilibrio di bilancio e della sostenibilità del debito pubblico». Tria ha assicurato che c’è un «confronto continuo con il Quirinale». Ha poi negato che il DEF sia una provocazione nei confronti delle autorità europee:
Non si tratta assolutamente di una sfida all’Europa. Può non esserci una coincidenza di valutazione su come operare in modo anticiclico in una fase di frenata dell’economia, ma è essenziale dare una prospettiva chiara a famiglie e investitori per evitare effetti prociclici. Se questo viene compreso, si può aprire una discussione e il giudizio sul 2,4% può cambiare.