Una nuova svolta autoritaria nelle Maldive?
Stamattina hanno aperto i seggi delle elezioni presidenziali: il presidente uscente ha ostacolato la campagna dell'opposizione, e il timore di brogli è concreto
Oggi si vota per eleggere il presidente alle Maldive, l’arcipelago dell’oceano Indiano noto soprattutto per le spiagge bianche e il mare cristallino. Sono solo le terze elezioni presidenziali multipartitiche della storia del paese: fino al 2008 al governo c’era il dittatore Maumoon Abdul Gayoom. Il presidente uscente Abdulla Yameen, fratellastro di Gayoom, si è ricandidato per un secondo mandato, e sarà sfidato dal deputato Ibrahim Mohamed Solih, sostenuto da tutte le forze di opposizione. Sono elezioni importanti perché secondo molti osservatori internazionali Yameen sta cercando di instaurare un nuovo governo autoritario.
I seggi sono aperti dalle 8 ora locale (quando in Italia erano le 5) e finiranno alle 16 (quando in Italia saranno le 13) e per i primi risultati bisognerà aspettare le 22 (le 19 italiane). Alle Maldive non vengono fatti sondaggi sulle intenzioni di voto, per cui è difficile dire in anticipo quale dei due candidati abbia maggiore consensi.
Le Maldive fino a oggi
Fino al 1965 le Maldive furono un protettorato britannico. Poi dal 1978 al 2008 governò Gayoom, che fu sconfitto alle prime elezioni libere della storia del paese da Mohamed Nasheed. Nel corso del suo mandato Nasheed si impegnò molto per segnalare alla comunità internazionale i rischi per le Maldive dovuti al cambiamento climatico.
La presidenza di Nasheed finì un anno in anticipo, nel 2012, a seguito di quello che lui definì un colpo di stato. Di fatto ci furono una serie di manovre parlamentari contro il suo governo, l’esercito occupò strade e piazze e Nasheed fu costretto a dimettersi. Nel 2013 vinse le elezioni l’attuale presidente, Abdulla Yameen, e nel 2015 Nasheed fu condannato con l’accusa di terrorismo: una sentenza ingiusta secondo la comunità internazionale, che garantì all’ex presidente l’asilo politico nel Regno Unito. È stata solo una delle tante condanne contro politici emesse durante la presidenza di Yameen e ritenute motivate politicamente dall’opposizione e dagli osservatori internazionali.
Da quando è stato eletto, Yameen è stato accusato più volte di corruzione e repressione del dissenso. Secondo le analisi della Banca Mondiale, durante la sua presidenza c’è stata una crescita economica e l’aspettativa di vita è cresciuta. All’inizio del mese è stato inaugurato un ponte lungo 2 chilometri che collega la capitale Malé al suo aeroporto internazionale: è solo una delle tante infrastrutture volute da Yameen e finanziate con un prestito da 1,1 miliardi di euro (pari a più di un quarto del PIL delle Maldive) da parte della Cina.
Come si è arrivati al voto di oggi
Le opposizioni e alcuni osservatori internazionali temono che alle elezioni di oggi possano esserci dei brogli perché di fatto Yameen controlla buona parte delle istituzioni statali. Gli Stati Uniti hanno minacciato di sanzionare le Maldive nel caso in cui il voto non dovesse essere libero. Proprio ieri sera la polizia ha fatto irruzione nel quartier generale del comitato di Solih, a Malé: non ci sono stati arresti ma l’operazione è stata vista come una forma di intimidazione. Sul mandato di perquisizione, che i giornalisti dell’agenzia di stampa Associated Press hanno potuto vedere, c’era scritto che l’intelligence temeva che il comitato elettorale di Solih stesse progettando dei brogli.
Durante la campagna elettorale le forze di opposizione hanno potuto organizzare un unico comizio e non hanno potuto attaccare i propri cartelloni elettorali: a Malé si vedono quasi solo quelli rosa del partito di Yameen, in alcuni casi corredati da gigantografie della sua immagine. Questa settimana poi sono state cambiate le regole per il conteggio dei voti ed è stato stabilito che gli osservatori indipendenti non possano scrutinare le singole schede, rendendo più difficile l’osservazione di potenziali brogli.