In Congo l’epidemia di ebola sta peggiorando per gli attacchi di un gruppo ribelle
Nel nord del paese c'è il rischio di una rapida diffusione del virus, anche per la riluttanza della popolazione a farsi vaccinare
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha detto martedì che in alcune zone settentrionali della Repubblica Democratica del Congo è tornato il rischio di una rapida diffusione del virus ebola. Almeno 10 persone sono morte nelle ultime settimane, mentre altre 150 sono già state contagiate. Le autorità sanitarie locali hanno ripreso la campagna di vaccinazioni, senza però riuscire finora a raggiungere alcune zone delle province di Ituri e di Kivu Nord a causa degli attacchi compiuti da un gruppo di ribelli locali, le Forze democratiche alleate (ADF è la sigla in inglese con cui sono più note). Secondo l’OMS la situazione potrebbe peggiorare nelle prossime settimane, sia per l’instabilità dell’area che per la riluttanza della popolazione a farsi vaccinare.
La campagna di vaccinazioni è ripresa mercoledì dopo due giorni di sospensione a causa delle violenze. Nonostante di recente il numero di nuovi contagi di ebola per settimana si sia ridotto da circa 40 a 10, e nonostante più di 11mila persone siano già state vaccinate, ci sono ancora molti ostacoli per riuscire a fermare la diffusione del virus, ha detto Peter Salama, il capo delle emergenze dell’OMS.
Gli attacchi dell’ADF, considerato il gruppo armato più violento e attivo nella regione, sono il principale motivo della lentezza della campagna vaccinale. Sabato scorso i miliziani del gruppo hanno assaltato alcune aree della periferia della città di Beni, nella provincia del Kivu Nord, prima di attaccare la città di Oïcha, poco più a nord, incendiando case, uccidendo almeno un uomo e sequestrando una donna e 14 bambini. Negli ultimi giorni l’esercito congolese ha risposto all’ADF uccidendo diversi miliziani, ma la crisi non si è ancora risolta. La città di Oïcha, dove ci sono due casi confermati di persone contagiate da ebola, è quasi interamente circondata dai miliziani dell’ADF, mentre a Beni, considerato l’epicentro dell’epidemia, le autorità sanitarie non sono riuscite a raggiungere alcuni casi sospetti registrati in precedenza.
Un altro problema serio è la riluttanza di buona parte della popolazione a farsi vaccinare o a sottoporsi trattamenti medici. Salama ha spiegato che alcune persone delle due province colpite stanno lasciando le loro case e scappando nella foresta per evitare i controlli, con il rischio di contagiare persone sane. Circa l’80 per cento dei contagiati, ha aggiunto Salama, decide di non mettersi più in contatto con le autorità sanitarie una volta diagnosticato il virus. A Beni, inoltre, la popolazione sfiancata dalle violenze dell’ADF se l’è presa con il governo congolese, accusato di non fare abbastanza: negli ultimi giorni in città sono state organizzate manifestazioni e proteste, a cui la polizia ha risposto anche con l’uso di lacrimogeni.
L’OMS ha stimato che serviranno diversi mesi per contenere l’epidemia, molti più dei tre inizialmente previsti.