Due turisti o due agenti segreti russi?
Due siti internet hanno scoperto molte cose sugli uomini accusati di aver tentato di uccidere un'ex spia russa, Sergei Skripal, usando il nervino nel Regno Unito
Nelle ultime due settimane il sito inglese Bellingcat (qui, qui e qui) e quello russo The Insider (qui, qui e qui) hanno pubblicato tre articoli ciascuno su un’ampia inchiesta relativa ai due cittadini russi accusati di avere tentato di uccidere l’ex spia russa Sergei Skripal a Salisbury, nel Regno Unito, lo scorso 4 marzo. I due uomini sono stati identificati dalle autorità con i nomi stampati sui loro passaporti, Alexander Yevgenievich Petrov e Ruslan Timurovich Boshirov, ma sia la polizia britannica che diversi esperti hanno messo in dubbio fin da subito l’autenticità dei documenti. I due sono accusati di omicidio, tentato omicidio, aggressione e possesso e uso di Novichok, agente nervino sviluppato dalla Russia tra gli anni Ottanta e Novanta e usato nell’avvelenamento di Skripal e di sua figlia. Ora Petrov e Borishov si trovano in Russia, ma le possibilità che il governo russo decida di estradarli nel Regno Unito sono praticamente uguali a zero.
L’inchiesta di Bellingcat e The Insider si è basata su alcuni documenti riservati, tra cui i dossier completi sulle identità dei due sospetti, e ha concluso che i due uomini sono agenti operativi dell’intelligence militare russa, più conosciuta con la sigla Gru, cioè l’agenzia già accusata in passato di essere responsabile del tentato omicidio di Skripal. L’inchiesta, molto accurata e ricca di particolari, ha confermato anche la vera identità di uno dei due uomini, il colonnello Anatoliy Chepiga, agente insignito della più alta onorificenza nazionale russa, la medaglia di Eroe della Federazione Russa, che viene consegnata direttamente dal presidente russo Vladimir Putin.
La versione del governo russo e dei due uomini
Fin dai giorni successivi al tentato omicidio di Skripal e sua figlia, il governo russo aveva negato qualsiasi coinvolgimento nella vicenda e aveva definito “paranoia” le accuse che gli erano state rivolte da diversi governi europei, tra cui quello britannico. Il 12 settembre il presidente russo Vladimir Putin aveva ribadito il concetto e il giorno successivo i due sospettati avevano dato un’intervista a Russia Today, televisione russa usata spesso dal governo come canale per la propria propaganda.
Nell’intervista, Petrov e Boshirov avevano sostenuto di essere normali cittadini russi, di non avere nulla a che fare con l’intelligence e di essere andati a Salisbury solo per visitare la cattedrale cittadina. Avevano aggiunto di avere programmato il loro viaggio da diverso tempo e di essere arrivati a Salisbury il 3 marzo, un giorno dopo essere atterrati nel Regno Unito. La loro ricostruzione era sembrata però fin da subito piena di contraddizioni e di cose poco chiare, e non solo perché Salisbury non è affatto una località turistica. L’inchiesta di Bellingcat e The Insider ha smontato pezzo per pezzo la versione del governo russo e quella dei due uomini, che si sono rivelati essere agenti dei servizi segreti militari russi.
I documenti riservati consultati per l’inchiesta
La grossa parte dell’inchiesta di Bellingcat e The Insider è basata sui dossier personali dei due uomini tenuti in un database governativo, incluso il documento identificativo usato da entrambi per circolare in Russia (la nostra carta d’identità, per intenderci).
I due siti sono entrati prima in possesso dei documenti di Petrov, notando diverse cose inusuali. Primo: lo spazio nella pagina dove devono essere indicati i documenti d’identità precedenti e gli altri documenti identificativi era stato lasciato in bianco, come se prima del 2009 – anno di rilascio del documento d’identità – Alexander Yevgenievich Petrov non fosse mai esistito. Secondo: su un altro documento del dossier c’era un timbro con la scritta: «Non si fornisce alcuna informazione», un tipo di timbro che non esiste nei dossier dei documenti identificativi civili normali. Terzo: sui documenti c’era anche una nota scritta a mano che diceva S.S., abbreviazione di di “sovershenno sekretno”, espressione russa per top secret.
Quarto: nel dossier lo spazio riservato ai dati del passaporto internazionale era stato lasciato in bianco, come se Petrov non fosse in possesso di questo tipo di documento. Il sito russo Fontanka ha scoperto che i numeri dei passaporti di Boshirov e Petrov finivano in 1294 e 1297: erano progressivi e quindi rilasciati a brevissima distanza uno dall’altro. Dopo la pubblicazione dell’articolo di Fontanka, Bellingcat e The Insider hanno controllato a chi appartenessero i passaporti i cui numeri terminavano per 1295 e 1296, cioè quelli di mezzo, e hanno scoperto che anche questi erano legati a persone con dossier particolari, con dati incompleti e sospetti.
In un secondo momento, grazie alle ricerche di altri giornali e siti di inchiesta, sono venute fuori informazioni anche sull’identità di Ruslan Timurovich Boshirov. Come nel caso di Petrov, i documenti mostravano delle particolarità: c’era anche qui l’annotazione “top secret”, c’era la pagina di informazioni biografiche lasciata in bianco e c’era il timbro con la scritta «Non si fornisce alcuna informazione». Inoltre non risultava da nessuna parte che prima del 2010 – data di rilascio del documento identificativo interno – esistesse una persona di nome Ruslan Timurovich Boshirov. Anche in questo caso, hanno concluso Bellingcat e The Insider, l’identità sembrava essere stata creata da un giorno all’altro.
Sui documenti a fianco dello strano timbro, inoltre, c’era una sequenza numerica che il quotidiano russo Novaya Gazeta ipotizzò potesse essere un numero di telefono. Diversi giornalisti hanno provato a chiamare e a rispondere è stato il ministero della Difesa russo. In particolare il numero corrispondeva al distretto di Khoroshevskoe, a Mosca, dove si trova il quartier generale dell’intelligence militare russa, la Gru.
Chi è Anatoliy Vladimirovich Chepiga?
Finora l’inchiesta di Bellingcat e The Insider ha scoperto la vera identità di uno solo dei due uomini accusati del tentato omicidio di Skripal: cioè di Borishov, che in realtà è il colonnello Anatoliy Vladimirovich Chepiga, un agente della Gru decorato e con grande esperienza alle spalle. Capire chi sia davvero Borishov non è stato facile, ha raccontato Bellingcat.
Chepiga nacque il 5 aprile 1979 a Nikolaevka, una piccola cittadina vicino al confine tra Russia e Cina. A 18 anni si iscrisse alla scuola militare che si trovava a 40 chilometri da casa sua e che era una delle scuole russe di élite per l’addestramento dei marine e dei “specnaz”, i corpi speciali russi. Dopo essersi diplomato, Chepiga fu arruolato in un’unità dei corpi speciali sotto il comando dell’intelligence militare, la Gru: fu impiegato tre volte in Cecenia e ricevette più di 20 medaglie al valore militare per il suo operato. In un momento non precisato tra il 2003 e il 2010 gli fu data l’identità di Ruslan Boshirov e fu trasferito a Mosca. Nel 2014 ricevette la più alta onorificenza dello stato russo in una cerimonia inusualmente privata, come quella riservata per i gesti di eroismo coperti dal segreto di stato. La medaglia al valore è consegnata direttamente dal presidente Putin: «è molto probabile che Vladimir Putin fosse a conoscenza dell’identità del colonnello Chepiga, considerato che solo una manciata di ufficiali ricevono questo premio ogni anno», ha commentato Bellingcat.
Le precedenti missioni all’estero dei due uomini
Oltre alle ricerche sull’identità dei due uomini, Bellingcat e The Insider hanno controllato i dati relativi al volo aereo verso Londra del 2 marzo e i precedenti viaggi internazionali effettuati con i passaporti intestati a Petrov e Boshirov.
Anzitutto l’inchiesta ha smentito parte della versione che i due uomini avevano dato del loro viaggio nell’intervista a Russia Today. I due avevano detto di avere pianificato da tempo un viaggio nel Regno Unito, ma dalle informazioni disponibili risulta che i biglietti erano stati comprati solo la sera prima della partenza. Inoltre Petrov e Boshirov erano tornati in Russia su due aerei diversi, una circostanza piuttosto inusuale per due amici che vanno in un viaggio di piacere insieme.
Bellingcat e The Insider hanno ricostruito i movimenti di Petrov nel periodo di validità del passaporto, dalla metà del 2016 ad oggi: i viaggi sono stati frequenti, spesso più di uno al mese, principalmente in città dell’Europa occidentale (Amsterdam, Londra, Parigi, Francoforte, Ginevra). In particolare c’è un viaggio per nulla simile a quello che farebbe un civile russo senza attività nascoste o illegali di qualche tipo. L’11 luglio 2016 Petrov superò il confine russo ed entrò in Kazakhstan in autobus. Disse alle autorità kazake che la sua ultima destinazione era Pechino, anche se distante oltre 5mila chilometri: «È possibile che abbia dato quella destinazione come diversivo, o che pianificasse di arrivare via terra ad Astana [la capitale del Kazakistan, ndr] e poi prendere un aereo per la Cina», ha scritto Bellingcat, che però non è riuscito a localizzare i movimenti di Petrov nei successivi 15 giorni, quando lo stesso Petrov riapparve a bordo di un volo che lo riportava a Mosca: da Tel Aviv, in Israele.
Cosa rimane da scoprire?
Bellingcat e The Insider, insieme a diversi altri siti russi, stanno continuando a indagare sull’identità dei due uomini accusati del tentato omicidio di Skripal.
Bellingcat ha anche scritto che una fonte di un’agenzia di sicurezza dell’Europa occidentale gli ha riferito che a un certo punto Petrov e Borishov furono arrestati in territorio olandese. Non si hanno però informazioni né sul quando né sul perché. Nella primavera del 2018 alcuni media europei parlarono dell’arresto e dell’espulsione dai Paesi Bassi di due spie russe non identificate. Fonti di polizia dissero che le due spie erano state arrestate perché avevano cercato di trasportare illegalmente del materiale informatico in Svizzera, allo scopo di infiltrarsi nel Laboratorio Spiez, istituto svizzero per la protezione contro minacce nucleari, biologiche e chimiche. Il Laboratorio stava lavorando tra le altre cose nell’ambito delle indagini sugli attacchi chimici compiuti in Siria, dove la Russia è alleata con il regime di Bashar al Assad, e in quelle sull’avvelenamento di Skripal.
Bellingcat e The Insider hanno scritto che tra le altre cose stanno anche continuando a indagare per scoprire se i due uomini arrestati fossero davvero Petrov e Borishov.