La Cina ha fatto pace con la Chiesa Cattolica
Le due parti hanno firmato un accordo che prevede la nomina condivisa di alcuni vescovi, cosa che non era mai accaduta
La Chiesa Cattolica ha firmato un accordo preliminare col governo cinese per la nomina condivisa di alcuni vescovi. L’accordo era atteso da mesi ed è considerato storico: la Cina ha perseguitato i cattolici per decenni, e solo da alcuni anni permette il culto all’interno della cosiddetta Associazione Patriottica, un’organizzazione capillarmente controllata dallo stato (molti altri cinesi frequentano la Chiesa “sotterranea”, legata a quella ufficiale). Non è ancora chiaro cosa ne sarà dei vescovi attualmente in carica sia nell’Associazione Patriottica sia nella Chiesa “sotterranea”. Greg Burke, il capo della comunicazione del Vaticano, ha spiegato che l’accordo firmato oggi «non è la fine, ma l’inizio di un processo».
Full text of Vatican's statement now, announcing a "provisional agreement" with Beijing on appointment of Catholic bishops. pic.twitter.com/cWAYMFZog0
— Joshua McElwee (@joshjmcelwee) September 22, 2018
Nonostante le persecuzioni, gli arresti e le demolizioni di chiese, si stima che in Cina vivano fra i 10 e i 12 milioni di cattolici. Metà di loro frequenta le chiese e i circoli della cosiddetta Associazione Patriottica. L’altra metà frequenta la cosiddetta “Chiesa sotterranea”, cioè quella che si riunisce in clandestinità. Le due entità sono nettamente separate, anche nella classe dirigente. In Cina la libertà di culto è garantita solo sulla carta, e solo per le organizzazioni che accettano l’ingerenza governativa.
La libertà parziale di cui gode il culto cattolico ha portato a una situazione paradossale. I capi dell’Associazione Patriottica sono sette “vescovi” nominati dal governo cinese, che non hanno niente a che fare col Vaticano; che invece ha nominato almeno due vescovi clandestini, la cui vita è resa parecchio complicata dalle autorità cinesi. Qualche tempo fa uno dei due noti pubblicamente, Guo Xijin, ha raccontato al New York Times di essere sotto costante sorveglianza della polizia e l’anno scorso è stato in carcere per tre settimane (il suo predecessore nella diocesi del sud-est della Cina, Vincent Huang Shoucheng, era stato in carcere per circa 35 anni).
La decisione di Papa Francesco di trattare col governo cinese ed eventualmente riconoscere i vescovi della Associazione Patriottica è già stata definita una «sconfitta sbalorditiva», dato che verrebbe incontro alle autorità cinesi senza chiedere quasi nulla in cambio: ma per una valutazione più definitiva bisogna aspettare i dettagli dell’accordo.