Il cinquantenario del Grande disastro del carrello del tè del ’68
O forse era il '67? Le testimonianze dei colleghi di Bristow, ancora oggi confuse e intimorite, divergono
Leggendo l’aneddoto con cui iniziava la newsletter del Post di lunedì, una lettrice ci ha scritto segnalando la necessità di ricordare un evento storico memorabile di cui ci era sfuggita la ricorrenza.
Quello dell’ottobre 2011 è stato un po’ il vostro personale “Grande Disastro del Carrello del Tè del ’68”! Lo commemorate in qualche modo?
Il fatto è che – abbiamo provveduto a delle ricerche – il Grande disastro del carrello del tè non è facilmente collocabile storicamente: alcuni testimoni lo collocano nel ’67, altri nel ’68, altri ancora nel ’64. Per non parlare della sua esatta dinamica, rimasta sempre misteriosa anche per i più assidui lettori di Bristow, l’amatissima striscia a fumetti creata da Frank Dickens e pubblicata quotidianamente (sul Press and Journal di Aberdeen prima, poi sull’Evening Standard di Londra e in molti paesi del mondo) per oltre cinquantun anni dal 1961 al 2012.
Bristow è un impiegato dell’ufficio acquisti della Chester Perry, modello di mille grandi aziende del mondo e lui simbolo di tutti gli impiegati del mondo: una sorta di Cipputi impiegatizio, per i lettori italiani che abbiano maggior familiarità con i personaggi di Altan. Bristow è un pendolare, ha molti colleghi personaggi delle storie insieme al piccione sul davanzale, ha grandi sogni: e nelle conversazioni coi colleghi, negli anni, è occasionalmente citato con discrezione, imbarazzo o terrore “il grande disastro del carrello del tè“, tormentone rimasto indimenticato ai lettori, compresa la lettrice della newsletter del Post (Bristow veniva tradotto in Italia su Linus). Quest’anno, o forse l’anno scorso, il grande disastro del carrello del tè ha compiuto cinquant’anni.
Frank Dickens è morto nel 2016 a 84 anni.