Contro la scuola la mattina presto
Sempre più esperti dicono che iniziare le lezioni alle 8 è dannoso, soprattutto per i ragazzi che passano la serata davanti a uno schermo
Il dibattito sull’ora alla quale dovrebbero cominciare le lezioni scolastiche va avanti probabilmente da quando esistono le lezioni scolastiche, ma gli esperti sono sempre più d’accordo sul fatto che l’attuale modello – negli Stati Uniti, dove se ne discute periodicamente, ma anche in Italia, nonostante una minore attenzione dei media – sia inadeguato alle nuove abitudini degli adolescenti: e che sia più facile e giusto cambiare l’attuale modello piuttosto che le abitudini di generazioni di adolescenti. In Italia, come negli Stati Uniti, le lezioni nella maggior parte delle scuole medie inferiori e superiori cominciano prima delle 8.30, spesso alle 8: troppo presto perché i ragazzi dormano le famose otto ore per notte, ritenute necessarie da scienziati e medici perché il cervello di un adolescente funzioni come si deve.
Ne ha parlato sul New York Times Henry Nicholls, insegnante di scienze in un liceo britannico, secondo cui dovremmo considerare “pericolose” le persone che diffondono l’idea che il sonno sia una specie di ostacolo al resto delle attività, o che sia tempo perso. Negli Stati Uniti tre ragazzi su quattro tra i 14 e i 18 anni dormono meno di otto ore per notte, cioè il minimo consigliato dalla American Academy of Sleep Medicine. Le conseguenze della privazione del sonno sono molte, alcune più ovvie e altre meno: si va dalla riduzione di attenzione e memoria ai problemi emotivi, dall’obesità al diabete di tipo 2, dall’ipertensione alle malattie cardiovascolari.
Tra i ragazzi, poi, dormire otto ore per notte è ancora più importante. Durante l’adolescenza, i ritmi biologici cambiano: ragazzi e ragazze diventano molto meno mattinieri e più propensi a stare svegli la sera fino a tardi e a svegliarsi tardi la mattina. Nicholls spiega che non è questione di pigrizia, ma di come il cervello reagisce alla luce. Questo fenomeno naturale si è unito negli ultimi anni a un altro, enorme e ancora poco conosciuto: l’utilizzo massiccio di dispositivi elettronici da parte di quasi tutti noi, ragazzi compresi.
Secondo un recente studio del Pew Research Center, negli Stati Uniti il 95 per cento dei ragazzi tra i 13 e i 17 anni ha accesso a uno smartphone, rispetto al 37 per cento del 2012 e al 73 per cento del 2015. E secondo il Centers for Disease Control and Prevention, circa il 43 per cento degli studenti delle scuole medie superiori stanno al computer o giocano ai videogiochi oltre tre ore in una sera infrasettimanale. Non sono disponibili dati altrettanto attendibili per l’Italia, ma non ci sono motivi per ritenere che le percentuali siano molto diverse. In quest’equazione vanno aggiunti Netflix e YouTube, che in età diverse sono piattaforme capaci di creare grande dipendenza negli adolescenti, oltre al tempo trascorso su Instagram, Snapchat e in misura minore sugli altri social network. Tenendo conto di tutto questo, secondo Nicholls il tempo che gli adolescenti passano quotidianamente davanti a uno schermo arriva ad almeno sei ore ogni giorno.
Dal punto di vista del sonno, è un problema. Gli schermi dei dispositivi elettronici infatti “ingannano” la mente simulando di fatto la luce naturale del giorno e inibendo così la melatonina, l’ormone che segnala al cervello che è ora di addormentarsi, e la cui produzione è legata alla luce percepita.
Secondo Nicholls i genitori dovrebbero imporre dei limiti nell’uso dei dispositivi elettronici la sera, ma è un problema talmente grande e diffuso che le scuole non possono fare finta di niente. Iniziare le lezioni alle 8 significa, per molti ragazzi che viaggiano per raggiungere la scuola, svegliarsi alle 6 o poco dopo: per un adulto equivale ad alzarsi alle 4. Il cervello degli adolescenti è in quest’orario nella sua forma peggiore, e questo crea evidenti problemi nell’apprendimento.
Da anni varie associazioni americane di medici e pediatri consigliano alle scuole di non cominciare le lezioni prima delle 8.30. Ci sono studi americani che sostengono che questo porterebbe grandi benefici economici e una significativa riduzione degli incidenti in auto (negli Stati Uniti l’età minima per guidare, a seconda degli stati, va dai 14 anni e 3 mesi ai 17, e molti studenti usano autonomamente l’auto per andare a scuola). La scorsa settimana il governatore della California Jerry Brown ha respinto una legge approvata dal Parlamento dello stato che avrebbe posticipato obbligatoriamente alle 8.30 l’orario di inizio delle lezioni, a partire dal 2021. Una decisione che «mostra una terribile noncuranza per la scienza e per la salute mentale dei ragazzi», secondo Nicholls.