Di chi è il ghiacciaio della Marmolada?
Da qualche mese fa parte del Trentino-Alto Adige; ma prima era del Veneto, che ora lo rivuole
Il 24 settembre il Consiglio regionale del Veneto si è riunito a Punta Serauta, a quasi tremila metri, sulla Marmolada, per protestare contro l’assegnazione del ghiacciaio al Trentino-Alto Adige, dopo una revisione dei confini fatta a luglio. La Marmolada è un gruppo montuoso delle Alpi, il più alto delle Dolomiti. Il consiglio regionale ha approvato con 32 voti favorevoli una mozione che invita la giunta del Veneto a «intraprendere qualsiasi iniziativa utile» per contestare l’assegnazione del ghiacciaio della Marmolada al Trentino-Alto Adige. I consiglieri del Movimento 5 Stelle hanno votato contro; quelli del Partito Democratico non hanno nemmeno partecipato perché «è una trovata propagandistica senza senso», ha detto il capogruppo Stefano Fracasso. Dopo il Consiglio regionale alcuni consiglieri hanno preso la funivia e portato una bandiera del Veneto in cima alla Marmolada.
Sto arrivando in Marmolada per la seduta del Consiglio Regionale nella quale mi sarà votato il mandato a far rispettare gli accordi che suddividono a metà il ghiacciaio tra Veneto e Trentino. Di recente l'Agenzia del territorio ha assegnato l'intero ghiacciaio al Trentino. pic.twitter.com/tQCiFLFZIK
— Luca Zaia (@zaiapresidente) September 24, 2018
Luca Zaia, presidente leghista del Veneto, ha detto: «Tutto cominciò nel 1973 quando quelli di Canazei [un comune della provincia di Trento] dissero che i confini del 1778 non andavano più bene, cancellando un accordo non certo da poco tra la Repubblica Veneta e l’Arcivescovado di Bressanone». Tralasciando un accordo del Diciottesimo secolo, la più importante evoluzione della questione arrivò nel 1982, quando un decreto del presidente della Repubblica Sandro Pertini assegnò il ghiacciaio della Marmolada al Trentino-Alto Adige. La decisione, confermata nel 1998 dal Consiglio di Stato, fu superata nel 2002 con un protocollo d’intesa tra il Veneto (del presidente Giancarlo Galan) e la provincia di Trento, allora governata da Lorenzo Dellai.
All’inizio del 2018 il comune di Canazei, in Trentino-Alto Adige, aveva chiesto una revisione dei confini. A luglio di quest’anno l’Agenzia del Territorio (che da qualche anno è stata incorporata dall’Agenzia delle Entrate) ha fatto passare l’intero ghiacciaio del gruppo montuoso della Marmolada dal Veneto al Trentino-Alto Adige (per la precisione, dal comune bellunese di Rocca Pietore a quelli trentini di Canazei e Vigo di Fassa). I nuovi confini coincidono con l’ex confine di Stato tra l’Impero Austro Ungarico e il Regno d’Italia. Rocca Pietore, in Veneto, ha mantenuto solamente il perimetro della stazione di arrivo della funivia in Punta Rocca, a quota 3.265 metri.
Ugo Rossi – presidente della provincia di Trento eletto con il centrosinistra, ma presidente del Partito Autonomista Trentino Tirolese – ha detto: «Da che mondo è mondo i confini passano sempre sulle creste della montagna, se poi Dellai e Galan avevano fatto un accordo contro natura io non sono della stessa opinione». Zaia ritiene invece che la Marmolada spetti al Veneto per ragioni storiche, e che i trentini la vogliano solo per motivi economici: «Della Marmolada non è fregato a nessuno finché non sono arrivati gli impianti e le piste». Andrea Selva ha scritto su Repubblica che tutta la disputa riguarda «una striscia di terreno a oltre 3 mila metri di quota, dove ci sono solo rocce e ghiaccio».
Parlando della Marmolada, Zaia ha detto «la difenderemo con le nostre unghie» ma anche che il Veneto non vuole fare «muro contro muro»; e ha fatto notare che l’Agenzia del Territorio ha preso una decisione mentre «è ancora pendente al TAR [il Tribunale Amministrativo Regionale] il nostro ricorso contro la decisione presa da Canazei nel gennaio 2017 di disconoscere il Protocollo del 2002».
Intanto si è espresso sulla questione anche Maurizio Fugatti, esponente della Lega Nord che è considerato il favorito per le elezioni della provincia autonoma di Trento, che si terranno a ottobre. Ha detto, senza chiarire granché la sua eventuale posizione: «Certo, se io dovessi diventare presidente della provincia, mi siederei immediatamente a un tavolo con la presidenza del Veneto e sono sicuro che un accordo lo troverei, senza rinunciare agli interessi del Trentino».