Porto Rico ha un enorme problema con le case
Un anno dopo l'uragano Maria, 60mila sono ancora senza un tetto: gli aiuti stanno arrivando, ma con molta difficoltà
Sono passati un anno e due giorni da quando l’uragano Maria ha colpito Porto Rico, ma sull’isola caraibica che fa parte degli Stati Uniti come “territorio non incorporato” ci sono ancora moltissimi problemi. Quello principale riguarda le case: moltissime persone vivono in alloggi privi di veri e propri tetti, invasi dalla muffa o ancora allagati. Miliardi di dollari sono stati stanziati per finanziare la riparazione di queste case, ma a causa di molti e vari problemi, questi soldi non sono ancora risultati decisivi.
Verso la fine di agosto un gruppo di giornalisti del New York Times ha visitato Punta Santiago, la cittadina nel sud-est dell’isola che si trova vicino al punto in cui l’uragano toccò terra, e ha documentato i danni tuttora presenti in più di 150 case: secondo il New York Times a vederle sembra che l’uragano sia appena passato, e non che nel frattempo sia trascorso un anno. I problemi non si fermano a Punta Santiago: si stima che almeno 60mila case, ad esempio, siano prive di tetto.
La missione a Porto Rico della Federal Emergency Management Agency, l’agenzia governativa che svolge i compiti della nostra Protezione civile, è la più lunga in cui l’ente si sia mai impegnato. In nessuno stato americano la FEMA aveva mai distribuito così tanto cibo e installato così tanti generatori come a Porto Rico. L’agenzia ha anche stanziato 1,6 miliardi di dollari (più di 1,3 miliardi di euro) per riparare con urgenza le case sull’isola: è stato uno dei più grandi stanziamenti di denaro fatti dopo un disastro naturale, a cui bisogna aggiungere altri 1,4 miliardi di dollari dati come sussidi ai proprietari di case per ripararle, ricostruirle o permettersi un alloggio temporaneo.
Come dimostra l’analisi del New York Times, gli ingenti fondi stanziati dalla FEMA sono stati insufficienti perché non si è tenuto conto della povertà della popolazione di Porto Rico. Per questo centinaia di migliaia di persone vivono ancora in condizioni molto precarie, con case mezze distrutte.
Un terzo dei 3,3 milioni di abitanti di Porto Rico non ha un conto bancario. A Punta Santiago, ad esempio, c’è un tasso di disoccupazione del 25 per cento e più della metà degli occupati guadagna meno di 20mila dollari (17mila euro) all’anno. Solo il 15 per cento di quelli che hanno chiesto aiuto alla FEMA aveva un’assicurazione sulla casa, solo il 3 per cento ne aveva una che copriva le inondazioni. Per questo per moltissime persone che hanno ricevuto dei sussidi, le somme ottenute sono state insufficienti: per darvi un’idea di che cifre si parla, il sussidio mediano, quello che si trova cioè a metà tra il più alto e il più basso che siano stati assegnati, è di 1.800 dollari in totale (1.500 euro). Il sussidio mediano assegnato ai texani dopo il passaggio dell’uragano Harvey, sempre l’anno scorso, era stato di 9.127 dollari (quasi 7.800 euro). A Porto Rico la FEMA ha speso in sussidi per la riparazione delle case la metà di quanto aveva speso in Texas, pur avendo aiutato 51mila persone in meno.
Michael Byrne, coordinatore della FEMA a Porto Rico, ha detto al New York Times che gli aiuti federali che vengono stanziati dopo i disastri naturali non servono per riportare le case esattamente com’erano prima, ma solo per aiutare le persone a ripartire: il problema è che a Porto Rico molti non sono nelle condizioni per farcela con così poco. Byrne ha detto che più di 3.300 persone hanno ricevuto il sussidio massimo da 33mila dollari (28mila euro). Due terzi delle persone che hanno chiesto i sussidi però hanno ricevuto meno di tremila dollari (2.550 euro). La ragione per cui hanno ottenuto così poco è che i sussidi da assegnare a ciascuna persona vengono calcolati sulla base del valore di quanto ognuno ha perso nell’uragano: dato che gran parte dei portoricani non possedeva molto, i sussidi sono stati calcolati decisamente al ribasso.
Molti portoricani poi non sono nemmeno riusciti ad accedere ai sussidi veri e propri. Circa 1,1 milioni di persone hanno chiesto aiuto alla FEMA: il 58 per cento delle richieste è stata rifiutata; di quelli che hanno fatto ricorso, il 75 per cento si è visto negare sostegni per una seconda volta. La FEMA ha ispezionato 754mila abitazioni per verificare i danni che avevano subito: solo a 138mila persone sono stati assegnati dei sussidi. Una delle ragioni per cui molti sono stati negati è che tante persone a Porto Rico non possono provare formalmente di possedere la propria casa perché spesso le abitazioni vengono trasmesse in eredità senza che vengano compilati i documenti necessari.
A Punta Santiago, in particolare, le case che necessitavano riparazioni erano 746 su 1.554: solo a 512 famiglie sono stati assegnati dei sussidi e quello mediano è stato pari a 1.812 dollari. In molti casi la riparazione più urgente tra quelle necessarie era un nuovo tetto, ma un economico tetto di zinco costa almeno 5mila dollari, quello in cemento invece 15mila. Per questo chi vola sopra Porto Rico può ancora vedere 60mila macchie blu: sono i teloni di plastica montati sulle case che ancora non hanno un vero tetto.
Il governo di Porto Rico ha contestato le stime sui danni fatte dalla FEMA e ha chiesto al governo federale di ricalcolare i sussidi. Per ora però non è successo nulla del genere. I proprietari di case che non hanno ricevuto abbastanza soldi per riparare la propria possono rivolgersi al programma Tu Hogar Renace — Your Home Reborn, a sua volta finanziato dalla FEMA: alcune aziende di costruzioni lavorano per il programma e fanno piccole riparazioni di vario genere per garantire che il maggior numero di persone possa rientrare nella propria casa. Forse perché Tu Hogar Renace è gestito dalle autorità locali, i sussidi che ha assegnato alle singole famiglie sono stati più alti: a Punta Santiago quello mediano è di 10.740 dollari, contro i 1.361 della FEMA.
Il problema è che Tu Hogar Renace ha cominciato a funzionare solo cinque mesi dopo l’uragano, a febbraio. Il 13 settembre il numero di case riparate grazie al programma era pari a 80.700: altre 30mila case sono in attesa di essere riparate o ancora in corso di riparazione. La lentezza delle procedure burocratiche è stata una delle ragioni di questo ritardo. La stessa FEMA, tra le altre cose, ci ha messo molto a portare avanti i suoi interventi: se negli Stati Uniti continentali, dopo i disastri naturali, i suoi ispettori riescono a portare a termine una dozzina di ispezioni al giorno, a Porto Rico andavano avanti con sole quattro al giorno. Questo perché nonostante la FEMA abbia aumentato il numero dei suoi ispettori sull’isola, molte case a Porto Rico non hanno un vero e proprio indirizzo e gli addetti dell’agenzia continuavano a perdersi. Per questo il tempo medio da attendere per ricevere la visita degli ispettori – e quindi veder progredire la propria richiesta di sussidi – era di 39 giorni.
Le cose potrebbero migliorare ora che altri 20 miliardi di dollari sono stati stanziati dal Dipartimento per gli alloggi e lo sviluppo urbano (uno dei ministeri del governo federale) con il solo scopo di ricostruire le case danneggiate.