I giri di tangenti su Amazon
Soprattutto in Cina, alcuni impiegati dell'azienda avrebbero preso soldi dai venditori per fornire dati sugli utenti, eliminare recensioni negative e avvantaggiarli nei risultati
Amazon sta indagando su un presunto giro di tangenti e diffusione di dati riservati, che coinvolgerebbe alcuni suoi dipendenti e venditori soprattutto in Cina. La notizia è stata diffusa dal Wall Street Journal e in seguito è stata confermata da Amazon, ma senza la diffusione di molti altri dettagli. Attraverso il pagamento di cifre in denaro – tra gli 80 e i 2mila dollari a seconda dei casi – alcuni venditori avrebbero ottenuto da impiegati di Amazon dettagli sulle vendite e sul comportamento degli utenti, e avrebbero potuto far cancellare le recensioni negative ai loro prodotti. Il sistema sembra essere piuttosto radicato in Cina e comprende intermediari, che mettono in comunicazione i venditori con gli impiegati che violano le regole di Amazon.
Oltre a vendere direttamente i prodotti sul suo sito, da diversi anni Amazon dà la possibilità a terzi di vendere attraverso i suoi sistemi, trattenendo una percentuale per il servizio offerto. I venditori Amazon sono ormai più di 2 milioni in tutto il mondo e vendono centinaia di milioni di prodotti ogni anno. Solo nel 2017, scrive il Wall Street Journal, i venditori hanno prodotto ricavi per 200 milioni di dollari, costituendo più della metà delle vendite effettuate su Amazon. La concorrenza tra i venditori è molto forte, soprattutto per raggiungere la prima pagina dei risultati quando si cerca un prodotto: è la più vista e di solito quella da cui gli utenti fanno la loro scelta. Il prodotto è al centro dell’interesse degli acquirenti, che nella maggior parte dei casi non fanno nemmeno caso a quale sia il venditore o dove si trovi.
Amazon utilizza numerosi criteri per stabilire l’ordine di comparsa dei prodotti nella pagina dei risultati del suo motore di ricerca: numero di clic effettuati dagli utenti, quantità e qualità delle recensioni, reputazione del venditore, prezzo, popolarità del prodotto e numerosi altri parametri sono impiegati dagli algoritmi del motore di ricerca interno. Per i venditori avvicinarsi molto a capire il funzionamento del sistema può offrire un importante vantaggio sulla concorrenza. Amazon non vieta pratiche per ottimizzare la resa sul motore di ricerca dei propri prodotti, ma vieta ai suoi impiegati di fornire informazioni sugli algoritmi o altri dati che potrebbero avvantaggiare un venditore sugli altri. A quanto pare in Cina negli ultimi mesi le cose sono andate diversamente, almeno stando alle testimonianze raccolte dal Wall Street Journal da alcuni impiegati, intermediari e venditori attivi su Amazon.
Il mercato cinese è importante per l’ulteriore espansione di Amazon, ma finora la società statunitense ha dovuto fare i conti con la concorrenza di Alibaba, la più grande e importante azienda di e-commerce in Cina. I venditori sono sottoposti a forti pressioni per offrire prodotti a prezzi molto convenienti e competere il più possibile tra loro. Alcuni per cercare di avvantaggiarsi talvolta provano a scrivere finte recensioni positive o a far aumentare le visite verso le loro pagine prodotto, confidando di migliorare la loro posizione nei risultati. Amazon contrasta da sempre questo tipo di comportamenti, mentre finora avrebbe faticato a fermare le pratiche che riguardano la complicità di alcuni suoi dipendenti con i venditori.
Il Wall Street Journal ha scoperto che alcuni impiegati di medio livello in Cina – quindi con accessi privilegiati ai sistemi di gestione – hanno la possibilità di eliminare le recensioni negative e possono ottenere indirizzi email e altri dati dei loro autori. Ci sono intermediari che utilizzano social network e sistemi di messaggistica molto popolari in Cina, come WeChat, alla ricerca di questi impiegati interessati a ricavare qualche soldo in più. L’intermediario mantiene i contatti tra venditori e impiegati, trattenendo per sé una percentuale.
Le prestazioni offerte variano molto e sono concordate di volta in volta con gli impiegati. L’eliminazione di una recensione negativa, per esempio, viene in media pagata 300 dollari. Gli intermediari impongono un limite minimo di 5 recensioni da eliminare, in modo da garantire un ricavo di 1.500 dollari da spartirsi con l’impiegato Amazon. Con una spesa inferiore si può invece ottenere l’indirizzo email dell’autore della recensione negativa, che per motivi di privacy e tutela degli acquirenti non viene mai mostrato ai venditori da Amazon. Ottenuto l’indirizzo, un venditore può provare a scrivere direttamente al cliente per convincerlo a modificare o a eliminare la recensione, offrendogli in cambio uno sconto o un prodotto gratuito.
Altri servizi offerti dagli intermediari comprendono la diffusione delle statistiche sulle ricerche effettuate tramite il motore di ricerca di Amazon, con le parole chiave più efficaci per i singoli prodotti. In questo modo i venditori possono modificare le descrizioni nelle loro pagine o aggiungere prodotti correlati, in modo da aumentare le probabilità di farsi notare nella pagina dei risultati e vendere qualcosa.
Una portavoce di Amazon ha confermato che l’azienda sta indagando sulla vicenda e che ha già messo a punto sistemi per gestire più severamente l’accesso ai dati da parte dei suoi clienti. Eventuali irregolarità da parte dei dipendenti e dei venditori saranno valutate dall’azienda, che potrà licenziare eventuali colpevoli e rivalersi in tribunale.