L’Università italiana chiederà scusa per la sua complicità con il fascismo
A Pisa, dove ottant'anni fa il re firmò la prima delle leggi razziali che ordinava l’esclusione delle persone ebree da scuole e atenei
Giovedì 20 settembre alle 15 a Pisa i rettori delle università italiane chiederanno ufficialmente scusa per il silenzio e la complicità che gran parte del mondo dell’Accademia dimostrò verso il regime fascista. Proprio ottant’anni fa, nel 1938, il regime fascista emanò la prima delle leggi razziali, che ordinava l’esclusione delle persone ebree dalle scuole e l’epurazione dalle università dei professori e dei ricercatori identificati come ebrei; solo nell’ateneo di Pisa furono espulsi venti docenti e quasi trecento studenti. La prima delle leggi razziali venne firmata da re Vittorio Emanuele III, nella sua tenuta di San Rossore a Pisa.
La “Cerimonia del ricordo e delle scuse” – così è stato chiamato l’evento – si terrà nel cortile del palazzo della Sapienza, luogo simbolo dell’Università di Pisa. Il discorso principale lo pronuncerà il rettore Paolo Mancarella: parlerà davanti ai rappresentanti della Conferenza dei rettori, ai rettori delle altre università e a nome dell’intera Accademia italiana. Ci saranno i rappresentanti delle comunità ebraiche nazionali: la presidente delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, risponderà al rettore con un suo messaggio. Parteciperà con un video Liliana Segre, senatrice a vita e sopravvissuta all’Olocausto, e sarà letto un intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alla fine, sarà scoperta una lapide in ricordo dell’evento. Il conduttore della cerimonia, che sarà trasmessa in streaming dalle 14.30, sarà Francesco Costa, giornalista e vicedirettore del Post.
La cerimonia sarà il momento più significativo di “San Rossore 1938” durante il quale – per l’anniversario degli ottant’anni dalla prima delle leggi razziali – sono stati organizzati incontri, mostre, proiezioni, conferenze e iniziative nelle città e nelle scuole di tutta la Toscana.
La prima delle leggi razziali era contenuta nel Regio Decreto Legge 1340: nei mesi successivi ne vennero firmati altri, sempre nella tenuta di Sa Rossore a Pisa, e portarono alla progressiva negazione dei diritti politici e civili per una parte dei cittadini e delle cittadine italiane. Le università italiane furono direttamente coinvolte e, spesso, complici di questo processo: nel 1931 i docenti delle università aderirono infatti in massa e con pochissime eccezioni al “Giuramento di fedeltà al Fascismo”. Il giuramento diceva così:
«I professori di ruolo e i professori incaricati nei Regi istituti d’istruzione superiore sono tenuti a prestare giuramento secondo la formula seguente:
Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante e adempire tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti, la cui attività non si concilii coi doveri del mio ufficio».
Chi si rifiutò di giurare perse la cattedra. Non se ne conosce il numero esatto, ma furono circa una quindicina. Alcuni docenti si sottrassero in modo diverso: andando in pensione, dando le loro dimissioni o scappando all’estero. Dopo la fine della guerra, la grandissima parte dei docenti espulsi non riuscì a tornare al suo incarico.